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Quando ho raccontato a Gesù i miei dolori, mi ha parlato dei suoi

ALONE SAD PEACE

By Warpboyz | Shutterstock

Tati Escreveu - pubblicato il 15/03/18

Mi sentivo abbandonata, ma Dio è venuto a consolarmi

Non so se avete mai pensato che un certo problema che stavate affrontando era solo vostro e che nessun altro soffriva per qualcosa del genere; se vi siete sentiti soli in mezzo alla sofferenza e volevate nasconderla per vergogna, perché sarebbe stato imbarazzante che gli altri vedessero la vostra debolezza, il vostro dolore e la vostra vulnerabilità. Credo che sia una nostra mania pensare di essere gli unici che soffrono per una certa cosa e che nessun altro sia in grado di capirci, e per questo ci chiudiamo in una bolla e non permettiamo a nessuno di aiutarci.

E tutto questo perché pensiamo erroneamente che riusciremo a superare da soli qualcosa che verrà risolto solo con l’aiuto di un’altra persona. Le persone hanno bisogno delle persone.

L’errore più grande non è comunque questo, quanto pensare che Colui che è l’unico in grado di capire, aiutare e soccorrere sia incapace di guardare il nostro dolore e considerarlo anche suo. Giudichiamo Gesù.

È stato allora che, mentre Gli dicevo che mi sentivo un’aliena arrivata sulla Terra per sbaglio perché mi vedevo troppo diversa dalle persone che mi circondavano, perché che le cose che interessavano gli altri non mi attiravano e non riuscivo a condividere i motivi che li rendevano felici, Gesù mi ha detto che come Lui era stato uno straniero qui per 33 anni anch’io ero una pellegrina in terra straniera. Era quindi naturale che non sentissi di appartenere a un mondo del quale non facevo parte, perché la mia anima era come quella di Colui che apparteneva al cielo.

E allora ho sorriso con le lacrime agli occhi rendendomi conto che Egli mi comprendeva. E parlandogli delle cose che mi facevano soffrire di più ho ricevuto solo risposte basate su ciò che Egli ha vissuto qui, vedendo che anche Lui ha vissuto situazioni che gli hanno portato sofferenza e che per questo era in grado di capire il mio dolore e quello di qualsiasi altra persona.

Ho visto che se varie volte mi sono sentita abbandonata dalla mia famiglia e dai miei amici, era successo anche a lui. E sono riuscita a leggere al riguardo uno dei versetti più belli e più tristi che ho trovato nella Bibbia, quello in cui Gesù dice ai suoi discepoli: “Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me” (Giovanni 16, 32).

Come aveva previsto, Gesù è stato lasciato solo nel momento in cui aveva più bisogno di persone accanto, il giorno in cui è stato giudicato e poi crocifisso.

Per questo, ho imparato con Gesù che la solitudine non è mai completa, per quanto possa guardarmi intorno e non vedere nessuno, perché Dio non mi lascia mai, ma si mostra intensamente e costantemente presente nei momenti di solitudine quando lo cerco in modo più profondo.

Oltre a questo, ho imparato con il Maestro che nelle situazioni in cui sono tentata e sento che non riuscirò a resistere di fronte a ciò che mi viene proposto Gesù lo capisce, perché Egli stesso è stato tentato dal diavolo nel deserto per 40 giorni e 40 notti.

E in questo modo Gesù sa che, come esseri umani, veniamo costantemente bombardati dal nemico – da persone, oggetti, luoghi e altro che desiderano portarci alla perdizione eterna. Pur avendo subìto ogni tipo di tentazione, Gesù non ha ceduto, non si è arreso, non ha commesso neanche un peccato, lasicandoci un’eredità di santità e purezza, mostrando che è possibile dire di no e vincere con Lui la battaglia che esiste dentro di noi.

Un’altra cosa a cui non avevo pensato è che Gesù comprende il dolore della perdita, la volontà di non piangere senza riuscire a trattenersi, l’agonia di un’anima abbattuta dalla tristezza. Capisce tutto questo.

Gesù ha pianto di fronte alle persone che lo hanno visto fare tanti miracoli. Ha chiesto che la sua sofferenza finisse. Ha sudato sangue perché aveva emozioni estreme che gli nascevano nel petto.

Per questo, ha capito quando ho perso una delle persone che avevo amato di più e gli ho detto che non avrei sopportato altro, che per me era troppo, che non ho né la forza né la volontà di continuare. Gesù sapeva com’è vedersi in mezzo a una tempesta, con la barca che minaccia di affondare.

Pur essendo Dio, è venuto da noi con un corpo umano e per questo era soggetto ai nostri stessi sentimenti. Egli, che è il nostro Creatore, è venuto da noi come creatura per identificarci con Lui.

Se, quindi, andate da Gesù come ho fatto io e gli dite:

“Signore, mi sento abbandonato dai miei amici che mi avevano promesso di non lasciarmi mai, e le persone della mia famiglia non mi capiscono e mi vedono come un problema da risolvere perché sono diverso. Oltre a questo, ogni giorno subisco tentazioni quasi insopportabili, e sulle mie spalle porto un peso eccessivo per me. Per questo mi sono stancato. Vorrei solo desistere da tutto e gettare all’aria tutto ciò che mi lega qui sulla Terra. Questa vita non fa per me, Gesù. Non riesco ad essere quello che dovrei essere. E la tristezza mi consuma. Piango quasi ogni giorno e sembra che il motivo delle mie lacrime non abbia mai fine. Fino a quando dovrò sopportare tutto questo? Mi stai ascoltando? Sai cosa significa soffrire così?”

Allora Egli si passerà la mano sul volto e vi dirà guardandovi negli occhi:

“Ti ascolto e ti capisco, perché oltre a conoscerti completamente e a sapere cosa c’è nel tuo cuore ho già vissuto queste situazioni. Non sei una persona cattiva perché ti senti così, come non lo ero io. Ho vissuto questa situazione. Puoi sentirti debole e aver voglia di piangere. Con me sei libero di sfogarti. Per questo ti chiedo di andare avanti, anche se vorresti desistere. Perché la sofferenza non è eterna se mi rimarrai fedele. Persisti nel tuo cammino, rimani in me. Poi capirai cosa sta accadendo e vedrai tutto in modo diverso. Capirai anche che alcune cose miglioreranno se cambierai e avrai atteggiamenti più consapevoli, se agirai con più amore e sarai una nuova creatura. Non vivere più in te stesso, ma lascia che sia io a vivere in te. Consegnami ciò che non puoi fare, ma fa’ ciò che è tuo dovere con la forza, la capacità e il sostegno che ti darò. Non dimenticarti che sono qui al tuo fianco e che non ti lascerò mai. Non sei solo. Sarò tuo amico, tuo sposo, tuo Dio, perché ti amo tanto che sulla croce sono morto d’amore per te”.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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