“Non essere triste, la tua mamma è in cielo e lì sta bene”. Bella frase, ma è troppo presto per consolareEssere onesti con una persona disperata o senza speranza può essere considerato a volte una mancanza di tatto o perfino una dimostrazione di crudeltà.
“La verità vi farà liberi”, dice il Vangelo, ma Sofocle ha fatto dire a uno dei suoi personaggi: “È terribile sapere la verità quando non serve alla persona informata”.
Ci sono persone estremamente giuste nella loro integrità, così oneste da risultare disoneste. L’onestà non è indipendente dal senso. Si può immaginare che se una persona si concentra sull’integrità in sé può fare un danno.
Un’onestà esagerata può amareggiare la vita di qualcuno, distruggere relazioni. Una persona integra vuole tuttavia essere onesta, ovvero conoscere l’altro nella verità.
L’esistenza del senso esclude il nonsenso? Il nonsenso può avere senso?
Nella psicologia statunitense esiste una tendenza ingenua che cerca un senso per tutto. Una donna giovane muore e si dice al figlio: “Non essere triste, la tua mamma è in cielo e lì sta bene”. Bella frase, ma è troppo presto per la consolazione.
Cerchiamo di dar senso a un’esperienza in modo troppo facile e rapido, e non in tutti casi si può e si deve trovare. Ci sono eventi e decisioni umani che non hanno senso, e in questi casi non è corretto cercarlo.
Ho dovuto assistere una giovane donna all’ultimo mese di gravidanza mentre moriva. È stata una cosa terribilmente assurda: è morta in un incidente automobilistico provocato da due giovani irresponsabili. Anche loro hanno assistito alla morte della donna. Erano storditi.
Il nonsenso crea altro nonsenso. Il modo temerario di guidare di due ragazzi ha provocato una tragedia. La persona che vive o agisce senza senso può provocare un incidente senza senso.
Dov’è Dio quando l’uomo vive un’esperienza senza senso?
È vicino all’uomo. Si presenta in forma di senso. L’evento in sé non ne ha, ma il significato accompagna l’uomo, perché Dio non abbandona mai l’essere umano. Si ferma accanto alla donna che muore.
Ha viaggiato con Edith Stein ad Auschwitz, è stato nella camera a gas con lei. Uccidere una donna solo perché era ebrea è stato il colmo del nonsenso, e tuttavia da quella morte è derivato un senso. È questo il grande mistero.
Cristo ha sperimentato sulla croce la più grande mancanza di senso che si possa immaginare, ma visto che Egli stesso è il senso, ha dimostrato che il senso è più grande del nonsenso. Il senso è derivato dal nonsenso. Credo però che si debba fare attenzione a trovare senso nel nonsenso.
Si deve cercare un senso nel peccato?
Shakespeare ha scritto: “Alcuni si innalzano con il peccato, altri precipitano con la virtù”.
Si può sperimentare con grande senso il peccato, che in sé è una negazione di senso – anzi, si scontra contro il senso, cerca di distruggerlo. Non si deve tuttavia cercare il senso nella mancanza di senso. Non è lì.
Cristo è come noi in tutto fuorché nel peccato. Non è nel nostro peccato, ma è vicino a chi ha peccato. È nella sofferenza che porta al nonsenso. È nel nostro dolore. È nel suo nucleo. Forse Cristo stesso è il nostro dolore.
Cristo non annulla l’inutilità del peccato e non ne riduce il lato negativo, ma non volta le spalle al peccatore, non gli toglie senso.
Al contrario, gli dà speranza che la vita, nonostante il male che ha commesso, possa avere senso, possa tornare ad essere immersa nel senso.
Tratto dal libro di padre Krzysztof Grzywocz Hubo sentido al principio, Edizioni WIĘŹ,
2018.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]