In una tribuna messa online il 15 febbraio sul sito del settimanale Le Point, Catherine Millet afferma che Anne Lorraine Schmitt, assassinata nel vagone di un regionale veloce francese nel 2007, sarebbe potuta scampare alla propria sorte se avesse dato soddisfazione alle “esigenze” dell’uomo che voleva violentarla. Un rifiuto di cedere che la letterata attribuisce a un “cattolicesimo primario”. Approfondiamo questa assurda oscenità.
Che cosa sarà passato per la testa al direttore di redazione del Point quando ha accettato il testo di Catherine Millet zeppo di affermazioni incomprensibili – se non insopportabili – riguardo ad Anne-Lorraine Schmitt, uccisa con 34 pugnalate il 25 novembre 2007, dopo essersi difesa per evitare di essere violentata da Thierry Deve-Oglu, condannato all’ergastolo nel 2010?
La più semplice delle maniere di “gestire” uno stupro – spiega in sostanza la donna – è accettarlo. E per illustrare il suo ragionamento, dopo aver rammentato come un’evidenza che «non crede più in Dio da tanto tempo», si fonda su di un’improbabile lettura della filosofia cristiana, citando al volo sant’Agostino. Esiste una distinzione fondamentale – pensa lei – tra il corpo e l’anima, che permette di conseguenza di restare integri anche quando il corpo viene profanato. E cita una frase del Vescovo di Ippona tratta dalle Confessioni: «Un tale attentato non strappa all’anima la castità che ella abbraccia»… e ne omette la fine: «…ma solleva in essa il pudore». Se Anne-Lorraine – della quale la Millet ricorda che era «profondamente credente» – avesse meglio letto il Padre della Chiesa, ella avrebbe «accettato la fellatio che lo stupratore esigeva» [sic!].
Un’indecenza rivoltante
Catherine Millet sa che cosa sia veramente accaduto? No, nessuno lo sa. Allora sa che cosa sarebbe accaduto se Anne-Lorraine si fosse comportata diversamente? Ancora meno. Può lei dire se la causa della morte di quella ragazza fu la sua resistenza davanti a un atto particolarmente rivoltante quando è imposto?
Catherine Millet lascia intendere che «se avesse letto con più attenzione sant’Agostino» la vittima avrebbe avuto salva la vita. Qualunque persona semplicemente sana di mente pensa che la vittima avrebbe avuto salva la vita… se l’assassino non le avesse dato trentaquattro coltellate.
Davanti alla memoria di Anne-Lorraine, davanti alla sofferenza dei suoi genitori e dei suoi amici, Catherine Millet non aveva che un’alternativa: quella tra compatire con tenerezza o tacere. Ella ha scelto invece di essere odiosa. La famiglia di Anne-Lorraine Schmitt non meritava certo questo rinnovamento morale dell’assassinio. Suo padre, Philippe, che già aveva avuto il privilegio di essere inchiodato a quel “muro di idioti” di sindacati e magistratura, si è contentato stavolta di una risposta sobria: «Davanti alla nostra famiglia e a quello che Anne-Lorraine ha sofferto, l’attacco di questa signora è totalmente ripugnante […]. Lasciate in pace Anne-Lorraine».
Che cosa dice davvero la Chiesa cattolica?
In realtà, la citazione di sant’Agostino ricuperata da Catherine Millet mira soprattutto a spiegare che la violenza subita non può, a posteriori, giustificare il suicidio della vittima. Ma sorvoliamo sulle assurdità supercazzolare che Catherine Millet fa dire a sant’Agostino – François Huguenin, su La Vie, le rileva molto bene. Ed evochiamo succintamente i consigli della Chiesa cattolica sulla resistenza da opporre a uno stupro. Questa difesa richiede una resistenza manifesta, risoluta e più dissuasiva che si possa, compatibilmente con la realtà di ogni situazione.
Tuttavia, essendo la vita un bene ancora più prezioso dei beni messi a rischio dallo stupro (pur preziosissimi), la resistenza può e deve cessare quando la vita è immediatamente e chiaramente in gioco. Il sacrificio, unicamente fisico, della propria purezza, della propria verginità o ancora della propria castità coniugale, per quanto possa essere traumatizzante, dev’essere permesso per la salvaguardia della vita.
Che fare di fronte a uno psicopatico?
Questo quanto ai principî. Nella realtà, nessuno che se ne stia in panciolle può mettersi al posto di una persona che subisce lo choc di un tentato stupro. Chi può dire che la donna avrebbe fatto meglio a fare questo anziché quello? Come fare a sapere fino a che punto si può resistere a uno psicopatico senza mettere in pericolo la propria vita? La questione è tutta qui, e nessuno può rispondere. Ecco perché la Chiesa non giudica mai le vittime perché si sarebbero difese troppo o troppo poco: non si pronuncia mai su questo punto. È piena di tenerezza e di compassione per tutte le persone che hanno avuto a subire uno stupro. Ed onora quelle che sono state assassinate per aver resistito allo stupratore, a cominciare da santa Maria Goretti, pugnalata a morte nel 1902 all’età di 12 anni. Il suo carnefice assistette al processo di beatificazione e morì giardiniere in un monastero.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]