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Dalla Domenica della Palme al Venerdì Santo: cosa spinse la gente a cambiare idea?

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 26/03/18

È facile cambiare opinione, lo scontento fa modificare facilmente l'obiettivo

Nell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme che si celebra la Domenica delle Palme si nasconde un desiderio così umano… C’è scontento nell’animo e la gente crede a Gesù, al suo potere. È facile mobilitare una massa di uomini scontenti.

Gesù sembrava essere la persona indicata a guidare verso la liberazione definitiva. Un vero leader. Compiva miracoli impossibili e aveva parole piene di verità e saggezza. Aveva forza e Dio al suo fianco. Era suo Figlio. Non poteva fallire.

Quante aspettative ha il cuore umano!

Non mi costa molto distinguere questa folla da quella del venerdì. Quella che chiede la sua crocifissione è guidata da farisei e altri ebrei che vedevano in Gesù un blasfemo, un imbroglione, un bugiardo. Quell’uomo che diceva di essere Dio meritava la morte. Nessuno è Dio sulla Terra.

In quei giorni Gesù avrà anche deluso quanti aspettavano un uomo forte e pieno di coraggio. Di fronte a Gesù flagellato, silenzioso, fragile dopo la notte del giovedì, Barabba sarà sembrato l’uomo forte. Chi era scontento la domenica vedeva in Gesù un liberatore, ma ora lo considerava solo un truffatore.

Cambiare opinione è facile. Lo scontento fa cambiare obiettivo con facilità. Gesù non era stato all’altezza. Magari Barabba poteva fare qualcosa di più, e se non lui un altro migliore. Non importava.

Spesso mi vedo trascinato dalla folla. Oggi penso una cosa. Ma se la folla grida forte mi tenta a cambiare opinione e a pensarla in un altro modo. Dico che questi sono i miei principi, ma se poi la pressione della folla è forte li cambio. Non importa.

Diceva padre Josef Kentenich: “Ai nostri giorni risulta già abbastanza difficile avere una vita interiore rigorosa dietro le mura protettrici di un convento, ed è ancora più difficile per l’uomo maturo immerso nella vita civile. Noi non siamo né membri di un ordine religioso conventuale né persone già mature. Le tormente degli anni giovanili non hanno ancora finito di calmarsi in noi, e ci spingono violentemente a unirci allo stile di vita della folla”.

Massificarmi mi fa paura. Posso cadere in questa massificazione anche nel campo della fede. Faccio le cose perché le fanno tutti. Faccio la Comunione per non “stonare”. Parlo con Dio come parlano altri, anche se non ho una profonda esperienza del suo amore.

Mi posso massificare seguendo Gesù, come chi lo acclama la Domenica delle Palme pensando che libererà il popolo. Non capisce perché lo acclama. Non lo conosce davvero.

Penso a Maria quel giorno. Sarà stata a guardare commossa. Sapeva che quella Pasqua non sarebbe stata facile. Temeva la morte di suo figlio. Si commuoveva vedendo l’amore sincero di molti. Soffriva per chi canalizzava il suo scontento riponendo le speranze in Gesù.

Altri come Maria sono rimasti saldi il Venerdì Santo. I più vicini, quelli che amavano di più Gesù. Non si sono lasciati trasportare dal successo apparente. Gesù non li ha delusi.

Devo purificare la mia fede spesso immatura. Passo da un estremo all’altro in base a come vanno le cose.

La folla è facilmente manipolabile, soprattutto quando c’è scontento. Io sono scontento? Quali sono i motivi della mia frustrazione?

A volte la tristezza mi vince. Mi lascio trasportare, e mi tentano le gioie passeggere che sollevano l’animo. Temo di essere troppo facile da manipolare. Custodisco le mie convinzioni nel cuore. Cerco i miei principi saldi. Non voglio lasciarmi trascinare dalla folla.

A volte cado. Penso come pensano gli altri. Lodo o sminuisco in base al sentire della folla. Mi vesto in un certo modo per non stonare. La folla è un gruppo che mi protegge. Non voglio uscire dal modello per non richiamare l’attenzione. È facile lasciarmi influenzare.

Ho idee salde nell’anima? O i miei principi si costruiscono sopra la sabbia della spiaggia? Le tormente si portano via tutto. Non lasciano nulla di quello in cui credevo fermamente.

Mi accade con i sogni di gioventù. Penso all’idealismo che muoveva la mia anima. Ricordo la forza delle mie convinzioni. Cos’è successo ora?

Forse mi lascio trascinare dai pericoli che segnala Enrique Rojas: “Un uomo superficiale. L’essere umano senza sostanza. Con quattro grandi caratteristiche: edonismo, consumismo, permissività e relativismo. Tutto dipende dal punto di vista. Un uomo senza riferimento”.

Non voglio essere superficiale. Non voglio pensare oggi in un modo e domani nell’altro, in base a quello che mi succede. Mi piacciono le persone solide, tutte d’un pezzo. Sono sempre una roccia salda. Ciò che pensano oggi lo sottoscrivono domani. Quello che oggi difendono come qualcosa di centrale nella propria vita continua ad essere domani un pilastro del loro cammino.

Mi fanno paura quelli che cambiano opinione in base a chi detiene il potere in ogni momento. Si adattano. Si lasciano trascinare dalle opinioni della maggioranza. Tanta vulnerabilità mi spaventa.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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