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Papa Francesco nega l’inferno? Ma se lo cita in continuazione!

POPE FRANCIS

Vincenzo PINTO I AFP

Pope Francis answers journalists during a press conference on board of the plane on January 22, 2018, during his flyback of a seven days trip to Chile and Peru. / AFP PHOTO / Vincenzo PINTO

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 04/04/18

Ecco quando il pontefice ha parlato chiaramente di demonio e inferno. Dal 2014 al 2017, leggete cosa ha detto Bergoglio!

Papa Francesco nei primi cinque anni di pontificato ha parlato moltissime volte del demonio, essere personale e tentatore, e ha citato in varie occasioni anche l’inferno.

La pena principale dell’inferno, si legge nel Catechismo della Chiesa cattolica al numero 1035 «consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira» (Vatican Insider, 4 aprile).

Queste sono le parole ufficiali utilizzate dal papa, che smentiscono ulteriormente la ricostruzione di una intervista mai concessa ad Eugenio Scalfari, in cui secondo il giornalista il pontefice avrebbe negato l’esistenza dell’inferno.




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L’appello ai mafiosi

La prima citazione esplicita dell’inferno, scrive sempre Vatican Insider, Papa Bergoglio l’ha fatta il 21 marzo 2014, nella parrocchia romana di San Gregorio VII, incontrando i membri dell’associazione “Liberaˮ che combatte le mafie. «Sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, oggi, ai protagonisti assenti: agli uomini e alle donne mafiosi. Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi, smettete di fare il male! E noi preghiamo per voi. Convertitevi, lo chiedo in ginocchio; è per il vostro bene (..) Convertitevi, ancora c’è tempo, per non finire all’inferno. È quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Voi avete avuto un papà e una mamma: pensate a loro. Piangete un po’ e convertitevi».

“Dobbiamo lottare contro di lui”

Il 30 ottobre del 2014, Francesco fu chiarissimo: «A questa generazione – a tante altre –hanno fatto credere che il diavolo fosse un mito, una figura, un’idea, l’idea del male. Ma il diavolo esiste e noi dobbiamo lottare contro di lui. Lo dice Paolo, non lo dico io! La Parola di Dio lo dice. Ma noi non siamo tanto convinti» (Il Foglio, 2 giugno).

Il fuoco eterno

All’Angelus del 2 Novembre 2014, giorno della commemorazione dei defunti, il Papa ha detto: «Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso, che nasce dalla tenerezza del tuo cuore, e aiutaci a camminare sulla strada di una completa purificazione. Nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell’inferno, dove non ci può essere più pentimento».

Chi andrà all’Inferno

L’8 marzo 2015, dialogando con i parrocchiani di Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca, Papa Bergoglio è stato esplicito: «Voi sapete che c’era un angelo molto orgoglioso, molto orgoglioso; che era molto intelligente. E lui aveva invidia di Dio, capite? Aveva invidia di Dio. Voleva il posto di Dio. E Dio ha voluto perdonarlo, ma lui diceva: “Io non ho bisogno di perdono, io sono sufficiente a me stesso!”. Questo è l’Inferno: dire a Dio: “Arrangiati tu, che io mi arrangio da solo”. All’Inferno non ti mandano: ci vai tu, perché tu scegli di essere lì. L’Inferno è volere allontanarsi da Dio perché io non voglio l’amore di Dio. Questo è l’Inferno. Hai capito? È una teologia un po’… facile da spiegare, ma è questo. Il diavolo è all’Inferno perché lui l’ha voluto: mai un rapporto con Dio».

(…) Va all’Inferno soltanto colui che dice a Dio: “Non ho bisogno di Te, mi arrangio da solo”, come ha fatto il diavolo che è l’unico che noi siamo sicuri che sia all’Inferno».

“Non è una sala di tortura”

Nella omelia di Santa Marta del 25 novembre 2016, il papa parlava della vita eterna e del giudizio universale. Parlava del rapporto con il demonio e delle sue tentazioni. «Mai bisogna dialogare con lui», diceva Bergoglio, perché «il diavolo è un seduttore che rovina la vita».

E nel giudizio finale sarà il primo a essere giudicato, lui, «il drago, il serpente antico, che è il diavolo, e che l’angelo sceso dal cielo getta nell’Abisso, incatenato perché questi non seducesse più le nazioni: perché lui è il seduttore».

Il Signore giudicherà grandi e piccoli, proseguiva Bergoglio, in base alle loro opere e i dannati saranno gettati nello «stagno di fuoco». Si tratta di una «seconda morte». Il Papa spiegava anche che «la dannazione eterna non è una sala di tortura, questa è una descrizione di questa seconda morte: è una morte. E quelli che non saranno ricevuti nel Regno di Dio è perché non si sono avvicinati al Signore. Sono quelli che sempre sono andati per la loro strada, allontanandosi dal Signore e passano davanti al Signore e si allontanano da soli. E’ la dannazione eterna è questo allontanarsi continuamente da Dio» (Famiglia Cristiana, 25 novembre 2016).




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“Una vita senza Dio”

L’ultima citazione dell’Inferno risale a meno di un anno fa, il 13 maggio 2017, nell’omelia della messa del centenario delle apparizioni di Fatima, celebrata sul sagrato del grande santuario mariano portoghese.

Francesco ricordava l’immagine dell’Apocalisse della donna vestita di sole, in procinto di dare alla luce un figlio: «La Vergine Madre non è venuta qui perché noi la vedessimo: per questo avremo tutta l’eternità, beninteso se andremo in Cielo. Ma Ella, presagendo e avvertendoci sul rischio dell’inferno a cui conduce una vita – spesso proposta e imposta – senza Dio e che profana Dio nelle sue creature, è venuta a ricordarci la Luce di Dio che dimora in noi e ci copre».

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