“Se vuole venire in Paradiso con me deve chiedere perdono”“Gli ho offerto del cioccolato, gli ho dato un album su Friburgo e gli ho detto: ‘Se vuole venire in Paradiso con me deve chiedere perdono’”. È quanto Daniel Pittet, autore del libro Padre, la perdono, dice dell’incontro con il suo stupratore.
Da bambino, Daniel è stato vittima di un sacerdote pedofilo. Le violenze sono durate quattro anni, per un totale di circa 200 episodi. Malgrado questa crudeltà, ha perdonato il suo stupratore quando aveva appena 11 anni. Aleteia lo ha intervistato. Papa Francesco ha scritto la prefazione al suo libro.
Lei ha vissuto il dramma di essere stuprato da bambino…
È molto difficile. Il problema è che anche se si vuole avere l’opportunità di parlarne (con gli amici o un terapeuta) non si riesce semplicemente a farlo.
Se io ho iniziato a parlarne è solo perché ho incontrato un bambino di 8 anni che ammetteva di essere stato violentato. Quando gli ho chiesto chi fosse stato ha risposto: padre Joel Allaz. Era lo stesso sacerdote che aveva abusato anche di me! Ho capito che non ero stata la sua unica vittima.
Sono credente e ho buoni contatti con l’ufficio del vescovo, e così ho contattato un avvocato specializzato in Diritto Canonico. Gli ho detto di essere stato violentato molti anni prima e che il sacerdote colpevole continuava a mietere vittime. Se non fosse stato per quel bambino, probabilmente non l’avrei mai fatto. Non c’è nessuno al mondo che vorrebbe parlare di una cosa simile.
Perché ha deciso di parlarne in un libro che è stato tradotto in molte lingue? Non aveva paura?
Non avrei mai scritto questo libro, nessuno era davvero interessato. Avevo una famiglia e sei figli. Ma la Provvidenza ha deciso in un altro modo.
Ho incontrato Papa Francesco. Volevo che scrivesse la prefazione al mio libro sui monaci. Era una piccola pubblicazione, niente di straordinario, ma pensavo che se il Papa avesse scritto la prefazione avrebbe avuto più successo (ride). Papa francesco ha reso il 2015 l’anno della vita consacrata, e come risultato il libro è stato tradotto in 15 lingue, con oltre 5 milioni di copie stampate (1,5 milioni delle quali diffuse un Polonia durante la Giornata Mondiale della Gioventù).
Quando ho fatto visita un’altra volta a Francesco per ringraziarlo per il suo sostegno mi ha detto: “Daniel, ci sono 4.000 persone che lavorano in Vaticano. Nessuna di loro avrebbe scritto un libro così velocemente. Da dove trai la tua forza?”
“Dallo Spirito Santo, da San Giuseppe e Santa Teresa e dal Bambino Gesù”, ho risposto.
Il Papa ha risposto: “Non basta. Dev’esserci qualcos’altro”.
E allora ho confessato che per quattro anni ero stato abusato ripetutamente da un prete pedofilo. Mi ha messo la testa sulla spalla e ha pianto amaramente. “Se scriverai un libro scriverò la prefazione”, ha promesso.
Lei ha perdonato il suo aguzzino. Molta gente non capisce come sia possibile…
Il perdono in generale è difficile. Vengo spesso interrogato al riguardo. Quando qualcuno me l’ha chiesto durante una conferenza, una donna del pubblico si è alzata e ha detto: “Sono venuta dal Ruanda. Avevo cinque figli, e sono stati tutti uccisi davanti ai miei occhi. Ho perdonato”. Stamattina ho visitato la tomba di padre [Jerzy] Popiełuszko [padre Jerzy Popiełuszko era una sacerdote polacco che a causa della sua associazione al movimento Solidarność è stato assassinato dagli agenti del Governo polacco dell’epoca nel 1984. È stato riconosciuto come martire ed è stato beatificato nel 2010]. Un grande quadro di sua madre è appeso nel museo dedicato a questo martire-sacerdote. Cos’ha fatto questa donna? Ha perdonato immediatamente gli assassini di suo figlio. Perché? Perché voleva essere libera.
Una persona incapace di perdonare (come la maggior parte delle persone) non sarà mai libera. Io, come cristiano praticante, sono stato aiutato dalla grazia dello Spirito Santo.
Lei ha perdonato il suo abusatore da bambino!
Avevo 11 anni. Non me lo aspettavo affatto. Stavo ascoltando padre Allaz predicare; ho visto delle persone commuoversi e ho pensato: “Questo maiale ora parla così splendidamente di Santa Maria, e tra qualche minuto mi violenterà”. Ho pensato che dovessero esserci due persone in lui – un bravo sacerdote e un uomo malato. L’ho perdonato con la grazia. Non me ne sono mai pentito.
Il mio perdono oggi è lo stesso di allora. Ho capito che se non fossi stato violentato e ferito forse avrei potuto ferire altre persone. Non avrei cambiato la mia vita, neanche uno iota! Ora sono libero.
Il perdono libera ma non cancella i ricordi. Non è amareggiato e arrabbiato quando ripensa a quel periodo?
Le violenze sono durate quattro anni, per un totale di circa 200 episodi. Padre Allaz ha scattato delle fotografie pornografiche che mi ritraevano. È vero che perdonare è una cosa e dimenticare è un’altra. Ho incontrato circa cento vittime di padre Allaz; sette di loro si sono tolte la vita. Io sono vulnerabile e fragile, ma testimonio per conto di chi non riesc a parlare.
La maggior parte degli stupratori non fa parte della Chiesa, e quindi non capisco perché la Chiesa non dovrebbe rimuovere i pedofili dai suoi ranghi una volta per tutte. In Svizzera, il Paese da cui provengo, è una cosa nuova. Commissioni speciali sono in azione solo da poco tempo. Il pubblico generale è stato ben informato, ma ci sono pochissime denunce. Perché? È estremamente difficile parlarne. La gente non riesce a sopportare il peso di questa cosa. Cosa posso fare nella mia vita? Prego per i pedofili. Prego perché ammettano che sbagliano e si fermino. È molto difficile, però, quando si ha un comportamento dipendente dal sesso.
Molte persone stuprate da sacerdoti pedofili non solo perdono la propria fede, ma diventano nemici della Chiesa. Lei ha invece mantenuto la fede. Come ci è riuscito?
È difficile da capire per la maggior parte delle persone. Ci sono organizzazioni per le vittime di abusi sessuali. Un mese fa è stata istituita una federazione mondiale. L’ho contattata. Non c’è un unico cristiano lì, quindi non capiscono affatto il mio libro. Credono che la Chiesa mi abbia pagato, perché il mio messaggio si adatta alla visione del Papa. Dopo che il mio libro è stato pubblicato in varie lingue sono diventato riconoscibile, ma per me non è un problema. È un bene perché posso offrire la mia testimonianza.
C’è un problema maggiore con le vittime degli abusi sessuali quando l’abusatore è un membro della famiglia. Queste persone non parleranno dei loro problemi perché temono che la famiglia le respinga. La Chiesa, invece, non respinge le vittime, ma si prende cura di loro. Ci sono due modi per affrontare la situazione: o la vittime restano tali o voltano pagina e vanno avanti. Io ho scelto la seconda opzione.
Quando pensa che i confratelli di padre Allaz potrebbero aver sospettato che fosse un pedofilo ma abbiano fatto finta di niente quando si chiudeva nella sua cella non si infuria? O quando all’inizio gli ufficiali della Chiesa hanno fatto poco per risolvere il problema non ha avuto problemi con la sua fede?
Padre Allaz era ben consapevole di quello che stava facendo, e i suoi confratelli lo sospettavano. Una vola il sacerdote portiere ruppe il vetro della porta gridando: “Stai violentando un bambino, fermati!” Padre Joel replicò senza scomporsi: “Stai zitto, o ti farò cacciare dall’ordine”. Cosa doveva fare?
Prendiamo ad esempio le situazioni di abusi in famiglia. Pensate che la ragazzina abusata dal padre ne parlerà al fratello o alla madre? Anche i miei fratelli sono stati abusati, ma io l’ho saputo per caso anni dopo.
Vengo avvicinato da molte donne che hanno subìto abusi dagli zii o dai nonni e non sanno se sono fatte per il matrimonio. Cosa pensano le persona che hanno avuto questa esperienza della sessualità? Sono piene di ansia e pensano che sia qualcosa di sporco.
Io mi sono sposato a 37 anni. Quando ho incontrato la mia futura moglie le ho detto che ero stato violentato da piccolo. Mi ha chiesto se anch’io ero un violentatore. Ho risposto che ovviamente non lo ero. Mi ha chiesto di andare da uno psichiatra, cosa che ho fatto. Ricordo quanto avessi paura nel momento del primo contatto sessuale con mia moglie. Temevo di farle male o di fare qualcosa di sbagliato. È una cosa che ti rovina davvero la vita.
Lei non solo ha perdonato il suo stupratore, ma lo ha anche incontrato faccia a faccia. Quanto è stato difficile?
Non volevo incontrarlo. Il mio psichiatra ha cercato di farmi cambiare idea. Dall’altro lato, volevo che nel libro parlasse. Quando ho letto ciò che aveva scritto mi sono detto: “Che pover’uomo! È più miserabile di me!” Sono andato al monastero in cui si trovava. Ho guardato i monaci, cercando il mio stupratore. Ricordavo un uomo robusto sui 160 kg, e invece ho visto un vecchio curvo e fragile che camminava con l’aiuto di un deambulatore. Non lo riconoscevo.
Mi sono presentato. Non mi ha riconosciuto neanche lui. Poi ha studiato attentamente il mio volto. Gli ho offerto del cioccolato, gli ho dato un album su Friburgo e ho detto: “Se vuole venire in Paradiso con me deve chiedere perdono”. Ha iniziato a piangere. L’ho abbracciato e me ne sono andato. Non mi ha fatto alcuna impressione. È questa la grazia che ho ricevuto.
In che modo l’abuso che ha subito nell’infanzia ha influenzato la sua vita? Anni di psicoterapia, duro lavoro… Si sente un po’ come Giobbe, che dopo le sue prove e tribolazioni non ha mai abbandonato la fede?
(Daniel sorride) Penso di potermi collegare meglio a Maria Maddalena. Voglio scrivere un libro su di lei! Era una prostituta e ha incontrato Gesù. Lo ha accompagnato per tre anni. Quando Gesù è risorto dai morti, avrebbe potuto apparire a Sua Madre o ai discepoli, ma ha scelto che fosse lei la prima persona a vederlo dopo la Resurrezione. Maria Maddalena può fare molto per gli afflitti, soprattutto per le vittime di abusi sessuali.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]