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Il preside di Singapore scrive ai genitori: è solo un esame, ditelo ai vostri figli (VIDEO)

SCHOOL, PUPILS, WRITING

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Annalisa Teggi - Aleteia - pubblicato il 12/04/18

Da Radio Deejay ad Antonella Clerici, diventa virale il testo che parla di felicità e dignità al di là dei voti

Due giorni fa è stata letta in diretta da Linus nel corso di Deejay chiama Italia e da lì ha cominciato a diffondersi su tutti i canali social: si tratta di una breve lettera che un non meglio identificato preside di Singapore avrebbe appeso fuori dalla scuola in vista degli esami imminenti; non è diretta agli alunni ma ai genitori. Quanto ad aspettative opprimenti, siamo noi -padri e madri- a soffocare  spesso e volentieri l’orizzonte propositivo dei figli.

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Ieri a La prova del cuoco, intorno al minuto 4.40, anche Antonella Clerici ha ripreso il medesimo testo, offrendo un orizzonte di riflessione più puntuale e drammatico: il suicidio di Giada De Filippo, la ventiseienne napoletana che si è gettata dall’ultimo piano dell’università e che aveva mentito sul suo inesistente percorso universitario. Una vicenda tremenda, dietro cui urge la domanda di un senso di pienezza del vivere che non dipenda da voti e titoli.

Ecco dunque il testo della lettera che sta diventando virale:

“Gli esami dei vostri figli stanno per iniziare, so che sperate che i vostri figli vadano bene. Ma per favore ricordatevi che tra gli studenti che siederanno per fare gli esami c’è un artista che non capisce la matematica, c’è un imprenditore a cui non interessa la storia, c’è un musicista i cui voti in chimica non saranno importanti, c’è una persona sportiva il cui allenamento è più importante della fisica. Se tuo figlio andrà bene sarà un’ottima cosa, ma se lui o lei non lo faranno, per favore non privarli della loro fiducia e della loro dignità. Digli che non fa niente, che è solo un esame. Potranno fare cose molto più grandi nella loro vita. Digli che non importa quali saranno i loro voti, li amerai lo stesso senza giudicarli. Comportatevi così per favore. E quando lo farete, ammirerete i vostri figli conquistare il mondo. Un esame od un brutto voto non gli porteranno via i loro sogni ed il loro talento. Per favore, non pensate che dottori ed ingegneri siano le uniche persone felici al mondo. Cordiali saluti, il preside”.

Non c’è nulla da eccepire in questa proposta, è la strada giusta; eppure mi sento di alzare la posta in gioco. Si parla di talento, al di là dei voti; si parla di conquistare il mondo. Insomma si parla di traguardi, e va benissimo. Però ciascuno di noi è un contributo irrinunciabile alla storia del mondo non solo per la sua parte buona, valente e proficua (che può o non può essere riconosciuta a scuola).




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In sintesi: il musicista coi brutti voti in fisica vale solo perché è diventato un bravo musicista? E l’artista che non capisce la matematica è felice solo perché è diventato un artista? Ognuno ha dei sogni per cui battersi, avanti tutta; ma la nostra presenza vale non solo perché li raggiungeremo e non solo una volta raggiunti.

Mi permetto perciò di corredare le dritte del preside di Singapore con quelle che un secolo fa scrisse il signor Gilbert Chesterton, il quale ebbe il merito di ricordarci che il meglio di noi è poca parte di noi e ogni giornata è assettata anche del discreto, del sufficiente e dell’insufficiente:


PADRE FIGLIO PINOCCHIO

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È abbastanza vero che ogni uomo deve avere un colpo di genio, perché ha solo un colpo in canna – e viene gettato nudo nella battaglia. La pretesa del mondo bussa direttamente alla sua porta. In breve (come suggerisce il libro del Successo) egli deve dare ‘il suo meglio’, e quanta poca parte di lui è ‘il suo meglio’! Il suo ‘discreto’ è spesso molto meglio. Se è il primo violino, allora è costretto a suonare per sempre, dimenticandosi che è una gradevole e buona cornamusa, una bella e discreta stecca da biliardo, un fioretto, una penna a sfera, una partita a bridge, una pistola e un’immagine di Dio. (da Cosa c’è di sbagliato nel mondo)
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