Il bambino si trasporta classicamente nella carrozzina (il termine tecnico è “navicella”) nei primi mesi, e successivamente nel passeggino. Navicella e passeggino a volte condividono la stessa struttura. Ne esistono di varie tipologie, da quelli più strutturati, adatti anche ad un trekking in montagna, a quelli leggeri e facilmente trasportabili, che, agilmente richiusi dal genitore esperto
con pochi gesti atletici, possono assumere dimensioni inferiori ad un trolley. La navicella può essere anche utilizzata per far dormire il bambino. Se omologata, è un utile supporto per il trasporto in macchina. Il bambino può essere passato sul passeggino a partire da un’età intorno ai 5 mesi, quando inizia a sperimentare la posizione seduta.
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Il contatto con il corpo del genitore
Tuttavia, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo iniziato ad osservare ed imitare il modo in cui i genitori portano i bambini in altre culture. Abbiamo guardato le donne africane, o le madri asiatiche, che legano i propri figli sulla schiena con fasce colorate, e riescono a muoversi e ad usare le mani, mentre il bambino serenamente riposa o osserva il mondo intorno, costantemente rasserenato dal contatto con il corpo materno. La fascia, e la sua versione più strutturata, il marsupio sono strumenti leggeri che permettono di trasportare il bambino in sicurezza. Ma non solo.
Il contatto con il corpo del genitore, in particolare nei primi mesi di vita, è per il bambino un bisogno primario e irrinunciabile. È per questo che i bambini, se presi in braccio, tipicamente si rasserenano. La fascia e il marsupio possono diventare dunque strumenti utili non solo a trasportare i bambini quando si esce, ma anche a portarli in casa. Se utilizzati correttamente, permettono al bambino di mantenere una postura fisiologica, “rannicchiata” sul corpo del genitore, che favorisce il corretto sviluppo delle anche.