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Perché la Bestia è l’unico personaggio della Bibbia ad essere indicato con un numero anziché con il nome?

THE BEAST OF THE SEA

Kimon Berlin via Wikimedia Commons ( CC BY-SA 2.5 )

Daniel R. Esparza - pubblicato il 06/03/18

Alcune spiegazioni dell'ermeneutica biblica tradizionale gettano luce sulla questione, come i pensieri di Papa Benedetto sulla storia recente e gli eventi attuali

Nel capitolo 13, versetto 18 del Libro dell’Apocalisse di Giovanni si legge:

Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei”.

Il 15 marzo 2000, quando era ancora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’allora cardinale Joseph Ratzinger parlò in occasione dell’inaugurazione della III Settimana Diocesana della Fede nella cattedrale di Palermo di fronte a circa 1.500 persone. Oggi ci si riferisce a quel discorso, non noto quanto il suo famoso discorso di Ratisbona, come alla conferenza sulla paternità nell’Apocalisse.

In quell’allocuzione, Ratzinger metteva in guardia i presenti sui pericoli della biotecnologia, spiegando che la riduzione della paternità umana a un fenomeno biologico, privandolo delle sue dimensioni umane e spirituali, è una minaccia che svuota tutte le dichiarazioni che si potrebbero fare su Dio Padre.

“La scomparsa della paternità e della maternità”, osservava, “si rifà alla scomparsa del nostro essere figli e figlie”.

Cosa potrebbe avere a che fare con il numero apocalittico della Bestia? Ratzinger spiegava che l’antagonista di Dio, la Bestia, è l’unico personaggio della Bibbia che non ha un nome, ma solo un numero. Nella rivelazione biblica, la presenza di vigile di Dio si rivela con un nome e, si potrebbe dire, in un nome. Questo atto, osservava Ratzinger, indica il desiderio di Dio che ci si rivolga a Lui, che si entri in comunione. L’antagonista di Dio, invece, “non ha un nome, non ha un nome, ha un numero”; “la Bestia è un numero […] e ci trasforma in numeri”.

Alcuni autori hanno letto questo intervento come una critica di Ratzinger alla ragione strumentale. L’allora cardinale si stava chiaramente riferendo all’esperienza dei campi di concentramento, ma anche ai rischi di comprendere l’umano in termini di mere funzioni biomeccaniche:

“Nel loro orrore, [i campi di concentramento] hanno cancellato, cancellato, volti e storia, nomi, cancellato persone. Hanno trasformato l’uomo in un numero, l’uomo non è che un numero, è un pezzo di un macchinario, l’uomo non è che un pezzo di un macchinario, di un ingranaggio, non è più che una funzione. […] Ai nostri giorni non dovremmo dimenticare che queste mostruosità della storia hanno prefigurato il destino di un mondo che corre il rischio di adottare la stessa struttura dei campi di concentramento”. “Le macchine che sono state costruite impongono questa stessa legge, questa stessa legge che era adottata nei campi di concentramento. Secondo la logica della macchina, secondo i padroni della macchina, l’uomo deve essere interpretato da un computer, e questo è possibile solamente se l’uomo viene tradotto in numeri. La Bestia è un numero, e ci trasforma in numeri. Dio nostro Padre invece ha un nome, e chiama ciascuno di noi per nome. È una persona, e quando guarda ciascuno di noi vede una persona, una persona eterna, una persona amata”.

Come accade con la gematria ebraica (ovvero assegnare un valore numerico alle lettere dell’alfabeto), le lettere greche potrebbero avere un valore numerico corrispondente. È quella che si conosce come isopsefia. L’uso dell’isopsefia per “calcolare” il numero della Bestia ha aiutato tutta una tradizione teologica ed ermeneutica a comprendere il numero 666 come equivalente al nome e al titolo di Nero Caesar, l’imperatore Nerone, che regnò dal 54 al 68. Il suo nome scritto in aramaico può essere “calcolato” come equivalente a 666 usando la geomatria ebraica tradizionale. “Nero Caesar”, infatti, in ebraico è רון קסר (NRON QSR), che tradotto in numeri è 50-200-6-50-100-60-200, la cui somma è 666.

Gli storici hanno inteso che questo era il modo in cui le prime comunità cristiane perseguitate potevano parlare contro l’imperatore senza che le autorità romane lo sapessero, ma questa spiegazione non rende invalida l’argomentazione di Ratzinger, semplicemente perché Nerone è stato un personaggio storico reale. Quello che rivela il numero della Bestia è che la dissoluzione dei tratti personali, la sostituzione del nome con delle statistiche, la riduzione dell’umano a qualsiasi delle sue funzioni di base (come nel caso della riduzione della paternità a un semplice fenomeno biologico, privato della sua dimensione morale e spirituale, o della riduzione della crisi dei rifugiati a mere statistiche) presto o tardi comporta il rischio di portare alla disumanizzazione.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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