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L’elogio funebre che ha fatto dire “Questa donna era davvero una santa!”

SISTER MARY AUGUSTA BIOLCHINI FSP
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Theresa Aleteia Noble - pubblicato il 10/04/18
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Ha servito il Signore come suora per più di 80 anni e ha affascinato le consorelle fino alla fineSuor Mary Augusta Biolchini, FSP, la nostra cara consorella che aveva appena compiuto 102 anni, è morta serenamente il 28 marzo. È spirata nel nostro convento durante il funerale di un’altra consorella, suor Philomena. Suor Augusta era così. Era sempre dietro le quinte, offrendo il sostegno della sua preghiera e svolgendo compiti semplici per servire la comunità e il Signore. Era una suora generosa e splendida il cui semplice amore per il Signore era contagioso. Tutte noi suore le volevamo davvero molto bene. Quando condividevamo i nostri ricordi su di lei, una delle poche suore missionarie italiane presenti ha detto: “Che si può dire di suor Augusta? Tante cose… Un libro pieno! Ma posso dire che non mai sprecato neanche un minuto. Non ha mai sprecato un minuto della sua vita”. Anche la gente che non l’aveva mai conosciuta riconosceva la sua santità. Dopo il funerale e la sepoltura di suor Augusta, l’impresario delle pompe funebri ha detto a tutte le suore riunite: “Sono andato a molti funerali in vita mia, ma questo elogio funebre è stato il più bello che abbia mai sentito. Questa donna era davvero una santa!”

Vorrei condividere lo splendido discorso pronunciato dalla nostra provinciale, suor Donna William, FSP, che ha toccato quell’uomo che ne ha sentiti sicuramente moltissimi. La maggior parte di voi che lo leggerete non ha probabilmente conosciuto suor Augusta, ma sono certa che verrete edificati dalla santità di vita che brilla attraverso queste semplici storie. È la stessa luce che ha brillato attraverso l’anima semplice e meravigliosa di suor Augusta in questa vita e che ora splende su di lei in Paradiso.

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Elogio funebre per suor Augusta

L’ultima volta in cui suor Augusta è andata al Pronto Soccorso per essere ricoverata per un’influenza, il medico le ha chiesto: “Sorella, come si sente?” Lei ha risposto: “Sento che Gesù è con me”.

Questa semplice affermazione è uno splendido riassunto di tutta la sua vita – una vita ricca di 102 anni, vissuta con Gesù e per Gesù, con oltre 80 anni trascorsi nella nostra Congregazione. Viveva di amore e Rice Krispies – e anche di prodigiose quantità di zucchero nel caffè –, ma soprattutto d’amore. Scherzando attribuivamo la sua longevità alla sua insalata di tarassaco che preparava anni fa, scegliendo lei stessa le erbette e poi preparandole con olio e spezie. Era sempre generosa nel dividerla con chiunque volesse provarla, anche se pochi ne chiedevano una seconda porzione. E comunque sia, tutti lavoravano per suor Augusta. A 99 anni ha annunciato: “La vecchiaia è arrivata”. Ma non aveva paura della morte. Aspettava con ansia di andare in cielo e rifletteva spesso sui misteri eterni. Parlava delle difficoltà di invecchiare dicendo che stava andando “giù, giù, giù”, ma che poi sarebbe andata “su, su, su”; lì avrebbe visto la Beata Vergine, che le avrebbe detto (per usare le parole della stessa suor Augusta): “Augusta! Benvenuta! Vieni qui e siediti accanto a me!”

Quanti splendidi esempi ci ha dato questa sorella! Fede, semplicità, umiltà, gioia… Queste sono solo alcune delle qualità e delle virtù che suor Augusta ha incarnato, ma sono tra le pietre miliari della sua vita straordinaria. Soprattutto, era una donna piena di amore per Cristo, a cui era rivolto tutto il suo essere – tutto ciò che era e che faceva. La sua preghiera preferita a Gesù – “Tutto per te” – era una continua offerta di sé a Lui. Amava trascorrere il tempo con il Maestro, immergendosi nella preghiera. Il suo atteggiamento e il suo comportamento in cappella testimoniavano la sua reverenza. Nel corso degli anni aveva sviluppato una routine quotidiana – dalla camera da letto giù per la scalinata posteriore fin qui, in cappella, al piano inferiore; era diventata così abituale che a un certo punto abbiamo dovuto mettere delle campanelle sulle porte dell’infermeria per avvertire le nostre infermiere che stava cercando di scendere da sola. Le campanelle in realtà non funzionavano, visto che aveva imparato a gestire bene le sue “fughe” a livello di tempo e spesso era in grado di scendere prima che chiunque riuscisse a fermarla. Suor Augusta non riusciva a capire perché a cent’anni dovesse aspettare qualcuno che la accompagnasse giù. Non vedeva l’ora di stare con Gesù varie volte al giorno; sapeva che la stava aspettando.

È stata davvero una missionaria per tutta la vita. Non solo durante i 33 anni di evangelizzazione porta a porta – che considerava “la sua gloria” -, ma anche nella sala del cucito, mentre passava nell’atrio per andare a Messa e mentre pregava con la comunità in silenzio ogni mattino fino a poco tempo fa. Aveva sempre una litania di intenzioni di preghiera: per le anime del Purgatorio, per chi soffriva da solo, per le vocazioni e così via. Quando è diventato difficile per lei alzarsi al mattino, il modo sicuro per persuaderla era parlarle di altri che stavano soffrendo – soprattutto i cristiani perseguitati per la loro fede. Bisognava solo chiederle se voleva fare un sacrificio per quelle persone. Senza un attimo di esitazione rispondeva: “Volontaria!”, e saltava fuori dal letto.

Suor Augusta possedeva lo stupore e la trasparenza di un bambino. Spesso esplodeva in esclamazioni spontanee di ammirazione per qualsiasi cosa, dalle bellezze della natura alle fotografie che le venivano mostrate sull’iPhone. Perfino tra il Pronto Soccorso e la sua stanza d’ospedale, mentre i paramedici spingevano la sua barella verso l’ascensore, ha visto un grande quadro floreale appeso al muro e ha detto: “Che bello!” I paramedici non riuscivano a smettere di ridacchiare. Si potrebbe pensare che stesse visitando un museo. Una donna malata di influenza, che faticava a respirare, la cui attenzione non era concentrata su di sé ma su ciò che la circondava e che si permetteva di commuoversi per lo stupore che questo provocava in lei. In un certo senso, era molto simile ai fiori che la deliziavano con la loro bellezza.

Quando prendeva un fiore ci parlava, esortandolo a glorificare il suo Creatore. Man mano che invecchiava, suor Augusta si è aperta sempre di più – a Dio e alla sua volontà su di lei, alla sua fragilità e alle sue limitazioni umane, alle consorelle che amava teneramente. In questo modo, nella sua vita quotidiana, rivelava la straordinaria bellezza della sua vita come figlia e sposa di Dio.

Suor Augusta non ha mai avuto bisogno di stare in prima fila, ma non era neanche uma mammoletta. Amava farsi fotografare, ed era molto fotogenica. Quando le veniva mostrata una foto di gruppo chiedeva in modo disarmante: “Ci sono anch’io?”

Cercava di servire, e oltre alla missione si è dedicata per anni ad aiutare suor Sabina, una consorella affetta dal morbo di Parkinson. Per tutta la vita, suor Augusta ha fatto tutto ciò che poteva – dal pulire le verdure a riparare le maglie delle consorelle. In genere vedeva i fili tirati ancor prima che se ne accorgessero le persone che indossavano quel capo. In qualche modo, suor Augusta era sempre in grado di uscire da sé per vedere ciò che Dio le stava chiedendo e poi donarsi al servizio degli altri.

Nel corso degli anni suor Augusta ha subito incomprensioni e umiliazioni. Ha ricordato come una volta una consorella le avesse detto che non era abbastanza intelligente e che non poteva “far niente” con lei. Mentre confessava quanto questo l’avesse ferita, ha aggiunto: “Ma quella suora mi ha fatto il bene più grande; mi ha aiutata nel processo della mia purificazione… Non ho studiato l’inglese. L’ho imparato memorizzando le frasi della pubblicità. Quante volte mi sentivo umiliata e iniziavo a piangere, ma ripetevo sempre ‘Sia fatta la tua volontà!’”

Era così meravigliosamente umana, permettendosi di farsi aiutare, senza paura di mostrare le sue emozioni. A volte piangeva, e quando qualcuno cercava di consolarla diceva: “Lasciami piangere. Ho tante lacrime che hanno bisogno di venir fuori!” Era in grado di ricevere e dare affetto liberamente. Amava profondamente la sua famiglia e ci pensava ogni giorno. Amava il suo paese natale, Sestola, e non si stancava mai di raccontare storie della sua infanzia o del fatto di aver iniziato l’attività di sarta a 14 anni. La sua famiglia era talmente povera che crescendo lei e la sorella dovettero condividere un unico cappotto e un unico paio di scarpe. Ada andava a scuola fino all’ora di pranzo, poi Lea (suor Augusta) metteva il cappotto e le scarpe e andava a scuola di pomeriggio. Nonostante le privazioni, le sue storie riflettevano sempre l’amore e la felicità presenti nella sua famiglia.

Suor Augusta era davvero una donna gioiosa. Amava ascoltare o raccontare storielle che la facevano ridere, e riusciva a ridere con tutto il cuore, fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Una volta, mentre parlava con suor Linda fuori dalla cappella sepolcrale, mentre entrambe cantavano, ridevano e si divertivano, suor Augusta ha detto: “È un bene che nessuno possa sentirci, penserebbe che siamo pazze!”

Era un’anima gentile con una coscienza delicatissima. Se pensava di aver detto qualcosa che poteva aver ferito qualcuno, andava a confessarsi perché non poteva ricevere Gesù con un cuore che era stato poco caritatevole.

E la sua gratitudine non aveva confini. Il minimo servizio nei suoi confronti suscitava il suo triplice “Grazie, grazie, grazie”, e affascinava dottori e infermieri con le sue dolci espressioni di gratitudine e le promesse di preghiera.

Suor Augusta amava la sua vocazione paolina con ogni fibra del suo essere; la definiva il dono più grande che Dio le avesse fatto. Quanto è stato buono Dio a lasciarla con noi per tutti questi anni, e che dono ci ha dato in lei! Possa ora godere la ricompensa che ha ben meritato: la pienezza della sua consacrazione in cielo, una cosa sola con il suo Sposo Divino nella gioia eterna. E possa accompagnare da vicino ciascuno di noi in questo viaggio di fedeltà e amore.

Ci mancherai, carissima suor Augusta. Ci mancheranno la tua presenza pacifica e piena di preghiera, la tua gentilezza e il tuo umorismo, il tuo onnipresente bastone che ti pendeva dal braccio e il tuo sorriso splendido, aperto e amorevole. Riposa tra le braccia del Signore, Carissima. Farai sempre parte della nostra vita, e dal cuore diciamo: Grazie, Grazie, Grazie!

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]