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Come sapere se si è pronti per la Settimana Santa?

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Gali Tibbon / AFP

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 23/03/18

La risposta potrebbe non essere ovvia, e potrebbe anche non piacervi

Ecco una domanda importante: se foste davvero pronti per la Settimana Santa, come lo sapreste? Un’altra domanda forse ugualmente importante: cosa significa essere “pronti per la Settimana Santa”?

Suppongo che un pastore, un direttore di coro o un sacrestano risponderebbero tutti in modo diverso, e ho il sospetto che quello che le loro risposte potrebbero avere in comune è che sarebbero (comprensibilmente) piuttosto pratiche, concentrandosi su cose come programmi, fiori, ostie, paramenti… Per quanto riguarda il resto di noi, penso che dovremmo rispondere alla domanda sulla Settimana Santa in modo pratico ma comunque profondamente spirituale, un modo che vada al di là della Settimana Santa in sé – e se lo facciamo bene la nostra risposta raggiungerà l’eternità (ahimé, succederà anche se lo facciamo male!)

Mentre pensiamo alla nostra risposta alla domanda su cosa significhi essere “pronti per la Settimana Santa”, potremmo considerare anche che nessuno di noi sa se vivremo tanto a lungo, o se nostro Signore tornerà nella gloria prima del 25 marzo 2018. Gesù consiglia di stare pronti, perché non conosciamo né il giorno né l’ora (Matteo 25,13). Ricordiamo anche che ci sono stati momenti in cui Gesù “si è nascosto” (cfr. ad esempio Giovanni 8, 59), perché la sua ora non era ancora arrivata.

L’“ora” del Signore è giunta quando è stato rivelato come l’Agnello di Dio sulla croce, ed è continuata mentre veniva rivelato come Figlio Unigenito del Padre alla sua resurrezione. Anche così, Cristo è apparso “nascosto” a molti, perché hanno visto ma non hanno creduto. Anche ora sembra che Cristo sia “nascosto”, e ci chiediamo perché le persone si allontanino da lui e dalla sua Chiesa. Un mio amico ama dire: “Se Dio non fa qualcosa per sistemare presto questo pasticcio dovrà chiedere scusa a Sodoma e Gomorra!” La mia replica è. “Attento a quello che desideri…”

Quando Cristo tornerà nella gloria, apparirà come il “il leone della tribù di Giuda” (Apocalisse 5, 5), venendo, come dicono le preghiere antiche, “per giudicare i vivi e i morti”. Allora Cristo sarà pienamente, innegabilmente e indubbiamente rivelato. Il modo migliore per prepararsi al “giorno grande e terribile del Signore” (Malachia 3, 23) è prepararsi bene a vivere correttamente gli eventi, la saggezza e le grazie della Settimana Santa, resi presenti ancora una volta attraverso le Sacre Scritture e le Sacre Liturgie della Chiesa.

Possiamo dirci che siamo pronti a camminare con il Signore nella Settimana Santa, a morire e risorgere con lui perché il mondo viva, ma possiamo esserne davvero sicuri? La scelta di essere uniti fedelmente a Cristo nella sua Passione, morte e vittoria è solo un’opzione tra le tante, e la scelta giusta non è inevitabile.

Questa Settimana Santa dobbiamo scegliere chi saremo nel grande dramma che si svolge davanti a noi. Saremo il vanaglorioso Pietro, che giura fedeltà ma poi rinnega il Signore tre volte? Il disperato Giuda, che piuttosto che pentirsi si uccide? I farisei moralisti? Lo sprezzante Pilato, che sogghigna dicendo: “Cos’è la verità?”? Saremo Erode, deluso perché Gesù non era interessante? O uno della folla, che ondeggia le palme la domenica e chiede sangue il venerdì?

Uno dei soldati romani brutalmente fedeli al loro dovere? Saremo il discepolo amato, che sta ai piedi della croce e accoglie la madre addolorata di Gesù a casa sua? Guardando onestamente al nostro passato, soprattutto alle Settimane Sante degli anni scorsi, possiamo essere davvero così fiduciosi che quest’anno faremo (e vivremo) finalmente la scelta giusta?

Questa Settimana Santa Cristo ci chiederà di decidere chi è Lui e chi siamo noi. Se è davvero Figlio di Dio e Figlio di Maria, se è davvero l’Agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo, se è davvero il nostro re crocifisso, risorto, regnante e che tornerà, allora in questa Settimana Santa dobbiamo fare molto di più che “vegliare” semplicemente con Lui. Dobbiamo identificarci con Lui, far nostri la sua sofferenza e il suo dolore, come unica via per liberarci dal peccato, con la vera speranza della vittoria sul male e sulla morte. Se dobbiamo vivere in modo degno, sapendo che ora siamo coperti del sangue di riscatto di un uomo innocente, dobbiamo chiedere la grazia di vivere questa Settimana Santa come quella che ci cambierà, in meglio, per sempre.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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