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Ogni peccato confessato durante la Messa è perdonato?

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George Martell | Boston Catholic | CC BY-ND 2.0

Canção Nova - pubblicato il 26/03/18

C'è un motivo per cui il sacerdote dice: “Per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati”

L’Eucaristia è il culmine della vita cristiana, perché è il memoriale del sacrificio d’amore di Gesù. L’uomo, che trova la propria realizzazione solo in Dio, deve celebrare con tutto l’amore e lo zelo possibile questo memoriale. Per questo, l’atto penitenziale collabora e fa sì che riconosca chi è realmente: un figlio che ha peccato e che ha bisogno d’amore.

Messa: unione con Cristo e perdono dei peccati

Partecipando alla Messa, il cristiano comunica a due mense, quella della Parola e quella eucaristica, ma come prima di qualsiasi pasto ci laviamo le mani per motivi d’igiene, il cristiano è chiamato a “lavarsi le mani” anche prima di partecipare a questo banchetto, e questo “lavarsi le mani” è nel senso di chiedere perdono per i suoi peccati nell’atto penitenziale.

C’è un motivo per cui il sacerdote dice: “Per prepararci degnamente ai santi misteri, riconosciamo i nostri peccati”. Quando il cristiano riconosce di essere peccatore e chiede perdono lava l’anima, celebrando con più dignità i misteri del Signore.

Nella Messa, il cristiano è invitato a unirsi di più a Cristo e a progredire nell’amicizia con Lui. La Messa non è destinata a perdonare i peccati, né va confusa con il sacramento della riconciliazione (cfr. CCC 1396). In essa, Dio perdona i nostri peccati veniali. Non è che non sia in grado di perdonare quelli mortali, ma come un padre che non rende tutto facile ai figli per educarli ai veri valori, vuole che ricorriamo al sacramento della riconciliazione, perché la Chiesa insegna che “chi è consapevole di aver commesso un peccato grave deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione” (CCC 1386).

Il peccato: veniale e mortale

Il peccato è una mancanza contro il vero amore nei confronti di Dio e del prossimo, per via di un attaccamento perverso a certi beni (cfr. CCC 1850). Il peccato veniale è quell’atto che non priva l’uomo dell’amicizia totale con Dio. Il peccato mortale è l’atto mediante il quale l’uomo, con libertà e consapevolezza, rifiuta Dio. Ma “Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza per tutti i membri peccatori della sua Chiesa, in primo luogo per coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in peccato grave e hanno così perduto la grazia battesimale e inflitto una ferita alla comunione ecclesiale. A costoro il sacramento della Penitenza offre una nuova possibilità di convertirsi e di recuperare la grazia della giustificazione. I Padri della Chiesa presentano questo sacramento come la seconda tavola [di salvezza] dopo il naufragio della grazia perduta” (CCC 1446).

Sul peccato mortale, nell’enciclica Veritatis Splendor di San Giovanni Paolo II si legge che “separare l’opzione fondamentale dai comportamenti concreti significa contraddire l’integrità sostanziale o l’unità personale dell’agente morale nel suo corpo e nella sua anima” (67). A partire da questo, il Pontefice aggiungeva che alcuni teologi affermano che “il peccato mortale, che separa l’uomo da Dio, si verificherebbe soltanto nel rifiuto di Dio, compiuto ad un livello della libertà non identificabile con un atto di scelta né attingibile con consapevolezza riflessa. In questo senso – aggiungono – è difficile, almeno psicologicamente, accettare il fatto che un cristiano, che vuole rimanere unito a Gesù Cristo e alla sua Chiesa, possa così facilmente e ripetutamente commettere peccati mortali, come indicherebbe, a volte, la ‘materia’ stessa dei suoi atti” (69).

Il senso dell’atto penitenziale

Il cristiano è invitato a riconoscere la sua piccolezza, la sua limitazione, la sua condizione di peccatore nell’atto penitenziale della Messa. Dio può così venirgli incontro con la Sua grazia, perché l’uomo è chiamato ad essere figlio della luce. Sant’Agostino insegna che “la confessione delle cattive azioni è l’inizio delle buone azioni, contribuisce alla verità e si riesce ad arrivare alla luce”.

Nell’Eucaristia, l’uomo è elevato a Dio e alla comunione con Lui e con i fratelli. L’unità del Corpo Mistico vince tutte le divisioni umane: “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 27-28).

L’uomo partecipa alla comunione dei santi, ovvero ogni anima che si eleva a Dio dignifica il mondo, perché esiste una solidarietà umana misteriosa. In questo modo, c’è anche la solidarietà del peccato. Per questo, San Giovanni Paolo II ha scritto: “A questa legge dell’ascesa corrisponde, purtroppo, la legge della discesa, sicché si può parlare di una comunione del peccato, per cui un’anima che si abbassa per il peccato abbassa con sé la Chiesa e, in qualche modo, il mondo intero” (Reconciliatio et Paenitentia, 16). In questo modo, ogni atto peccaminoso si ripercuote sulla società, come ogni atto caritatevole edifica la Chiesa e il mondo. Riconoscersi peccatori, nell’atto penitenziale, è già un inizio per edificare un mondo migliore.

Non si abbia paura

Esiste ancora il rito di aspersione dell’acqua che sostituisce il rito penitenziale, perché ricorda l’alleanza battesimale che si rinnova ad ogni Messa e il nostro impegno di battezzati, accentuando la nostra identità di popolo sacerdotale.

Non dobbiamo aver paura di lavarci le mani, ovvero l’anima. Ricorriamo alla Misericordia di Dio, perché nella Messa siamo perdonati dei nostri peccati veniali, e soprattutto nel sacramento della Riconciliazione siamo perdonati di tutti i peccati. Partecipiamo così degnamente al banchetto che Egli ha preparato da sempre per noi.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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