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Dov’è Dio quando la vita mi colpisce in continuazione?

DEPRESSION

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 08/03/18

Confida: anche se non sempre te ne accorgi, la tua vita riposa in Dio

A volte nella mia vita accade qualcosa, e in quel momento non lo comprendo. È come camminare in un bosco, nel chiaroscuro, tra gli alberi. È difficile vedere tante cose.

Quando esco alla luce e salgo sull’altura vedo più chiaramente, e le cose che prima non si incastravano si incastrano. Mi si aprono gli occhi e comprendo cos’è accaduto, quello che a suo tempo non ho compreso.

E allora vedo la mia vita come una storia di luce, e i momenti di oscurità, o quelli che non comprendo, fanno parte di quella storia di luce che riposa in Dio.

Quante volte mi piacerebbe vedere tutto chiaro! In cielo finirò di capire quello che non capisco qui. A volte, però, nel mezzo del cammino, quanta pace mi dà vedere certe cose quando prego e guardo indietro con occhi limpidi!




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Guardo grato il mio cammino. Vedo Colui che camminava al mio fianco anche se non lo vedevo. Vedo Gesù che mi anima anche se non me ne rendevo conto. Nella mia vita è così. Ricevo una luce su qualcosa che mi è accaduto. Una parola che avevo custodito e improvvisamente si riempie di vita. Vedo il cammino percorso.

Vorrei confidare di più nel bel mezzo della notte, quando non vedo e mi confondo. Confidare pur non capendo tutto. So che anche se non lo vedo la mia storia riposa in Dio. Anche se non lo tocco Egli è con me.

La mia è una storia d’amore, un’alleanza con Dio. È sempre così. Un cammino di luce. Una storia sacra.

A volte mi fa male l’anima quando qualcosa si rompe. Perdo qualcosa che pensavo sarebbe stato lì per sempre. Un lavoro. Una convinzione molto radicata. O una persona a cui voglio bene. E non lo comprendo. Voglio che tutto resti uguale. Che nulla cambi.

Spesso cerco delle prove per credere in Gesù, ma il segno vero è Gesù. Il suo amore impossibile. La sua tenerezza. Le sue parole di consolazione. È il segno di Dio.

Molti non ci credono, ma altri sì. Ho bisogno di segni per credere. Segni, prove evidenti. Ho bisogno che Gesù mi mostri che è al mio fianco.

È vero che quando provo vuoto e paura, solitudine e angoscia, la sua voce mi calma: “Non temere”. Ma vengo assalito dai dubbi. Mi manca la fede.

Voglio segni che gli diano autorità. Voglio che mi mostri dov’è nel mio dolore. Voglio che mi faccia vedere il suo potere. La sua grazia. La sua misericordia infinita. Non lo vedo.

È vero quello che mi dice padre Josef Kentenich: “La nostra salvezza non risiede nel confidare in mezzi umani, nella fragilità del favore popolare, nella protezione pagata a caro prezzo dei poteri terreni, né nel servilismo nei confronti dell’opinione pubblica o nel flirtare con i maneggi del mondo” [1].




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Il mondo teme la fede che non si può piegare. La fede incarnata nella mia dedizione. Teme il cuore dell’uomo che non può sottomettere e controllare.

Se ripongo la sicurezza non nelle cose del mondo ma in Dio sarò incorruttibile. Non sarò disposto a lasciarmi comprare da nessuno. Sarò libero.

Non voglio chiedere altri segni. Un cuore che chiede dei segni non si fida e non è un cuore in cui confidare. Perché a volte non vedrò dei segni, e la mia fede crollerà.

È come l’amore a cui si chiedono sempre prove di fedeltà. Un giorno crollerà. E non potrà provare il suo amore.

Quando esigo continuamente a chi mi ama prove del suo amore, può essere che resti solo. Perché il cammino è lungo, e la debolezza grande.

Per questo Gesù mi esorta a credere senza vedere segni. A confidare senza che mi venga dimostrato che sono amato. Ad amare senza aspettarmi di essere amato nella stessa misura.

Temo di perdere il cammino cercando spiegazioni. Del male, delle mie disgrazie. O chiedendo prove di fedeltà a un Dio che è venuto a dare la sua vita per me.

Forse non ho fiducia. Non mi fido di chi dice di amarmi e di essere fedele. Può essere che conosca il cuore umano, ma questo non basta.

Gesù mi invita a confidare sempre di nuovo. Settanta volte sette, fino all’infinito. Voglio fidarmi dell’amore di Dio. Cercarlo in tutto ciò che mi accade.

Commenta padre Kentenich: “Quando la fede nella divina Provvidenza ci calerà fin nel midollo, diventando una seconda natura, ci vedremo circondati ovunque da piccoli messaggeri e messaggi di Dio. San Bonaventura parla di segni di Dio, Sant’Agostino di mani che ci vengono tese. La Santissima Vergine si chiede cosa sia quel saluto che le viene rivolto, e poi chiede: ‘Come accadrà?’ E finalmente dà un ‘Sì’ di cuore – ‘Eccomi, sono la serva del Signore’” [2].

È l’atteggiamento che voglio vivere. Ci sono tanti segni del suo amore sul mio cammino… Ma io cerco grandi segni, grandi miracoli.

Dimentico il suo linguaggio quotidiano. Il suo amore concreto. I suoi piccoli gesti. I suoi dettagli, che se non mi ci soffermo nel silenzio percepisco appena.

Voglio avere più fede. Una fede concreta, fatta vita. Una fede che non ha bisogno di grandi prove per continuare ad aspettare. Una fede che si alimenta della vita di ogni giorno. Quando cammino mano nella mano con Dio e confido.

Quella fede dei bambini che confidano. Degli uomini che portano Sancho nell’anima e Chisciotte nel cuore. Toccano la vita e non smettono di sognare. Accarezzano le cose concrete e continuano a sperare di raggiungere le vette più alte.

Voglio vivere così, decifrando i segni del tempo in cui Dio mi parla. Non ho bisogno di prove. Le ho tutte.

Nella mia vita, quando guardo le sue impronte nelle mie, non posso fare a meno di credere. Gesù viene verso di me per sostenere i miei passi, abbracciarmi e farmi coraggio. E per dirmi che sono la cosa più preziosa. Che mi ama alla follia.

È la fede fiduciosa. Medito tutto nel cuore come Maria. E lì trovo la risposta alle sue domande. Dio mi dice di confidare. Perché ho svuotato la mia anima, e nel silenzio posso ascoltare la sua voce.

[1] Kentenich Reader Tomo 1: Incontro con il Padre Fondatore, Peter Locher, Jonathan Niehaus
[2] Kentenich Reader Tomo 1: Incontro con il Padre Fondatore, Peter Locher, Jonathan Niehaus

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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