Ecco le tradizioni ebraiche che ci permettono di sapere come si è svolto quel momento tanto specialedi padre José Antonio Bertolin, OSJ
Il matrimonio ebraico era celebrato con grande solennità. La ragazza aspettava il ragazzo ben vestita e con i fiori tra i capelli, accompagnata dalle amiche nella casa paterna mentre il fidanzato si dirigeva di sera, accompagnato dagli amici, a casa di lei.
Lì, alla presenza degli invitati, iniziava la cerimonia, in cui il fidanzato si rivolgeva alla ragazza con queste parole: “Sei mia sposa e io sono tuo sposo da oggi per sempre”. Poi iniziava la festa, che poteva durare anche una settimana.
Il matrimonio di Maria e Giuseppe è stato destinato da Dio ad accogliere ed educare Gesù, e per questo richiedeva la massima espressione di unione coniugale, ovvero il dono reciproco totale e completo.
Tra i due è esistito, come ha affermato Bernardino de’ Bustis, “un amore indivisibile e santissimo; di fatto, dopo Cristo suo Figlio, la Vergine purissima non ha amato alcun’altra creatura tanto quanto Giuseppe, e allo stesso modo Giuseppe ha amato Maria al di sopra di qualsiasi altra creatura”.
Come sposo, quindi, Giuseppe ha vissuto una profonda esperienza di comunione intimamente legato a Maria, ha convissuto con lei, ha condiviso con lei la propria vita e l’ha amata con un amore intenso, e lo stesso ha fatto Maria con lui, coltivando nel suo cuore sentimenti che erano destinati esclusivamente a Giuseppe.
[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]