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Marica Branchesi, cervello non in fuga: le stelle cantano in coro alla maternità

MARICA BRANCHESI
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Annalisa Teggi - Aleteia - pubblicato il 14/03/18
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Lo stupore di una scienziata che indaga il fondo dell’universo e cerca risposte al quotidiano

Se lo chiedete ai suoi figli, vi diranno che la mamma cerca di capire le stelle. Se lo chiedete alla rivista Nature, vi dirà che è l’unica astronoma e l’unica donna presente nella Top Ten internazionale dei ricercatori più influenti del 2017. Se lo chiedete all’università in cui lavora, vi dirà che è una ricercatrice italiana (non fuggita all’estero!) a tempo determinato. Chi è dunque Marica Branchesi?

Me lo sono chiesta guardando d’un fiato l’intervista che Monica Mondo le ha fatto nel programma Soul. Mi fermo sempre ad ascoltare quando alcune parole chiave messe in fila raggiungono il mio cervello: mamma -40 anni – figli – lavoro. Cerco uno specchio in cui riflettere sui miei dubbi, le mie ansie, i miei desideri.

Ho trovato in lei uno slancio, una semplicità, una chiarezza che mi hanno fatto respirare una boccata d’aria fresca. Tanta passione, tanta fatica, tanta pazienza. Tutte doti da non perdere per strada.

Provo a procedere con ordine su un terreno, quello dell’astronomia, su cui le mie competenze si fanno tentennanti. Einstein profetizzò l’esistenza delle onde gravitazionali, Marica Branchesi le osserva e ci lavora: è un nuovo modo di guardare l’universo, complementare e più profondo di quello che i telescopi possono fare.



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È una scienziata che riceve messaggi dall’universo, riguardanti uno spazio e un tempo lontanissimi da noi. Le stelle parlano, Marica Branchesi e l’équipe in cui lavora sanno decifrare queste comunicazioni cosmiche che non sono così distanti dal quotidiano come sembrerebbe. Con un romanticismo tutto suo, radicato nel rigore scientifico, Marica spiega che effettivamente ogni uomo è polvere di stelle: la materia di cui siamo fatti si crea durante la fusione di una stella. A me, che ho un debole per la poesia, verrebbe subito da chiederle: allora ha ragione Dante, siamo figli di quell’ amor che move il sole e l’altre stelle?

Intanto porto a casa questo dato e voglio raccontarlo nel modo più bello possibile ai miei figli. Il nostro corpo porta l’eco di una potente collisione stellare, mamma mia che vertigine!

Su questa relazione la Branchesi insiste: il tempo dell’universo e il tempo della nostra vita sono legati. È tutto ciò che ruota attorno a quest’intuizione che le fece scegliere il campo dell’astronomia al tempo di iscriversi in università, dice: «Ho intuito che studiare l’universo mi avrebbe portato ad avere delle risposte, sull’universo e su di me».

Penso a mio figlio maggiore, ha cominciato le medie ed è in un momento di totale rifiuto della scuola. I voti non mi interessano, gliel’avrò ripetuto migliaia di volte. Mi interessa che, a qualunque cosa voglia dedicarti, tu tenga insieme l’alfa e l’omega, cioè la tua persona e la realtà per intero; questo vorrei dirgli in modo chiaro. Più ti spalancherai al reale nel vasto e nel profondo, più conoscerai il tuo intimo nel vasto e nel profondo.



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Osservare, questo è il verbo attorno a cui ruota la vita di uno scienziato. E ce lo immaginiamo a testa in su, staccato dalle dinamiche della quotidianità. L’evento decisivo per la ricerca e la carriera di Marica Branchesi smentisce questo luogo comune; si potrebbe sintetizzare dicendo che quando il cielo le ha precipitato addosso 100 secondi di meraviglia, lei aveva appena visto nascere un bambino. Il macro del cosmo danza all’unisono con il micro della terra.

È il 17 agosto 2017 (alle spalle di una giornata così importante ci sono anni di ricerca invisibile, costante, totalizzante) e Marica ha trascorso la notte in ospedale ad assistere al travaglio della sorella. Torna a casa nel primo pomeriggio con la stanchezza e la gioia di chi ha visto nascere un bambino e a quel punto il cielo bussa alla sua porta: riceve un segnale di allerta sul cellulare, significa che la rilevazione delle onde gravitazionali avverte che potrebbe essere in corso un evento cosmico importante.

In effetti è così: con tutta la strumentazione del caso viene registrato un segnale che dura 100 secondi ed è la danza di due stelle di neutroni che ruotano prima di fondersi assieme. Questo messaggio proviene da una distanza di 130 milioni di anni luce, significa perciò che è un evento avvenuto 130 milioni di anni fa, quando sulla Terra c’erano ancora i dinosauri. Ci ha messo così tanto ad arrivare fino a noi il messaggio di quella collisione e per fortuna qualcuno qui era pronto e predisposto a riceverlo, con lo stesso stupore con cui qualche ora prima aveva visto venire alla luce un neonato.

Ci interessa che laggiù, lontano lontanissimo, in una sperduta zona dell’universo due stelle di neutroni si siano fuse assieme? Sì, perché è proprio da un fenomeno del genere che si creano metalli pesanti come l’oro e come il platino. Il braccialetto al polso, la fede nuziale, gli orecchini e la catenina al collo portano impressa una storia più preziosa del valore di mercato che hanno. Siamo dentro una storia universale clamorosa, non siamo frammenti inutili e caotici.

Alla domanda di Monica Mondo: «Non si sente mai sperduta?», Marica Branchesi ha ribadito: «No, è affascinante che messaggi che arrivano da così lontano ci spieghino la quotidianità». Hanno ragione i suoi figli quando dicono la loro mamma di mestiere che cerca di capire le stelle e lo fa proprio bene perché non smette di mettere a tema la conoscenza di sé dentro l’indagine sull’universo.

Noi siamo relazione con questo Assoluto che fa ruotare le galassie, fa sbocciare una viola a primavera, fa piangere un neonato appena l’aria gli entra nei polmoni.