A 12 anni incontra la comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi. Muore a 23 anni, investita da un’auto. Ora lei e il fondatore della comunità camminano entrambi verso il riconoscimento della loro santitàE’ stato proprio Don Oreste Benzi a promuovere la causa di beatificazione di Sandra Sabattini.
Una santa fidanzata. Sì, disse proprio così il sacerdote romagnolo convinto che quella ragazza avesse vissuto i suoi pochi anni saldamente innestata nel Vangelo.
«Ci sono gli sposi santi, i genitori santi. Ma non sarebbe bello avere anche una fidanzata santa?» disse don Oreste per motivare l’apertura della causa.
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Sandra nasce a Riccione il 19 agosto del 1961, in una famiglia dove la fede la si vive e respira ogni giorno. Vive con la mamma, il papà, il fratello Raffaele nella casa dello zio sacerdote, a Misano Adriatico. Era ancora bambina e già si alzava presto, al mattino e non per guardare i cartoni animati ma andare ad adorare Cristo. Entrava in Chiesa e pregava, meditava, stava in adorazione del Santissimo. A dieci anni, si scoprirà solo dopo la sua morte, inizia un diario. Certo, a guardare superficialmente sembra la storia di una ragazzina normale, una di quelle brave. Ma leggete qua:
«La vita vissuta senza Dio è un passatempo, noioso o divertente, con cui giocare in attesa della morte». (Pensiero tratto dal suo diario, vedi su Santi e Beati).
Come possiamo non darle ragione! Senza Dio, senza che Lui regni in noi e tra noi, senza il punto di fuga dell’orizzonte della nostra piccola vita che sfonda nell’eterno, tutti i nostri giorni, pochi, tanti che importa?, sarebbero solo tanti giri di pista. Chilometri e chilometri che non portano da nessuna parte. Come i circuiti con le macchinine e le moto dove facciamo salire i nostri bambini, qualche gettone nelle tasche, lì in Romagna e altrove, non appena la stagione si apre e fino all’ultimo sole decente di ottobre.
Sandra era seria con la sua vita. Pregava seduta in terra. Pregava spesso con i salmi, raccontano. Sono circa sessanta le testimonianze raccolte e deposte che hanno portato il 6 marzo alla firma del Sommo Pontefice: sì Sandra (e una lunga fila di altri) è Venerabile; riconosciamo le sue virtù eroiche.
“Le “virtù eroiche” riconosciute a Sandra Sabattini – che ora può essere pregata e invocata pubblicamente in quanto “venerabile” – sono le tre teologali – fede, speranza, carità – e le quattro cardinali – prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.” (dal sito dell’Associazione PGXXIII)
Sarà contenta di accompagnare l’imminente Sinodo dei giovani a ottobre. Ma sarà più contenta ancora di avere scelto la parte migliore, di avere scovato subito, così presto, il tesoro nel campo e avere investito tutto lì. Nell’acquisto del campo con dentro il tesoro. Dopo una vacanza con persone disabili anche molto gravi fatta in montagna con la Comunità dirà che non la avrebbe più abbandonata quella gente lì. Perché? Cosa ha visto che in tanto non vediamo più?
Cristo, Cristo era il suo tesoro! I poveri, i poveri erano il campo!
Se li andava a cercare, dicono. Aveva iniziato a dodici anni a frequentare la Comunità Papa Giovanni XXIII e partecipava alle attività proposte. Il carisma di questa Comunità è proprio la sequela di Cristo nel quotidiano, facendosi poveri come Lui servendoLo nei poveri e i bisognosi.
«La vocazione della Comunità consiste nel conformare la propria vita a Gesù povero, servo, sofferente, che espia il peccato del mondo (Specifico interiore della vocazione) e nel condividere (per Gesù con Gesù in Gesù) la vita degli ultimi (specifico visibile)». (Ibidem)
Dopo la maturità a Rimini si iscrive a Medicina a Bologna. Decide tutte queste cose con i suoi riferimenti spirituali. Questa si chiama autostima: una ragazza sa di valere. Sa che ciò che decide di fare con la propria vita è importante per sè e per il destino di tutti. Vuole diventare medico missionario in Africa e sarebbe voluta partire subito. “Vai piano, una cosa alla volta” le diceva il papà. Dotata pure di normali difetti cercava di lavorarli, di smussarli, di vincere le eventuali asperità del proprio carattere.
Quando conosce Guido e se ne innamora vive questo rapporto in modo insolito per il mondo e la mentalità già ampiamente diffusa. Rimangono casti, approfondiscono la conoscenza, pensano seriamente al matrimonio.
Nel 1984, a Igea Marina, sta andando ad un incontro della comunità ma un’auto la travolge. Entra in coma e dopo tre giorni muore, a Bologna dove è stata trasferita.
Sarà pure la santa del quotidiano, avrà fatto sport, canto e pianoforte, raccontano, ma è a noi, imbarbariti, che pare strano. Ogni santità è tessuta nella vita così come essa si presenta. Lei l’ha cucita forte sulla stoffa dei suoi pochi anni. Non una vita breve, ma una vita compiuta. Non è spezzata la sua esistenza, ma intera.
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Faceva tante cose normali ed erano tutte, senza distinzione, un ponte sospeso per arrivare a Dio. Ogni cosa la portava a Lui. E lei faceva altrettanto: portava tutto a Lui. Sapeva, anzi, che ogni cosa è già Sua ma accettava di fare la Sua parte, donandogliela liberamente: “quando ho amato davvero, ho sentito che Dio riempiva tutto e tutti”, scrive sempre nel suo diario.
E aggiunge una cosa così tanto vera e pure smentita, in parte, solo pochi anni dopo: “Oggi c’è un’inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi”
Anche ora, più di allora servono santi. E forse, se ne continueranno a sorgere, si formerà di nuovo, robusto, un vero popolo di buoni cristiani.
Cara Sandra, siamo grati di poterti venerare! Prega fortissimo per noi.