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Hai già commesso il peccato di linciaggio virtuale?

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Pixabay

O Catequista - pubblicato il 01/03/18

È uno dei più grandi peccati dei cattolici oggi

Alcuni cristiani si considerano spiritualmente molto superiori a quella folla citata nel Vangelo che anelava a linciare la donna adultera. Ma quanti di noi che dicono “Non giudicate” non ci pensa due volte prima di aderire all’ultima ondata di linciaggio morale di qualche “peccatore” sulle reti sociali?

Non mi riferisco a quei casi in cui si ha il dovere morale di denunciare e respingere con forza qualche comportamento seriamente nocivo – come i crimini sessuali, la corruzione, la frode, l’abuso di potere…, o gravi offese alla religione, come bestemmie, sacrilegi ed eresie. No! Parlo degli “anonimi” che vengono massacrati per aver commesso qualche idiozia di poca rilevanza, come pubblicare una barzelletta di cattivo gusto sulle reti sociali.

Capita sempre così: una persona comune, la cui opinione ha una portata limitata (non è un personaggio pubblico, un artista, un leader religioso o politico né una celebrità di qualsiasi tipo) posta qualche barzelletta o foto sciocca. Merita di essere criticata per questo? Forse, ma solo da parte delle persone con cui interagisce normalmente, ovvero pochi followers. È questa la limitatissima rete di influenza di una persona anonima. Ma poi arriva il furbone di turno e amplifica la sciocchezza in questione, e decine di migliaia di persone infuriate si uniscono per distruggere la figura del Signor Nessuno, che da illustre sconosciuto passa improvvisamente a essere una persona odiata dalla massa, bersaglio dei commenti peggiori.




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E cosa ha fatto quella creatura per meritare di essere denigrata da una folla di internauti? Ha ucciso qualcuno? Ha rubato? Ha stuprato? Ha maltrattato bambini, anziani, animali? Ha detto come va a finire Game of Thrones?

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Ha fatto esplodere la fabbrica della Nutella?

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No… ha solo postato una cosa sciocca, che all’inizio solo sua madre, due zie, sei amici e un cugino avrebbero visualizzato. Un caso emblematico di portata internazionale si è verificato nel 2013, con il linciaggio morale della statunitense Justine Sacco, che poco prima di partire per il Sudafrica ha scritto su Twitter: “Sto andando in Africa. Spero di non prendermi l’AIDS. Scherzavo! Sono bianca”.

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Le ripercussioni su Twitter sono state tali che in poche ore la vita di Justine è andata a gambe all’aria. Quando è arrivata all’aeroporto di Città del Capo aveva già perso il lavoro. Un treno fuori controllo chiamato “Pattuglia del politically correct” era passato sopra la sua reputazione. Justine ha chiesto scusa poco tempo dopo, ma ha continuato ad essere criticata e ha iniziato ad avere frequenti attacchi di panico.




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Gesù Cristo ha detto che tutti i peccati saranno perdonati (tranne quelli contro lo Spirito Santo), ma le pattuglie di Internet hanno decretato che postare frasi sciocche è un crimine che non merita perdono.

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In Brasile, l’ondata più recente di linciaggio virtuale ha coinvolto un giovane medico di Serra Negra (San Paolo) che ha postato una sua foto in cui derideva un paziente che aveva parlato di “peleumonia” anziché di “pneumonia” (polmonite) e di “raôxis” al posto di “raio-x” (radiografia). È sata sicuramente una sciocchezza, e ha danneggiato anche l’immagine dell’istituzione per la quale lavora.

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Quanto al post che ha suscitato tante reazioni accalorate, il medico non ha fatto nomi né ha identificato nessuno, ma visto che il paziente si è riconosciuto e si è detto offeso il medico è andato personalmente a casa sua e ha chiesto scusa. Il paziente lo ha perdonato e ha detto: “È una brava persona che ha avuto un momento no”. Molta gente, però, continua a bombardare il medico con commenti ostili.

Il male provocato dal suo post è proporzionato all’ira che sta attirando su di sé? Il suo post sciocco ci permette di dire che è un “rifiuto umano” (uno dei commenti che ho visto su di lui)? Avere la reputazione distrutta è una punizione giusta in questo caso? Se diamo agli errori altrui una dimensione superiore a quella che hanno in realtà, i nostri peccati saranno valutati con lo stesso peso e lo stesso rigore nel Giorno del Giudizio, perché “con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6, 38).

Amare il prossimo come se stessi. Noi cristiani dobbiamo aiutarci a vivere questo comandamento. Non ha senso sguainare la spada per ferire le mosche! Misericordia, perdono, temperanza! Imitiamo il dolce Cristo, senza evitare – quando è il caso – la dovuta correzione fraterna.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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