Imitiamo san Pio e non lo ammiriamo soltanto: con la preghiera fiduciosa, con il servizio ai bisognosi e con l’incontro con Dio nel Confessionale
di Gabriella Ceraso
E’ intessuta della vita santa di padre Pio l’omelia di Francesco sul sagrato della Chiesa nuova progettata da Renzo Piano e dedicata al frate cappuccino a San Giovanni Rotondo, nell’ultima tappa della visita pastorale. Dopo averne silenziosamente venerato il corpo, e aver lasciato una stola che sarà posta all’interno della teca, il Papa si sofferma sulle tre “eredità” lasciate dal santo delle stimmate che sono poi insegnamenti di Gesù: la “preghiera”, la “piccolezza” e la “sapienza” racchiusi in tre “segni visibili”, i “gruppi di preghiera”, gli “ammalati della Casa Sollievo della sofferenza” e il “confessionale”. Enorme l’affetto manifestato dalla folla, che ha ribadito, per voce del vescovo mons Michele Castoro, “Santo Padre le vogliamo un gran bene”!
Pregate senza stancarvi, nella lode e nell’adorazione
E in un continuo dialogo proprio con i circa trentamila fedeli presenti, Francesco attinge al Vangelo e interroga l’uomo di oggi. Parole che risuonano mentre l’occhio si sofferma sui mosaici del centro Aletti che impreziosiscono l’altare e che parlano di passione, eucarestia e misericordia. Per Gesù, sottolinea Francesco, la preghiera “non era un optional”, ma “era al primo posto”. Spesso invece, mentre preghiamo, constata il Papa, interviene un “attivismo inconcludente” che ci fa dimenticare la “parte migliore” che è Dio. Per questo San Pio raccomandava di “pregare senza mai stancarsi”, e, aggiunge il Papa, “come” Gesù:
Non si conosce il Padre senza aprirsi alla lode, senza dedicare tempo a Lui solo, senza adorare. Quanto abbiamo dimenticato noi la preghiera di adorazione, la preghiera di lode. Dobbiamo riprenderla. Ognuno può domandarsi: come adoro io? Quando adoro io? Quando lodo Dio io? Riprendere la preghiera di adorazione e di lode. È il contatto personale, a tu per tu, lo stare in silenzio davanti al Signore il segreto per entrare sempre più in comunione con Lui. La preghiera può nascere come richiesta, anche di pronto intervento, ma matura nella lode e nell’adorazione.
Preghiera non è un tranquillante è portare la vita a Dio
“Portare la vita del mondo a Dio”, “un gesto di amore”: è questa dunque la preghiera che somiglia a quella di Gesù e non una “ saltuaria chiamata di emergenza” o un “ tranquillante da assumere a dosi regolari” afferma il Papa. Per questo motivo, ricorda , san Pio ci ha lasciato i “gruppi di preghiera”:
E se noi non affidiamo i fratelli, le situazioni al Signore, chi lo farà? Chi intercederà, chi si preoccuperà di bussare al cuore di Dio per aprire la porta della misericordia all’umanità bisognosa? Per questo Padre Pio ci ha lasciato i gruppi di preghiera. A loro disse: «E’ la preghiera, questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze, […] che guarisce gli ammalati, che santifica il lavoro, che eleva l’assistenza sanitaria, che dona la forza morale […], che spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza» (ibid.). Custodiamo queste parole e chiediamoci ancora: io prego? E quando prego, so lodare, so adorare, so portare la vita mia e di tutta la gente a Dio?
Il Mistero di Gesù si coglie solo facendosi piccoli
La “Piccolezza” è la seconda parola chiave e anche la seconda eredità di padre Pio.