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15 giovani sono stati invitati a scrivere le meditazioni per la Via Crucis del Papa

POPE VIA CRUCIS

Antoine Mekary | ALETEIA

Paolo Pegoraro - Credere - pubblicato il 29/03/18

Relegati sui banchi. Che siano quelli di scuola o della chiesa, è lì che passano il tempo giovani e ragazze, eterni studenti. Ma la sera del Venerdì santo saliranno in cattedra. E a volerlo è stata niente meno che la Cattedra di San Pietro: papa Francesco ha voluto che le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo fossero scritte da loro.

A organizzare la squadra è stato chiamato Andrea Monda, professore di religione al liceo romano Pilo Albertelli, che ha sparso la voce tra alunne ed ex alunni. E così una periferia della didattica come la bistrattata ora di religione è diventata il laboratorio per un messaggio che andrà in mondovisione.

Le reazioni dei ragazzi? Incredulità: «Prof, ma che è matto?». Qualcuno si tira indietro. Ma anche tanti «sì!» impulsivi; e poi l’apprensione, la paura, il nervosismo. La domanda: ma perché, tra tanti, proprio io? C’è chi la prende come un’occasione di crescita, chi come una riflessione su temi che si è tentati di scansare, e chi l’avverte come una missione: quella di aiutare altre persone a pregare.

«Anche se sono sempre andata in chiesa», si confida Sofia Russo, 18 anni, «non avevo mai scritto una meditazione. Sono consapevole che vi sono persone più qualificate per farlo. Forse il Papa ha voluto far vedere che la Chiesa è composta anche da persone semplici come noi ragazzi, con la nostra innocenza e freschezza… e che non occorre essere teologi, basta aver sperimentato l’amore di Gesù». Pur nella diversità di esperienze. Anche se quasi tutti hanno frequentato l’ora di religione, c’è chi dubita, chi crede ma non pratica, e chi conduce cammini di fede intensi. Ognuno è rimasto se stesso.




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HO SCELTO QUESTA STAZIONE
Il secondo passo è stato incontrarsi insieme e leggere le pagine del Vangelo. «Il prof ci ha detto di immaginarci lì, sul Calvario, e provare a tirare fuori le nostre emozioni e sensazioni. Di immedesimarci nei fatti del Vangelo». E poi ognuno ha scelto l’episodio che l’ha colpito di più. Maria Tagliaferro, del secondo anno di Infermieristica, ha scritto la meditazione su Gesù caricato con la croce insieme all’amica Margherita Di Marco, secondo anno di Filosofia: «Tutta la Via Crucis si sviluppa a partire da questo gesto. Per tanti giovani caricarsi della croce – cioè delle difficoltà che la vita ti pone – è qualcosa di gravoso e da sfuggire. La fede ci mostra che è possibile affrontarle in un altro modo, che anche in quanto ci fa soffrire c’è un senso, forse perfino qualcosa di buono».

Caterina Benincasa, 16 anni, si è soffermata sulla prima caduta: «Era un periodo “buio”, in cui ho vissuto delle mie “cadute”. Davanti a quella di Gesù, mi sono chiesta se sono in grado di rialzarmi di fronte a situazioni infinitamente meno dolorose, ma che nel mio piccolo devo imparare ad affrontare». Francesco Porceddu, 17 anni, ha riflettuto sulla seconda caduta. «Gesù è il Figlio di Dio, è Dio, e vederlo cadere ci lascia sconcertati. Forse provoca ancora più sconcerto vederlo rialzarsi, cadere un’altra volta, e ancora rialzarsi, cadere e rialzarsi di nuovo. Questo continuo cadere e rialzarsi preannuncia la risurrezione».

PROVOCATI DA CRISTO
Greta Sandri, 18 anni, definisce il proprio rapporto con Dio «complicato», eppure il suo sguardo è stato subito attratto dal Crocifisso. E dalla folla che lo ha condannato. «Forse anch’io avrei fatto lo stesso, la rivoluzione che portava Gesù era così grande… non giustifico chi ha chiesto la sua morte, ma cerco di mettermi nei loro panni».

Di folle inferocite, d’altra parte, sono piene anche le modernissime reti sociali. «Se mettiamo davanti alla crocifissione di Gesù i motivi per cui litighiamo sui social network, ci rendiamo conto che sono cose ridicole e futili», conclude Greta. «Internet è un mondo di fraintendimenti, dove a volte anch’io fatico a viverci».

I GIOVANI VOGLIONO UN AIUTO
Cosa significa per tutti loro che sia stato indetto un Sinodo dei giovani? «Mi fa capire che per il Papa è importante anche la nostra voce», confida Agnese Brunetti, 17 anni, autrice della meditazione sulla quarta stazione. «Invece nella vita quotidiana siamo un po’ snobbati, in una discussione con gli adulti sappiamo che il nostro punto di vista non sarà molto considerato». «Sicuramente noi giovani vogliamo essere ascoltati. I giovani vogliono un aiuto e un’attenzione in più», aggiunge Sofia. Le fa eco la compagna di classe Cecilia Nardini, che ha riflettuto sull’incontro di Gesù con Veronica: «I ragazzi di oggi sono consapevoli che c’è tanta sofferenza per le nostre strade, senza andare in Paesi lontani, ma cerchiamo di non vederla, di fare finta che non esista. Invece riguarda tutti noi». Secondo Francesco occorre diffondere di più tra i suoi coetanei i valori della Chiesa. Il primo tra tutti? «L’umiltà. Noi giovani ci sentiamo il centro del mondo, pensiamo che tutto sia fatto per noi o contro di noi. Mentre siamo un piccolo ingranaggio in un grande orologio. È importante che ci sappiate insegnare come essere un ingranaggio più importante nel futuro… che ci sappiate insegnare a diventare adulti».

DODICI GIOVANI DONNE
A scorrere i nomi degli studenti che hanno aderito alla proposta del professor Monda, balza all’occhio che, su quindici, ben dodici sono studentesse. Quella al Colosseo non sarà solo la Via Crucis dei giovani, ma soprattutto delle giovani donne. Non è stato voluto, ci assicura Monda: questione di disponibilità e di sensibilità. «O forse è perché siamo più predisposte a metterci in gioco, non ci spaventa il nuovo. I ragazzi ci pensano troppo», sorride Cecilia. E loro? Cosa pensano del loro essere giovani donne oggi? E come si sentono, da giovani donne nella Chiesa? Lo ha ben chiaro Sofia, che ha riflettuto proprio sull’incontro di Gesù con le donne di Gerusalemme: un incontro in cui Cristo non ha parole di circostanza, politically correct, ma è schietto e franco. «Oggi l’immagine femminile è fin troppo sdoganata», commenta. «La donna va invece presa sul serio e rispettata, con quei valori che la distinguono come tale – penso in primo luogo all’accoglienza. Si dice che la Chiesa è “madre”, proprio perché è accogliente. Bisogna ristabilire il vero valore della donna, perché noi siamo veramente preziose». Le fa eco Marta Croppo, autrice della quattordicesima meditazione: «Il cammino di fede che faccio mi ha aiutata a comprendere quanto sia importante nel mondo e nella chiesa il ruolo della donna in quanto madre, sposa, fidanzata, persona inclusa nella società… e penso che una visione così profonda non l’avrei ricevuta frequentando altri contesti. In quanto adolescente e ragazza, la mia esperienza della Chiesa è più che positiva. Se cambierei qualcosa? No, nulla».

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