Nathalie credeva anche che fosse una buona occasione per parlare della malattia, proprio mentre la famiglia cercava un’area in cui la bambina potesse essere assistita meglio a livello sanitario. Sono aumentati i followers su Twitter, che hanno iniziato a conoscere (e ad amare) la quotidianità di Sophia e della sua famiglia.
Immagine identificata con la necessità di abortire in caso di certe malattie Poi, però, Natalie Weaver ha iniziato a ricevere messaggi terribili su Twitter. Alcuni hanno iniziato a raccomandarle di porre fine alla vita di Sophia “per risparmiarle la vergogna di continuare a vivere” essendo così deforme.
Un giorno Nathalie ha ricevuto un messaggio diretto in cui l’immagine di sua figlia accompagnava un testo a favore dell’aborto e ha detto basta, decidendo di passare all’azione.
“Aiutatemi…” Nathalie si è lamentata con Twitter per l’uso dell’immagine di sua figlia in un commento pieno di crudeltà. Ha bloccato l’autore, ma non è riuscita a frenare la sua intenzione di fare danno e farsi notare. Il tweet crudele continuava a girare su Internet.
Il 21 gennaio Nathalie ha scritto:
“Per favore, aiutatemi e girate questo tweet. Questa persona continua a usare l’immagine di mia figlia per promuovere l’aborto perché è disabile. Qualche avvocato potrebbe aiutarmi a intraprendere misure legali? PS: Non pagate per mia figlia. Ha un’assicurazione privata e siamo noi a coprire le spese”.
Twitter ha iniziato a ribollire.
Dopo molte insistenze di Nathalie e dei suoi followers, che chiedevano la chiusura dell’account che denigrava Sophia, Twitter ha chiuso l’account e ha chiesto scusa.
Un portavoce di Twitter ha dovuto rispondere alla CNN per ciò che era accaduto: “Non si può promuovere violenza contro qualcuno o attaccare direttamente altre persone sulla base di razza, etnia, origine nazionale, orientamento sessuale, genere, identità di genere, affiliazione religiosa, età, disabilità o malattia”.
Ha anche segnalato che si tiene conto di tutti questi concetti quando la piattaforma analizza una lamentela per contenuti che promuovono l’odio.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]