Le parole del presidente di SOS Chrétiens d’Orient fanno il punto sullo stato della vita in terra irachena, tra esodati e immigrati
Fondata nel 2013 in seguito alla presa di Maaloula (Siria) da parte dei jihadisti, l’associazione SOS Chrétiens d’Orient ha per obiettivo principale aiutare i cristiani d’Oriente a restare a casa loro, nel vicino Oriente, apportando loro un aiuto materiale concreto e soprattutto umano, tramite una presenza permanente di volontari nei Paesi di missione.
Al momento sono state aperte cinque filiali: in Giordania, in Libano, in Siria, in Iraq e in Egitto, con più di 800 volontari già impegnati al servizio dei cristiani d’Oriente. Le principali missioni dell’associazione sono: soccorso, cura, radicamento, educazione, informazione.
Durante la nostra intervista con mons. Charles de Meyer, presidente di SOS Chrétiens d’Orient, abbiamo avuto degli scambi sulla loro azione in Medio Oriente.
Anzitutto ci ha informati sulle loro basi. In Libano: a Beirut, a Rmeich, ad Akkar e a Tripoli; in Siria: a Homs, ad Aleppo, a Maalula e a Damasco; in Iraq: a Baghdad e a Erbil; in Giordania: ad Aman; in Egitto: al Cairo e ad Alessandria. Poi de Meyer ha aggiunto che la sua associazione lavora in contatto con le comunità locali e cercando di mettersi al loro servizio.
Per quanto concerne la situazione dei cristiani in Medio Oriente, spiega de Meyer:
Essa può essere rassicurante in alcuni Paesi come la Siria, dove tutto va per il meglio: bisogna sperare che alcuni tra loro possano tornare, perché è molto importante che ritrovino le loro case, insieme con la pace che alla fine dovrà arrivare. In Iraq è estremamente complicato, c’è pericolo di estinzione dei cristiani, specie perché gli omicidi a Baghdad sono all’ordine del giorno.
Attività dell’associazione
Secondo de Meyer, esistono tre livelli d’azione:
- quello umanitario classico: rispondere ai bisogni di prima necessità, portare acqua e cibo eccetera…
- il ripristino dei legami sociali, s’intende là dove ci sono esodati e rifugiati: aiutarli nella loro lotta per la dignità
- i grandi progetti: l’associazione ha partecipato alla ricostruzione della cattedrale a Homs, è presente ad Akkar per un progetto sul lavoro; aprirà ad ottobre una scuola siriano-cattolica a Baghdad.
«Più di sei milioni di euro sono stati distribuiti, l’anno scorso, per i cristiani», ha aggiunto Meyer.
Ancora di più, ha richiamato l’attenzione sul coraggio dei cristiani perché hanno accettato di restare ad Aleppo nei loro quartieri durante tutta la guerra.
Secondo de Meyer,
i cristiani chiedono di testimoniare perché hanno l’impressione che la loro voce non sia portata in Occidente. E quindi vogliono dire quello che vivono e quello che pensano. […] I cristiani d’Oriente sono una ricchezza per tutto il mondo.
I cristiani d’Iraq in pericolo
In Iraq ci sono decine di migliaia di esodati e di immigrati; se non aiutiamo subito i cristiani, se ne andranno,
ha sottolineato de Meyer. E ha aggiunto:
Nel 2014, in Kurdistan, c’erano 45-50°C, le famiglie dormivano in immobili in costruzione o nelle parrocchie… dunque si trattava di situazioni di estrema difficoltà. […] I cristiani d’Iraq hanno bisogno del sostegno della comunità internazionale.
Appello a tutti i lettori di Aleteia
De Meyer ha concluso:
Chiediamo la preghiera. Chiediamo a tutti quelli che possono di scatenare grandi catene di preghiera per le persone che aiutiamo e al contempo per i nostri giovani volontari, perché hanno bisogno di sostegno spirituale.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]