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Essere gentili significa anche dimenticare se stessi

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Luz Ivonne Ream - pubblicato il 15/03/18

Se ci sforziamo di avere un cuore semplice ci risulterà più facile essere gentili

Come la maggior parte delle cose in questa vita, essere gentili è qualcosa che si impara. Bisogna amare attraverso la gentilezza, perché l’amore è un atto che vale la pena di per sé, che bisogna dimostrare attraverso le buone azioni.

Bisogna soltanto fare più attenzione a ciò che ci circonda – alle cose che facciamo e a come le facciamo, a quello che diciamo e a come lo diciamo, e ancor di più a chi lo deciamo.

Essere gentili è semplice. La questione si complica quando siamo assorbiti dalle occupazioni quotidiane e trascuriamo le opportunità per essere cortesi con gli altri. Per questo la sfida è essere gentili nonostante le circostanze o il fatto di non ricevere un trattamento piacevole da parte degli altri.

Tutti abbiamo ogni giorno occasioni per donare il nostro cuore attraverso dettagli che sembrano insignificanti.

Mi viene in mente un supermercato vicino casa mia. Vicino a ogni cassa c’è una campanella con un cartello che dice: “Per favore, suoni la campana se sono stato gentile con lei”.

Al momento di pagare cerco di rivolgermi al cassiere chiamandolo per nome e guardandolo negli occhi e suono la campanella tre volte per regalargli qualche secondo di allegria e strappargli un sorriso. E ascolto il grido di gioia “Yu-huuu!”

E poi succede qualcosa di meraviglioso: sono io a uscire dal supermercato con lacrime di gioia, come se in me si fosse risvegliato un senso di euforia.

È bellissimo quando si riesce a far felice qualcuno con atti tanto piccoli. Un atto gentile, per quanto possa sembrare di poco conto, riflette il fatto di servire gli altri. È questo l’atteggiamento di chi desidera vivere nell’amore, con gratitudine e generosità.

La gentilezza offre la gioia di soddisfare le necessità di un’altra persona al di sopra delle proprie, e fa sì che un incontro diventi diverso.

Essere gentili implica il fatto di servire il prossimo, anche se comporta qualche sacrificio e bisogna perfino dimenticare se stessi.

È per questo che ci sono atti gentili – buoni – che diventano eroici perché li compiamo “senza sentirli”, senza averne voglia, pensando solo ad amare e a offrire benessere all’altro.

Ad esempio, sorridere quando dentro stiamo piangendo.

Bisogna imparare a dire cose piacevoli agli altri, ad essere buoni con gli altri ma anche con noi stessi.

Se ci sforziamo di avere un cuore semplice e illuminato dalla Verità sarà più facile per noi essere gentili, scusare gli errori altrui ed essere comprensivi con il prossimo.

Iniziamo con l’essere gentili nel luogo in cui ce lo aspetteremmo di meno. Come? Semplicemente scegliendo di sorridere.

Stare attenti a chi ci circonda ci aiuterà ad essere gentili e a far sì che gli altri lo siano con noi. Osserviamo i comportamenti gentili altrui e imitiamoli. Contiamo gli atti di generosità che constatiamo in un giorno – rimarremo sorpresi!

Quando siamo consapevoli di tutti quegli atti gentili impariamo a valorizzarli e ad apprezzarli, e aumenta anche il nostro desiderio di essere gentili, perché un’azione cortese porta ad altre dello stesso tipo.

Voi ed io moriremo, ma resteranno le tracce degli atti di gentilezza che abbiamo compiuto nel corso della nostra vita. Non esiste un atto gentile che sia insignificante. Spesso basta una parola, un sorriso per rallegrare la giornata a qualcuno, per restituirgli la speranza. Forse quel sorriso sarà la luce di cui ha bisogno per la sua vita oggi un po’ spenta.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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