Francesco all’Udienza generale sul Triduo pasquale: “L’unico che ci fa rinascere di nuovo è Gesù Cristo. Nessun altro. E per questo non si deve pagare nulla, perché la giustificazione – il farsi giusti – è gratuito”.La Pasqua è la festa più importante della nostra fede. Quelli del Triduo sono “i giorni più importanti dell’anno liturgico”. E’ quanto ha sottolineato Papa Francesco stamani, durante l’Udienza generale in piazza San Pietro, aggiungendo che questi giorni costituiscono la memoria celebrativa “di un unico grande mistero: la morte e la risurrezione del Signore Gesù”.
Il Triduo segna le tappe fondamentali della nostra fede
Il Triduo – ha ricordato il Papa – inizia domani con la Messa “in Coena domini” e si conclude con i vespri della Domenica di Risurrezione. Poi viene la Pasquetta ma questo – ha aggiunto – è un giorno post liturgico: è la festa familiare, la festa della società. Il Triduo – ha spiegato il Santo Padre – segna “le tappe fondamentali della nostra fede e della nostra vocazione nel mondo”:
“Tutti i cristiani sono chiamati a vivere i tre Giorni santi come, per così dire, la ‘matrice’ della loro vita personale e comunitaria, come l’esodo dall’Egitto lo è per i nostri fratelli ebrei”.
Gesù ha dato la vita gratuitamente per farci santi
Il Triduo non finisce “con la colomba, con le uova, con le feste” perché dopo la Pasqua inizia il cammino della missione, ispirato dall’annuncio “Cristo è risorto”. Questo annuncio – ha affermato Francesco – è “il centro”, il “nocciolo” della nostra fede e della nostra speranza:
“L’unico che ci fa rinascere di nuovo è Gesù Cristo. Nessun altro. E per questo non si deve pagare nulla, perché la giustificazione – il farsi giusti – è gratuito. E questa è la grandezza dell’amore di Gesù: dà la vita gratuitamente per farci santi, per rinnovarci, per perdonarci. E questo è il nocciolo proprio di questo Triduo Pasquale”.
Gesù ci salva dalla corruzione
Papa Francesco, ricordando che la notte di sabato battezzerà otto persone adulte che incominciano la loro vita cristiana, ha poi esortato a “guardare in alto”, a “guardare l’orizzonte”, ad “allargare gli orizzonti”. Questa – ha detto – “è la nostra fede, questa è la nostra giustificazione, questo è lo stato di grazia”:
“Un cristiano, se veramente si lascia lavare da Cristo, se veramente si lascia spogliare da Lui dell’uomo vecchio per camminare in una vita nuova, pur rimanendo peccatore – perché tutti lo siamo – non può più essere corrotto: la giustificazione di Gesù ci salva dalla corruzione – siamo peccatori ma non corrotti -; non può più vivere con la morte nell’anima, e neanche essere causa di morte”.
I cosiddetti “cristiani mafiosi” non hanno nulla di cristiano
Il Papa, anticipando di dover dire “una cosa triste e dolorosa”, ha poi affermato che ci sono “i cristiani finti”: quelli che dicono “Gesù è risorto”, che affermano di essere nella vita nuova, “ma vivono una vita corrotta”:
Il corrotto fa finta di essere una persona onorevole, ma alla fine, nel suo cuore c’è la putredine. Una vita nuova ci dà Gesù. Il cristiano non può vivere con la morte nell’anima, neanche essere causa di morte. Pensiamo – per non andare lontano – a casa, pensiamo ai cosiddetti ‘cristiani mafiosi’. Ma questi di cristiano non hanno nulla. Si dicono cristiani, ma portano la morte nell’anima, e agli altri. Preghiamo per loro, perché il Signore tocchi la loro anima.
In questa Pasqua lasciamoci lavare l’anima
Il Papa ha infine ricordato che in tanti Paesi, nel giorno di Pasqua, si portano i bambini a lavarsi gli occhi “con l’acqua, con l’acqua della vita”. E’ un segno – ha detto il Santo Padre – per poter vedere “le cose di Gesù, le cose nuove”:
“Lasciamoci in questa Pasqua lavare l’anima, lavarci gli occhi dell’anima, per vedere le cose belle, e fare delle cose belle. E questo è meraviglioso! Questa è proprio la Risurrezione di Gesù dopo la sua morte, che è stato il prezzo per salvare tutti noi. E vi consiglio: la mattina di Pasqua portate i bambini al rubinetto e fategli lavare gli occhi. Sarà un segno di come vedere Gesù Risorto.
Salutando infine i fedeli di lingua italiana, il Pontefice ha affermato di essere lieto di accogliere i partecipanti all’Incontro internazionale UNIV, a 50 anni dall’inizio di tale significativo evento. “Esorto tutti – ha detto – a vivere gli anni della formazione universitaria come preparazione integrale al servizio dell’uomo, testimoniando in esso la gioia e i valori della fede”.