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Arcivescovo di Sydney: per i preti, meglio il martirio che la violazione del segreto confessionale

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© Götz Keller | CC (modified)

Kathleen Hattrup - pubblicato il 06/04/18

Ma il premier del Nuovo Galles del Sud dice che la questione verrà affrontata a livello nazionale

Il Governo dello Stato australiano del Nuovo Galles del Sud sta cercando di implementare una serie di leggi relative all’abuso di minori in risposta al rapporto finale di un’ampia indagine sugli abusi perpetrati da membri delle istituzioni, compresi membri della Chiesa, diffuso lo scorso anno.

Tra le proposte che vengono considerate ce ne sono alcune che si applicherebbero ai sacerdoti, inclusa la regolamentazione o la negazione del segreto confessionale.

Il segreto confessionale è una serie di regole che impediscono ai sacerdoti di rivelare o commentare in qualsiasi modo ciò che si ascolta nel sacramento della Confessione. Il sacerdote che lo infrange viene scomunicato, e nella storia della Chiesa alcuni presbiteri hanno dato la vita piuttosto che violare questo segreto.

Alcuni membri del Governo affermano tuttavia che se un sacerdote ascolta una Confessione relativa ad abusi sessuali – da parte di chi li ha perpetrati o forse più spesso da parte della vittima – dovrebbe essere costretto a rivelare ciò che sa di questo crimine.

Il premier del Nuovo Galles del Sud, Gladys Berejiklian, ha affermato che la questione del segreto confessionale non sarà inclusa nelle nuove norme statali e che dovrebbe essere affrontata a livello nazionale. “Crediamo che vada al di là dei confini dello Stato”, ha dichiarato, sostenendo che “va equilibrata con quelle che la gente ritiene siano libertà religiose”.

La Chiesa sta prendendo sempre più posizione per combattere gli abusi sessuali ai danni dei bambini, anche in Australia, ma i leader ecclesiali continuano a sostenere che il segreto confessionale non può essere messo in discussione.

Anthony Fisher, arcivescovo di Sydney, la città più grande del Nuovo Galles del Sud, ha parlato della Confessione nella sua omelia di Pasqua, centrata sui sacramenti.

“La Confessione”, ha affermato, “è un altro splendido dono pasquale, che ci esorta alla contrizione e a decidere di non peccare più, permettendo un viaggio di conversione che dura tutta una vita, riconciliandoci con Dio e con la Chiesa e donandoci perdono e pace”.

Come il sacramento del Battesimo, ha aggiunto, la Confessione “è oggi minacciata sia dalla trascuratezza che da veri e propri attacchi”.

“Ma i sacerdoti, lo sappiamo, saranno disposti a subire delle punizioni e perfino il martirio pur di non violare il segreto confessionale, perché la Confessione è un incontro privilegiato tra il penitente e Dio; qui il cristiano entra nel silenzio e nella segretezza della Tomba per ricevere la Pasqua, e nessuna autorità terrena può entrare in questo”.

Questione globale

Nel 2016 una situazione simile è emersa in Louisiana (Stati Uniti), dove una legge istituita per chiedere al clero di riferire dichiarazioni relative a dei crimini se ne fosse venuto a conoscenza durante la Confessione sacramentale è stata ritenuta incostituzionale da un giudice statale.

Anche in quell’occasione la legislazione derivava da un caso di abuso sessuale. Rebecca Mayeaux ha riferito che aveva 14 anni nel 2008 quando ha detto a un sacerdote in confessione che un parrocchiano 64enne abusava sessualmente di lei.

Al processo, il sacerdote ha affermato che sarebbe stato automaticamente scomunicato se avesse rivelato ciò che gli era stato detto durante la Confessione.

“Se violiamo il segreto è finita”, ha dichiarato padre Jeff Bayhi rispondendo a una domanda di uno dei legali, Don Richard.

Quando Richard gli ha chiesto se avrebbe mai violato il segreto confessionale, padre Bayhi ha risposto: “Consapevolmente? Assolutamente no. Se non è sacro quello, nessuno avrà mai fiducia in noi”. Il sacerdote ha dichiarato che non poteva nemmeno dire se aveva avuto luogo una Confessione.

E allora cos’è la libertà religiosa?

Per molti aspetti, la questione si riduce proprio a ciò che ha chiesto il premier australiano Berejiklian: Cos’è la libertà religiosa? E possiamo raggiungere una comprensione della libertà religiosa che va al di là, come ha sottolineato, di “quelle che la gente ritiene siano libertà religiose”, in altre parole una definizione di libertà religiosa che non sia soggetta ai trend mutevoli di quello che intende la maggioranza o che comanda una certa autorità?

Il Concilio Vaticano II ha dichiarato che “la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata” (Dignitatis Humanae, n. 2).

Ma cosa vuol dire “debiti limiti”?

Benedetto XVI ha parlato della libertà religiosa nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2011, affermando che “la libertà religiosa va intesa non solo come immunità dalla coercizione, ma prima ancora come capacità di ordinare le proprie scelte secondo la verità”.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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