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Lettera aperta ai genitori i cui figli hanno abbandonato la Chiesa

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George Martell | Boston Catholic | CC BY-ND 2.0

Elizabeth Pardi - pubblicato il 26/03/18

Qualche consiglio da una persona che se n'è andata e poi è ritornata

Cari genitori i cui figli hanno abbandonato la Chiesa,

me ne sono andata anch’io. Non dimenticherò mai la domenica in cui i miei genitori hanno scoperto che avevo mentito sul fatto di essere andata a Messa al mattino. Per loro è stata una conferma dolorosa di qualcosa che sospettavano da mesi: non praticavo la fede nella quale mi avevano allevata. Nonostante l’educazione in scuole cattoliche, la Messa la domenica, il rosario in famiglia e molto altro volevo lasciare tutto.

All’epoca ero al secondo anno di università e vivevo una relazione che i miei genitori non approvavano. Il dolore che provavano per lo stile di vita che avevo scelto era evidente, soprattutto quando criticavo la Chiesa. Amavo i miei genitori e mi sentivo in colpa per il loro dispiacere, ma stavo soffrendo anch’io.

Avevo l’impressione che indipendentemente da quanto facessi bene le cose o dal successo che raggiungevo i miei genitori mi avrebbero comunque vista come un fallimento se non fossi stata cattolica. Ero convinta che il loro amore per me dipendesse dal fatto che seguissi la fede.

Disperati, hanno provato di tutto. Mi hanno parlato col cuore in mano, mi hanno dato del materiale religioso da leggere, hanno cercato di darmi degli ultimatum e degli incentivi per tornare in chiesa, ma tutto questo non ha fatto altro che allontanarmi da loro e dalla fede e avvicinarmi alle persone che sembravano non avere secondi fini nel loro rapporto con me.

Poi, un giorno, qualcosa è cambiato. Ho iniziato a notare che l’atteggiamento dei miei genitori nei miei confronti non era più lo stesso. Anziché avere l’aria di chiedersi “Dove abbiamo sbagliato con te?”, sembravano autenticamente felici di avermi come figlia.

Hanno smesso di chiedermi quando sarei andata in chiesa o dove avevo dormito la notte precedente, chiedendomi invece come stavo e se c’era qualcosa che potevano fare per me. Non era falso né forzato. Erano semplicemente l’amore autentico e la gentilezza che servivano a nutrire il nostro rapporto danneggiato. Erano perfino diventati davvero calorosi nei confronti del mio ragazzo, interessandosi a lui e accogliendolo in casa loro.

Anni dopo ho scoperto che avevano capito che dovevo compiere da sola il mio viaggio spirituale. Avevano fatto il loro dovere e mi avevano dotato della grazia dei sacramenti e della conoscenza della fede. Ora che ero adulta, stava a me riprendere la via che portava alla verità.

Potrebbe sembrare come se i miei genitori avessero iniziato a perdonare il mio comportamento peccaminoso, ma non era così. Era sempre chiaro cosa non avrebbero permesso sotto il loro tetto, ma hanno smesso di fare di tutto per controllarmi e assicurarsi che mi stessi comportando bene. La loro gioia ha smesso di dipendere dalla figlia ventenne ribelle, e la cosa interessante è che mi sono sentita sollevata da un enorme peso.

Tre anni dopo quella domenica mattina sono tornata alla fede cattolica. È stato un viaggio di ritorno a casa iniziato con un cuore spezzato e la voglia di capire in cosa credevo davvero. E ho sentito l’amore e l’impegno dei miei genitori nei miei confronti in ogni passo del cammino.

Non posso dire con certezza perché vostro/a figlio/a si è allontanato/a dalla fede, ma posso dire che, lo capisca o meno, ha disperatamente bisogno di sapere che lo/a amerete indipendentemente dalla sua affiliazione religiosa.

Probabilmente inviare continuamente articoli cattolici o lanciare frecciatine sulla sua mancanza di fede lo/a allontanerà ancor di più dalla Chiesa e da voi. Personalmente, interpretavo queste azioni come segni del fatto che i miei genitori erano delusi da me, e la mia reazione naturale era il risentimento – risentimento nei loro confronti, nei confronti della Chiesa e di Dio.

Vi chiedo scusa se pensavate che offrissi qualche rapido suggerimento su come far tornare alla fede vostro/a figlio/a. Non riesco a immaginare il dolore che provate e l’ansia con cui aspettate il suo ritorno, ma vi prego di non dimenticare che il vostro primo compito come genitori è amare. Non dimenticate mai come amare.

Tenete a mente le qualità che amate di vostro/a figlio/a e fateci attenzione. Non abbiate un secondo fine nelle vostre conversazioni se non quello di capirlo/a e di capire che essere umano splendidamente unico sia.

Non menzionate strategicamente le cose spirituali sperando di gettare un seme. Lo capirà. Il seme più grande che potete gettare è il vostro amore incrollabile e il vostro impegno nei suoi confronti.

Quanto alle preghiere, mio padre mi ha detto una volta che quando ero lontana dalla Chiesa un buon amico gli ha dato dei consigli utili, suggerendogli di smettere di pregare perché avvenissero cose concrete, come il fatto che andassi a Messa, e di iniziare invece a pregare che aumentassero in me certe virtù, come il discernimento e il coraggio.

Pochissimo tempo dopo ho incominciato il viaggio di ritorno verso casa – come confido che un giorno faccia anche vostro/a figlio/a.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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