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Marcella Pattijin, l’ultima beghina a vivere come si usava nel Medioevo

PATTYN

OCMW Kortrijk

Sandra Ferrer - pubblicato il 17/04/18

Marcella Pattijin è nata cieca, ma il fatto di non vedere non le ha impedito di trovare il suo posto nel mondo. Era nata nel Congo Belga nel 1920 e aveva studiato in una scuola per non vedenti di Bruxelles.

Marcella aveva una fede profonda che l’ha portata a cercare un convento in cui dedicare la sua vita a Dio. Ha finito per vivere a Sint Amandsberg, vicino Gent, dove una comunità di più di 200 donne aveva adottato lo stile di vita delle beghine, la cui origine risale al Medioevo.

Verso il XII secolo nell’Europa medievale stava nascendo un nuovo concetto di vita apostolica. Le donne, sia umili che benestanti, furono le protagoniste di un notevole sviluppo della fede e della necessità di abbandonare tutto per seguire i passi di Gesù povero.

In quel contesto sorsero nel nord Europa le comunità femminili note come beghinaggi o beateri. A Liegi, nel 1170, nacque il primo gruppo di beghine, donne religiose dedite alla preghiera, al lavoro assistenziale e alle opere di carità.

Le beghine si distinguevano dal resto delle religiose medievali perché non seguivano alcuna regola monastica. Assumevano i voti di castità e povertà, ma non quello di clausura.

Nei molti beateri che sorsero in Europa, le beghine si prendevano cura dei malati che non avevano risorse e visitavano gli orfanotrofi e i lebbrosari offrendo consolazione spirituale.

Nei beghinaggi, dove si dava asilo ai più bisognosi, le beghine lavoravano per guadagnarsi da vivere realizzando prodotti artigianali e istruivano le bambine povere.

Vestite umilmente di tela grigia grezza, le beghine svilupparono una vita pia ma anche intellettuale che le portò a diventare illuminatrici e mistiche di spicco.

Tra le loro file sorsero grandi nomi della mistica femminile medievale, come Hadewijch di Amberes o Matilde di Magdeburgo, che hanno lasciato splendidi versi di amore divino. Entrambe vissero nel XIII secolo, momento di massimo splendore delle beghine, che ricevettero da Papa Onorio III il permesso di vivere in comunità indipendenti dagli ordini già esistenti.

Oltre a Onorio III, altri personaggi come il vescovo di Acri, Jacques de Vitry, o il re Luigi XI di Francia diedero il loro pubblico sostegno alle beghine, che all’epoca erano presenti in Paesi come la Germania, Francia e l’Italia.

La stella delle beghine si spense negli ultimi decenni del XIII secolo, quando Papa Clemente V iniziò a mettere in discussione il loro stile di vita. Al Concilio di Vienne, svoltosi tra il 1311 e il 1312, gettò su di loro il sospetto di eresia. Nel 1310 una di loro, Margherita Porete, era stata bruciata sul rogo.

Nei secoli successive molte beghine entrarono in conventi tradizionali, anche se il loro stile di vita è rimasto vivo fino al XXI secolo.

Il 14 aprile 2013 è morta a 92 anni nel beaterio di Kortrijk l’ultima di quelle pie donne. Anche le mura di tredici beghinaggi, considerate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, sono sopravvissute a guerre, rivoluzioni e modernità, restando come testimonianza silenziosa di uno stile di vita unico, quello delle beghine.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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