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L’Ostia si riceve in bocca o in mano? Risponde Papa Francesco

PAPIEŻ FRANCISZEK

HANDOUT/AFP/East News

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 22/03/18 - aggiornato il 05/01/23

In occasione dell’udienza generale di mercoledì 21 marzo in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha parlato ai fedeli della Comunione nella Santa Messa.

“La Chiesa desidera vivamente che anche i fedeli ricevano il Corpo del Signore con ostie consacrate nella stessa Messa; e il segno del banchetto eucaristico si esprime con maggior pienezza se la santa Comunione viene fatta sotto le due specie, pur sapendo che la dottrina cattolica insegna che sotto una sola specie si riceve il Cristo tutto intero (cfr Ordinamento Generale del Messale Romano, 85; 281-282)”.


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“Secondo la prassi ecclesiale, il fedele si accosta normalmente all’Eucaristia in forma processionale, come abbiamo detto, e si comunica in piedi con devozione, oppure in ginocchio, come stabilito dalla Conferenza Episcopale, ricevendo il sacramento in bocca o, dove è permesso, sulla mano, come preferisce (cfr OGMR, 160-161)”.

Dopo la Comunione, “a custodire in cuore il dono ricevuto ci aiuta il silenzio, la preghiera silenziosa”, “come pure cantare un salmo o un inno di lode”.

In questo modo, il Papa ha chiarito ogni dubbio su come disporsi a ricevere l’Ostia durante la Messa.




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Il Pontefice ha anche affermato che ricevendo Cristo nella Comunione, Questi ci strappa “dai nostri egoismi”: “la Comunione ci apre ed unisce a tutti coloro che sono una sola cosa in Lui. Ecco il prodigio della Comunione: diventiamo ciò che riceviamo!”

Dall’altro lato, ha ricordato che “celebriamo l’Eucaristia per nutrirci di Cristo, che ci dona se stesso sia nella Parola sia nel Sacramento dell’altare”.

“Il gesto di Gesù che diede ai discepoli il suo Corpo e Sangue nell’ultima Cena, continua ancora oggi attraverso il ministero del sacerdote e del diacono, ministri ordinari della distribuzione ai fratelli del Pane della vita e del Calice della salvezza”.


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“Dopo aver spezzato il Pane consacrato, cioè il corpo di Gesù, il sacerdote lo mostra ai fedeli”, invitando a guardare “l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo”, riconoscendo la distanza che ci separa da Dio e dalla sua bontà.

Il Sangue di Cristo è una “medicina” effusa per il perdono dei peccati. Siamo dunque “invitati al banchetto di nozze dell’Agnello”, riconoscendoci indegni di farlo entrare in casa nostra ma fiduciosi nella sua Parola di salvezza.

Francesco ha anche ricordato che camminiamo verso l’altare per nutrirci dell’Eucaristia e lasciarci trasformare, come dice Sant’Agostino: “Io sono il cibo dei grandi. Cresci, e mi mangerai. E non sarai tu a trasformarmi in te, come il cibo della tua carne; ma tu verrai trasformato in me”.




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Ha quindi indicato che la liturgia termina con la preghiera di Comunione, con la quale si ringrazia Dio per questo dono ineffabile e gli si chiede di trasformare la nostra vita, perché “la partecipazione al suo sacramento sia per noi medicina di salvezza, ci guarisca dal male e ci confermi nella sua amicizia”.

Nel suo saluto ai pellegrini di lingua spagnola, il Papa li ha poi esortati alla Comunione frequente, “rendendo presente il mistero d’amore racchiuso nel sacramento, perché l’unità con Cristo e con la sua Chiesa si manifesti nel nostro agire quotidiano e testimoni la nostra vita nuova in Cristo”.




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[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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