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Emmanuel Macron a sorpresa: cattolici, tornate a impegnarvi in politica

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Agnès Pinard Legry - Aleteia Francia - pubblicato il 10/04/18

Il presidente della République ha accolto l’invito dell’episcopato francese e si è recato ieri sera al Collège des Bernardins. Se mons. Georges Pontier ha dettagliatamente richiamato le grandi sfide alle quali la società deve far fronte oggi, Emmanuel Macron si è soffermato sulla Chiesa, sulla sua storia e sul posto che essa è invitata a (ri)prendere sulla scena politica. E ha chiamato i cattolici ad impegnarsi politicamente.

«La République si aspetta da voi [cattolici] tre doni: la sapienza, l’impegno e la libertà». Le parole di Emmanuel Macron sono risuonate con forza, nella serata di ieri, 9 aprile, sotto le volte del Collège des Bernardins. L’annuncio era stato fatto a metà febbraio. Emmanuel Macron al ricevimento organizzato dalla Conferenza Episcopale Francese (CEF).

C’è sempre stato un dialogo regolare tra la Chiesa cattolica e i poteri pubblici. La parola della Chiesa è attesa, ecco perché organizziamo questo evento,

aveva dichiarato ad Aleteia mons. Olivier Ribadeau Dumas, segretario generale e portavoce della CEF. «Ci viene sempre rimproverato di dissimulare: stavolta prendiamo parola in modo ufficiale», aveva sottolineato da parte sua l’arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit, parlando con alcuni giornalisti.

Inedito quanto alla forma, questo ricevimento lo è anche nei contenuti. Dei ministri, degli eletti, degli imprenditori, degli intellettuali, ma anche persone anziane, handicappati, precari… 400 invitati erano attesi dal presidente della CEF, mons. Georges Pontier. Dovevano essere accolti dagli scout. Alla parola introduttiva di mons. Olivier Ribadeau Dumas si sarebbero avvicendate tre testimonianze di persone “con difficoltà”, insieme con i volontari che li accompagnano in seno ad associazioni cattoliche (l’Office chrétien des personnes handicappées [OCH], l’Association pour l’amitié [APA] e la Société de saint Vincent de Paul).

Per l’OCH sarebbero stati Samuel Bénard, affetto da autismo, e suo fratello Florent, a prendere parola. Rispettivamente di 36 e 33 anni, i due giovani uomini hanno costruito una relazione molto stretta fin dall’infanzia.

Ci hanno chiesto di dare una testimonianza sui legami che ci uniscono mettendo in luce la questione della fragilità in rapporto all’handicap di Samuele, a ciò che abbiamo vissuto in famiglia e alla ricchezza che le persone handicappate rappresentano per la società,

aveva dichiarato Florent, che lavora per la fondazione OCH.

Avvertiti alcuni giorni fa, ai due fratelli sarebbero stati concessi cinque minuti per far passare il loro messaggio.

L’handicap di mio fratello non è stato un problema, per me: è qualcosa con cui sono cresciuto, che mi ha formato. Non sarei diventato chi sono se lui non fosse stato handicappato. Viste le difficoltà con le quali egli ha dovuto confrontarsi, questo mi ha permesso di aprirmi alla differenza, alla fragilità. Le persone handicappate danno prova di enorme coraggio nella quotidianità, per superare gli ostacoli. Questo dà forza: anzitutto quella necessaria per relativizzare. Sono una ricchezza per la loro forza vitale, non bisognerebbe sfilarci accanto,

aveva sottolineato Florent giorni fa.

Bibliotecario per il comune di Parigi, Samuel Bénard vive in un focolare dell’Arche.

[…] «L’obiettivo è di mostrare che sono le persone fragili a costituire il tesoro di una società», hanno precisato alla CEF. Per l’APA sarebbe stato un ex-senza-fissa-dimora a testimoniare col suo ex locatario.

Abbiamo scelto di fare questo incontro subito dopo Pasqua perché questa festa ci dice qualcosa sulla forza della vita, ma anche sulla sua debolezza. Con il ricevimento, il nostro desiderio è di rimetterla al primo posto, quale che sia il suo stato: la vita e insieme il legame famigliare, sociale e intergenerazionale che l’accompagna. La Chiesa è colei che valorizza questo legame nella società,

aveva detto mons. Olivier Ribadeau Dumas.

BERNARDINS COLLEGE
Stéphane OUZOUNOFF/CIRIC
09 septembre 2008 : Le Collège des Bernardins, en soirée, rue de Poissy, Paris (75), France.

La data del ricevimento ai Bernardins coincide con un calendario denso su diversi argomenti. Gli Stati Generali della Bioetica, per esempio, il cui bilancio di tappa è stato presentato il 4 aprile, devono concludersi a fine mese. La questione dei migranti è pure al cuore dell’attualità.

Mons. Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia e presidente della CEF, avrebbe dovuto parlare per una mezz’ora dopo le tre testimonianze. Avrebbe dovuto tornare sulla necessità di rispettare l’essere umano e la sua dignità e vulnerabilità, ma non necessariamente descrivendo una opposizione frontale con l’esecutivo. A sua volta, poi, sarebbe toccato ad Emmanuel Macron prendere la parola: cosa che il Presidente ha fatto con un lungo e intenso discorso.

Aleteia era presente e ha raccolto le reazioni di molte personalità.

Emmanuel Bulleteau, presidente dell’Ufficio cristiano delle persone handicappate (OCH)

«Le dichiarazioni del Presidente sulla fragilità, sulla vulnerabilità e sulla necessità di mutare il proprio sguardo si adatta bene alla visione della Chiesa», ha cominciato Emmanuel Belluteau, presidente dell’OCH.

Alle volte le persone handicappate hanno più cose da dire perché vedono l’essenziale. E se Emmanuel Macron non l’ha detto proprio così, ho l’impressione che l’abbia compreso.

Se Emmanuel Belluteau saluta le idee sviluppate dal Presidente della République, non resta tuttavia meno prudente sulla loro concretizzazione.

Certo, ha chiamato i cattolici a impegnarsi in politica, ma quello che non ho sentito è che ci rimboccheremo le maniche insieme. Mi sarebbe piaciuto sentire questo “piccolo dettaglio” in più.

Sua figlia Armelle, di 33 anni, è una persona handicappata:

«Oggi si trova in uno stabilimento creato da alcune associazioni, non dallo Stato», ricorda. «Oggi, su queste faccende lo Stato non è all’altezza delle sue responsabilità… e i politici lo riconoscono», afferma il presidente OCH.

Philippe Royer, presidente di Impresari e Dirigenti Cristiani (EDC)

«Il presidente della République è stato coraggioso a venire qui a spiegare il proprio pensiero», comincia Philippe Royer, neo-presidente EDC. «Mi rallegro delle sue dichiarazioni sul fatto che non bisogna lasciar prevalere il menefreghismo e il relativismo», sottolinea. L’appello all’impegno dei cattolici lanciato da Emmanuel Macron trova una eco particolare in Philippe Royer: «Tocca a noi raccogliere la sfida. Ed è proprio quello che intendiamo fare!», dice pieno di entusiasmo.

Come ha detto il presidente della République, i cristiani sono al contempo dentro e fuori dal mondo. Dobbiamo prendere coscienza di questo appello alla vita eterna, così come pure a questa necessaria conversione, alla radicalità della vita nel mondo,

ricorda molto correttamente Philippe Royer.

Contrariamente a quanto si può credere, non siamo chiamati a essere leader di leader, ma servi di servi. È questo il senso delle testimonianze che abbiamo avuto al principio della serata: il più bel tesoro della Chiesa e della società sono le persone fragili. Mettiamoci al loro servizio!

Gregory Turpin (cantante)

«Questa presenza ai Bernardins… il suo discorso… è proprio lui!», dice l’artista. «Qualcosa è cambiato, rispetto agli altri presidenti: Emmanuel Macron dispone di una solida cultura cristiana».

Trovo che abbia ben compreso le aspirazioni della gioventù cattolica, che sta per sconvolgere gli equilibri.

Il cantante confida di essere stato particolarmente toccato dalle dichiarazioni del Presidente sulla preghiera e sull’impegno contemplativo: «Che egli comprenda l’importanza di questa non-temporalità e che ne faccia l’elogio è inusitato», sottolinea. Un rammarico? «Emmanuel Macron non è stato chiaro sulle questioni bioetiche, non ha risposto alle domande di mons. Pontier». E conclude:

Insomma, Emmanuel Macron ha toccato tutti gli argomenti che m’interessavano… senza necessariamente rispondere.

[traduzione dal francese e cura redazionale di Giovanni Marcotullio]

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