Relegati sui banchi. Che siano quelli di scuola o della chiesa, è lì che passano il tempo giovani e ragazze, eterni studenti. Ma la sera del Venerdì santo saliranno in cattedra. E a volerlo è stata niente meno che la Cattedra di San Pietro: papa Francesco ha voluto che le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo fossero scritte da loro.
A organizzare la squadra è stato chiamato Andrea Monda, professore di religione al liceo romano Pilo Albertelli, che ha sparso la voce tra alunne ed ex alunni. E così una periferia della didattica come la bistrattata ora di religione è diventata il laboratorio per un messaggio che andrà in mondovisione.
Le reazioni dei ragazzi? Incredulità: «Prof, ma che è matto?». Qualcuno si tira indietro. Ma anche tanti «sì!» impulsivi; e poi l’apprensione, la paura, il nervosismo. La domanda: ma perché, tra tanti, proprio io? C’è chi la prende come un’occasione di crescita, chi come una riflessione su temi che si è tentati di scansare, e chi l’avverte come una missione: quella di aiutare altre persone a pregare.
«Anche se sono sempre andata in chiesa», si confida Sofia Russo, 18 anni, «non avevo mai scritto una meditazione. Sono consapevole che vi sono persone più qualificate per farlo. Forse il Papa ha voluto far vedere che la Chiesa è composta anche da persone semplici come noi ragazzi, con la nostra innocenza e freschezza… e che non occorre essere teologi, basta aver sperimentato l’amore di Gesù». Pur nella diversità di esperienze. Anche se quasi tutti hanno frequentato l’ora di religione, c’è chi dubita, chi crede ma non pratica, e chi conduce cammini di fede intensi. Ognuno è rimasto se stesso.

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