Cosa significa “Discese agli inferi”?
La fede cattolica insegna che Gesù “discese agli inferi”. Ciò vuol dire che è morto e che mediante la sua morte per noi ha sconfitto la morte e il diavolo, il dominatore della Morte (Eb 2,14). San Giovanni ha detto che Egli è venuto “per distruggere le opere del diavolo” (1 Gv 3, 8). Il profeta Isaia aveva già annunciato che “fu eliminato dalla terra dei viventi” (Is 53, 8), ma il salmista ha affermato: “Il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione” (Sal 15, 8-11; At 2,26-27).
Gesù è morto, ma la sua anima, pur se separata dal corpo, è rimasta unita alla sua Persona Divina, il Verbo, ed è discesa nella dimora dei morti per aprire le porte del cielo ai giusti che lo avevano preceduto (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, § 637). Vi si è recato come Salvatore, proclamando la Buona Novella agli spiriti che vi erano imprigionati.
I Santi Padri della Chiesa dei primi secoli lo hanno spiegato bene. San Gregorio di Nissa († 340) ha affermato che “Dio [il Figlio] non ha impedito che la morte separasse l’anima dal corpo, secondo l’ordine necessario alla natura, ma li ha riuniti nuovamente l’uno all’altra mediante la Resurrezione, per essere Egli stesso, nella Sua persona, il punto di incontro tra morte e vita, e diventando Egli stesso principio di riunione per le parti separate” (Or. Catech., 16: PG: 45,52B).
San Giovanni Damasceno († 407), Dottore della Chiesa e patriarca di Costantinopoli, ha insegnato che “per il fatto che nella morte di Cristo la Sua anima sia stata separata dalla carne, la persona unica non è stata divisa in due persone, perché il corpo e l’anima di Gesù esistevano nello stesso modo fin dall’inizio nella persona del Verbo; e nella Morte, pur se separati l’uno dall’altra, sono rimasti ciascuno con la stessa e unica persona del Verbo” (De fide orthodoxa, 3, 37: PG 94, 109 BA).