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Spiritualità
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Dare la vita per un amico che ha tradito, è l’amore gratuito di Gesù

Le Baiser de Judas, de Giotto di Bondone

Le Baiser de Judas, par Giotto di Bondone, entre 1304 et 1306 © Wikimedia

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 27/03/18

Il tradimento di Giuda fece più male dei chiodi piantati nella carne, ma la Croce è un amore senza condizioni anche per chi lo rifiuta

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.
Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.
Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?».
Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».
Rispose allora Gesù: «È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.
E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto».
Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.
Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
Quando Giuda fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi».
Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!».
Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». (Gv  13,21-33.36-38)

I giorni della settimana santa sono totalmente concentrati sulle ultime ore di vita di Gesù. Continuamente la liturgia di questi giorni ci fa ripercorrere in lungo e in largo quelle ore, come a volerne imprimere nella memoria tutta la passione, come a volerne trovare il bandolo della matassa.

Lo facciamo spesso anche noi nel dolore che proviamo, tante volte ci pensiamo e ci ripensiamo cercando di trovare una via d’uscita, un senso, un significato, qualcosa che ci faccia vivere nonostante tutto. Oggi il Vangelo ci fa sedere a tavola con Gesù nel momento dell’ultima cena: «In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: ‘In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà’». È sul turbamento di Gesù che vorrei che fissassimo il nostro sguardo per un istante.

Il resto della storia lo conosciamo già, ma molte volte ci sfugge il dettaglio che Gesù è ferito, è turbato, è trafitto dal tradimento di questo amico. Ci sono cose che fanno più male dei chiodi, e tra queste c’è certamente il tradimento di una persona che ami. È dolore che Cristo ha provato. È dolore che dobbiamo imparare a vivere come l’ha vissuto Gesù. Dobbiamo imparare a farci santi anche attraverso dolori così, per questo il vangelo ce li racconta. Il massimo che riusciamo a fare noi è arrabbiarci, accumulare rancore, ribellarci. Gesù ama, pur sapendo che a volte si è ripagati così. Ama e basta. E darà la vita anche per Giuda.

Darà la vita anche per tutti coloro che non lo riconosceranno mai, che non lo ringrazieranno mai, che non lo ameranno mai. Il suo amore è amore gratuito. Amore senza contraccambio. Amore e basta. Ed è un invito a tenere sempre presente questa gratuità come la cosa su cui più di ogni altra cosa dobbiamo esercitarci: Amare, senza condizioni. Questo ci toglierebbe di dosso il peso di tutte quelle aspettative con cui molto spesso invece amiamo noi. Aspettative bellissime, lecite ma che possono trasformare l’amore in un mezzo, mentre invece esso deve sempre rimanere un fine.

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