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Perché non c’è più stato un Papa con la barba dal 1700?

Innocent_XII

Daniel R. Esparza - pubblicato il 26/02/18

La barba ha una lunga storia nella Bibbia, nel Diritto Canonico e nella tradizione

Innocenzo XII – nato Antonio Pignatelli – è stato Papa dal 1691 al 1700. È noto sopratutto per aver combattuto una battaglia dura e decisiva contro il nepotismo nella Chiesa, e per essere stato finora l’ultimo Papa a portare la barba lunga. Perché nessun altro Pontefice lo ha fatto in più di 300 anni?

La barba occupa un posto interessante nella Bibbia ebraica. Come si legge nella Catholic Encyclopedia, tagliare la barba di un altro uomo era considerato un’offesa (2 Samuele 10, 4); rasarsi o strapparsi la barba indicava lutto (Geremia 41, 5; 48, 37); permettere che la propria barba fosse profanata faceva pensare agli altri che si fosse pazzi (1 Samuele 21, 13), e alcuni tagli della barba che probabilmente imitavano i costumi pagani erano severamente proibiti (Levitico 14, 9).

Sia i greci che i romani, all’epoca di Cristo, piuttosto si rasavano. Se gli apostoli, anche nelle prime rappresentazioni cristiane, appaiono con la barba, non si può dire che fosse così in tutte le raffigurazioni. In alcune delle prime rappresentazioni del Battesimo di Cristo, infatti, Gesù viene mostrato senza barba, a differenza della maggior parte delle raffigurazioni bizantine. Alcuni Padri della Chiesa (Girolamo e Agostino) sembrano censurare o incoraggiare la pratica di portare la barba, ma trarre una conclusione definitiva sulla questione è piuttosto complicato. Nel VI secolo, però, il Diritto Canonico inglese ordinava ai chierici di “non permettere né ai capelli né alla barba di crescere liberamente” (Clericus nec comam nutriat nec barbam).

Questo divieto venne rafforzato durante tutto il Medioevo. Il Concilio di Tolosa (1119) minacciò di scomunica tutti i chierici che si fossero lasciati crescere capelli e barba “come i laici”. In questa legislazione c’era però qualche lacuna, e la norme venne interpretata come se permettesse l’utilizzo di barbe corte e curate. La frase barbam nutrire (“coltivare la barba”) usata in questa norma non sembrava proibire rigorosamente l’utilizzo di una barba corta. È questo il motivo per il quale la maggior parte dei papi, dei santi e dei vescovi del XVI e del XVII secolo si fece crescere la barba. Pensate a Ignazio di Loyola, a Francesco di Sales, a Filippo Neri, Giulio II o Clemente VI.

Ma allora come mai nessun altro Papa dopo Innocenzo XII ha portato la barba? Ci sono ragioni sia simboliche che pratiche.

San Carlo Borromeo scrisse una lettera pastorale in cui incoraggiava i suoi sacerdoti a radersi. Alcuni autori consideravano la lunghezza dei capelli la rappresentazione di una moltitudine di peccati. Radersi avrebbe implicato simbolicamente il fatto di “tagliar via” i peccati e i vizi, considerati non solo nocivi, ma anche superflui, come lo sono i peli sul volto.

Le ragioni pratiche sono collegate alla liturgia: i chierici non dovrebbero permettere ai peli al di sopra delle labbra di impedire loro di bere dal calice. Questa è sempre stata considerata una ragione più che buona per radersi.

È stato solo nel XVII e nel XVIII secolo, però, che la pratica di radersi, come promossa dall’esempio della corte francese e dal cardinal Orsini, arcivescovo di Benevento, divenne veramente la regola. Nel XIX secolo vennero compiuti alcuni tentativi di reintrodurre l’uso della barba (in qualche modo ufficialmente) nel clero, ma furono contestati dalla Santa Sede. In alcuni ordini religiosi (tra i quali i francescani cappuccini e i certosini), però, l’uso della barba è prescritto nelle costituzioni, come simbolo di penitenza e austerità.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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