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Giornata Internazionale per la consapevolezza delle mine

TURKISH SOLDIER

SONER KILINC I ANADOLU AGENCY

AFRIN, SYRIA - FEBRUARY 13 : A Turkish army soldier searches for explosive ordnances to dispose after Turkish army and Free Syrian Army (FSA) forces captured Mount Bursaya as part of the "Operation Olive Branch" in Afrin, Syria on February 13, 2018. Turkey launched Operation Olive Branch on January 20 in Syriaís northwestern Afrin region; the aim of the operation is to establish security and stability along Turkish borders and the region as well as to eliminate PKK/KCK/PYD-YPG and Daesh terror groups, and protect the Syrian people from the oppression and cruelty of terrorists. Soner Kilinc / Anadolu Agency

Il Sismografo - pubblicato il 03/04/18

I programmi delle Nazioni Unite per restituire sicurezza e protezione dove la guerra ha lasciato i segni

di Francesco Gagliano

L’8 dicembre 2005, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che il 4 aprile di ogni anno deve essere dedicato alla Giornata internazionale per la consapevolezza e l’assistenza alle mine e alle operazioni di bonifica dei campi minati. Questa giornata di sensibilizzazione mira a promuovere, con il patrocinio dell’ONU e delle organizzazioni internazionali competenti, politiche comunitarie in quei paesi in cui i residui bellici e le mine costituiscono una minaccia per gli sviluppi nazionali  e sopratutto per la salute e la sicurezza delle loro popolazioni. In tutto il mondo sono decine i paesi che, pur non essendo più in guerra, registrano ogni anno numerosi casi di vittime e feriti causati da mine non segnalate o ordigni bellici abbandonati.




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Come sempre accade quando si parla di armi, le prime vittime di questi strumenti di morte sono i civili, inermi nei confronti di armi che si annidano invisibili nel terreno e che riemergono fatalmente quando si lavora nei campi o si scava per costruire una casa. Il tema di quest’anno è proprio incentrato sulla protezione e la promozione della sicurezza tramite il disarmo e le bonifiche delle mine: “Progresso della protezione, pace e sviluppo” fa eco alla visione del Segretario generale e al progetto per la pace e la sicurezza internazionale. Per questi scopi esiste da vent’anni la UNMAS(United Nations Mine Action Service, il servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite) che lavora per salvare vite umane, facilitare lo spiegamento delle missioni ONU e la fornitura di assistenza umanitaria, proteggere i civili, sostenere il ritorno volontario degli sfollati interni e dei rifugiati, consentire attività umanitarie e di recupero; difendere i diritti umani internazionali.




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Le mine e tanti altri armamenti sono stati ormai bollati come strumenti di guerra illegittimi (come gli armamenti nucleari e molti altri) e pertanto le vigenti normative internazionali le hanno bandite dall’utilizzo in caso di guerre. Esistono però ancora veri e propri arsenali di queste armi non convenzionali e le mine infestano molte zone del pianeta impedendo un normale sviluppo nei paesi in cui sono state collocate. È questo un tema che molte volte ha destato preoccupazione in Papa Francesco, specialmente quando si tratta di armamenti nucleari, una vera  e propria minaccia all’equilibrio e all’esistenza dell’umanità. Nel suo discorso ai partecipanti al convegno “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale” (10 novembre 2017) il Santo Padre aveva espresso un certo ottimismo per alcuni recenti sviluppi, in quanto «un sano realismo non cessa di accendere sul nostro mondo disordinato le luci della speranza.




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Recentemente, ad esempio, attraverso una storica votazione in sede ONU, la maggior parte dei Membri della Comunità Internazionale ha stabilito che le armi nucleari non sono solamente immorali ma devono anche considerarsi un illegittimo strumento di guerra. E’ stato così colmato un vuoto giuridico importante, giacché le armi chimiche, quelle biologiche, le mine antiuomo e le bombe a grappolo sono tutti armamenti espressamente proibiti attraverso Convenzioni internazionali. Ancora più significativo è il fatto che questi risultati si debbano principalmente ad una “iniziativa umanitaria” promossa da una valida alleanza tra società civile, Stati, Organizzazioni internazionali, Chiese, Accademie e gruppi di esperti. In tale contesto si colloca anche il documento che voi, insigniti del Premio Nobel per la Pace, mi avete consegnato e per il quale esprimo il mio grato apprezzamento». Francesco, nel suo discorso, proseguiva sottolineando che questa votazione e i supoi conseguenti effetti cadevano «proprio in questo 2017 (in cui) ricorre il 50° anniversario della Lettera Enciclica Populorum progressio di Paolo VI. Essa, sviluppando la visione cristiana della persona, ha posto in risalto la nozione di sviluppo umano integrale e l’ha proposta come nuovo nome della pace. In questo memorabile e attualissimo Documento il Papa ha offerto la sintetica e felice formula per cui “lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” (n. 14)».

QUI L’ORIGINALE

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