Al contrario, «se la persona che è tentata comincia col temere e col sopportare l’attacco con meno coraggio, non c’è bestia feroce sulla terra la cui crudeltà eguaglia la malizia infernale con la quale questo nemico della natura umana si attacca nel perseguire i suoi perfidi disegni».
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Un seduttore
Il paragone successivo di Sant’Ignazio è felicemente altrettanto poco attraente per gli uomini, che il precedente lo era per le donne: «La sua condotta è ancora quella di un seduttore; egli domanda il segreto e non dubita niente finché non è scoperto. Un seduttore che sollecita la figlia di un padre onesto, o la moglie di un uomo d’onore, vuole che i suoi discorsi e le sue insinuazioni restino segreti. Egli teme vivamente, al contrario, che la figlia non scopra a suo padre. O la moglie a suo marito, le sue parole fallaci e la sua intenzione perversa».
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L’inganno del segreto
Egli, conclude il santo gesuita, «comprende facilmente che non potrebbe allora riuscire nei suoi colpevoli disegni. Come pure, quando il nemico della natura umana vuole imbrogliare un’anima giusta con le sue astuzie ed i suoi artifici, egli desidera, egli vuole che ella l’ascolti e che custodisca il segreto».