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Dopo la vittoria contro l’IS, i cristiani iracheni stanno ancora lottando!

Destruction of Christian villages in Nineveh Plains

Tony Assaf - Aleteia Libano - pubblicato il 02/03/18

Da qualche settimana ormai, girano voci dicendo che i cristiani del Mosul e della pianura di Ninive, tornati a casa loro dopo la vittoria contro lo Stato Islamico, stanno subendo insopportabili pressioni da parte dei "Shabak".

Prima del 2014, il numero dei cristiani della regione irachena di Mosul e della pianura di Ninive era attorno alle 140 mila persone. Ma quando lo Stato Islamico ha dichiarato il califfato, è avvenuta una tremenda immigrazione che ha svuotato la regione dai cristiani.

In seguito alla vittoria dell’esercito iracheno insieme all’alleanza internazionale contro l’ISIS lo scorso novembre, i cristiani hanno cominciato a tornare a casa loro. E già all’inizio del mese di febbraio 2018 si parlava di milioni di persone tornate ai loro devastati paesi.

I cristiani subiscono pressioni

Qualche settimana fa, diverse persone a buona conoscenza della situazione irachena hanno cominciato a dire che i cristiani stanno subendo pressioni diverse dai “Sahabak” per motivi politici e demografici. Gli “Shabak” sono una delle confessioni religiose irachene che alcuni considerano un misto di yazidi, zoroastriani, cristiani ed ebrei mentre altri dicono che essi credono nella divinità di Ali ibn Abi Talib, cugino e primo genero del profeta Maometto, mentre altri ancora dicono che sono d’origine Curda.

Ma tanti hanno considerato che i “Shabak” stanno approfittando del controllo delle forze militari Shia chiamate Mobilitizzazione Popolare per trasformare la regione demograficamente in una zona Sciita. Siccome stanno arrivando numerosi “Shabak” da altre zone irachene per vivere nella regione di Mosul mettendo per questo i cristiani sotto diverse pressioni per impedire il loro ritorno completo con l’intento di cambiare la demografia della regione.

C’è un dolore simile al mio dolore?

Infine sembra che la Via Crucis dei cristiani iracheni non sia ancora finita. Come se non fossero state sufficienti le conseguenze della guerra statunitense contro l’Iraq… Come se non fossero state sufficienti le conseguenze del califfato dell’ISIS… Come se non fosse stata sufficiente la dolorosa immigrazione di questa povera gente… Ora devono ancora subire altre pressioni!

Rivolgiamo ai lettori, infine, una parola dalla Bibbia che richiama questi cristiani, sperando che la Parola di Dio rompa l’indifferenza delle coscienze dei responsabili a livello locale e mondiale:

«Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore?» (Lamentazioni 1, 12).

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