Esistono attualmente 36 dottori della Chiesa. Sono tutti santi e considerati come testimoni notevoli della dottrina – che sia per la loro opera o per la loro influenza nel mondo. Ma solamente quattro sono donne, poiché la Chiesa non ha cominciato ad accordare loro questo titolo che dagli anni ’70 del Novecento. Quattro donne la cui vita e l’irraggiamento del cui insegnamento hanno finito per avere ragione di una piccola cerchia di uomini, i soli ai quali erano finora riservati lo studio e l’educazione nella Chiesa.
Tra queste, la francese Teresa di Lisieux, proclamata dottore della Chiesa nel 1997 dopo santa Teresa d’Avila e santa Caterina da Siena. È però a lei che si deve questo notevole cambiamento, già subito dopo la sua canonizzazione nel 1925. Ella che, mentre era in vita, aveva dichiarato:
Mi sento una vocazione di guerriera, di sacerdote, di apostolo, di Dottore, di Martire […]. Malgrado la mia piccolezza, vorrei rischiarare le anime come i profeti, i Dottori…
Teresa di Lisieux, B2°v-3r
Parecchi laici, preti, vescovi, avevano allora lanciato l’idea di attribuirle il titolo. Senza successo. Fino a che i criteri di selezione furono rivisti negli anni ’60 del Novecento. Arrivarono così le prime attribuzioni femminili, da Paolo VI nel 1970: prima santa Teresa d’Avila, a settembre; poi a santa Caterina da Siena, in ottobre. Poi ancora a santa Teresa di Lisieux, nel 1997, e più recentemente a santa Ildegarda di Bingen (2012). Aleteia ve le presenta.
Santa Teresa d’Avila, una vera maestra di vita cristiana
Santa Teresa di Gesù, detta “d’Avila” (1515-1582), entrata al Carmelo a 20 anni, ha un temperamento molto forte. Fa esperienze mistiche e intraprende la riforma dell’Ordine che diverrà la nuova regola di vita in tutti i carmeli del mondo. Autrice di numerose opere biografiche, didattiche o poetiche, regolarmente edite in tutto il mondo, la santa è vista dalla Chiesa come «una vera maestra di vita cristiana per i fedeli di ogni tempo» – secondo una descrizione di Benedetto XVI nel corso di un’udienza generale nel 2011 – come un prezioso sostegno per
sentire realmente questa sete di Dio che esiste nel profondo del cuore, questo desiderio di vedere Dio, di cercare Dio, di essere in conversazione con Lui e di essere suoi amici.
In una società che scarseggia di valori spirituali, la sua figura di Dottore è sovente citata per promuovere un risveglio della Chiesa e un approfondimento dell’esperienza spirituale.
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Santa Caterina da Siena, l’enfant prodige del buon Dio
Caterina da Siena (1347-1380), italiana, è una terziaria domenicana. Mistica. I suoi scritti, specialmente Il dialogo, la sua opera maggiore, formano un insieme di trattati dettati in estasi, che segnano il suo pensiero teologico. Apprezzata per la sua semplicità ma pure per la sua tenacia, non esita a implicarsi nel religioso contesto politico e religioso della sua epoca. Cosa non fece per riportare da Avignone a Roma il nono e ultimo Papa che vi s’era rifugiato, Gregorio XI! Cosa non fece per ristabilire l’unità e l’indipendenza della Chiesa. I corrispondenti delle sue missive – circa 300 – sono dei più vari: papi, cardinali, principi dei diversi stati italiani, uomini e donne, ricchi e poveri… Caterina attira, sconvolge, coinvolge… Attorno a lei si moltiplicano le conversioni. Tanta gente si riconcilia. Non c’è dubbio: è una donna convincente. Un potere che i domenicani attribuiscono a «un solido buonsenso, un giudizio chiaro come acqua di fonte». Caterina da Siena è per la Chiesa l’enfant prodige del buon Dio, l’esempio dell’equilibrio tra la preghiera e l’azione, che le è valso nel 1999 (ad opera di Giovanni Paolo II) un altro titolo – quello di patrona d’Europa, insieme con Benedetto, Cirillo e Metodio e santa Brigida di Svezia.
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