La figlia della donna cristiana pachistana condannata a morte per blasfermia ha consegnato un simbolico “dono” da parte di sua madre
«Voglio pregare insieme al Santo Padre per la liberazione di mia madre e, se possibile, voglio dargli un bacio da parte sua e delle mie sorelle». Sono le parole di Eisham Ashiq, la figlia più piccola di Asia Bibi, la donna pachistana cristiana da oltre tremila giorni in carcere, condannata a morte per blasfemia.
Eisham, insieme a suo padre Ashiq Masih è in Italia per incontrare in un’udienza privata Papa Francesco e partecipare all’iniziativa del 24 febbraio promossa da Aiuto alla Chiesa che Soffre in memoria delle vittime di persecuzioni religiose.
“Mi sento incompleta senza mia madre”
Dei suoi 18 anni, Eisham ne ha passati con la mamma solo la metà. «Mi sento incompleta senza mia madre – ha detto la ragazza – Ci sono molte cose da donna e da giovane ragazza di cui mi posso confidare solo con lei. Anche se mio padre cerca di essere allo stesso tempo sia padre sia madre. Ma quello che è una mamma per una giovane ragazza può esserlo solo una mamma» (Avvenire, 23 febbraio).
Un “grazie” alla comunità internazionale
Il marito di Asia, Ashiq, ha raccontato l’ultimo incontro con la donna, pochi giorni prima della partenza per l’Italia. Le visite in carcere sono concesse solo una volta al mese per un quarto d’ora. «L’ultima è stata il 17 febbraio – ha detto l’uomo – Mia moglie sa di questo evento e mi ha chiesto di ringraziare la comunità internazionale per la sensibilità e chiede a tutti quanti di pregare per lei».
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L’ultimo atto del processo
Quanto al processo, è stato presentato «appello alla Corte suprema del Pakistan. Speriamo che presto possa esserci un’udienza, anche se c’è un continuo rimando. Se non c’è la volontà di risolvere il caso, i tempi giuridici diventeranno molto lunghi». Si tratta del terzo e definitivo grado di giudizio dopo la condanna in tribunale confermata in appello. La speranza dei legali è che l’udienza possa essere fissata prima di Pasqua (In Terris, 23 febbraio).
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Il perdono di Rebecca
Non solo la famiglia di Asia Bibi. Papa Francesco riceverà anche Rebecca Bitrus, cristiana nigeriana per due anni prigioniera di Boko Haram. «Sono molto contenta di questa opportunità – ha raccontato ai giornalisti che le chiedevano se avrebbe incontrato il pontefice – Gli racconterò la mia storia, le nostre difficoltà ma anche gli sforzi che sta facendo la Chiesa sulla via del dialogo e della pacificazione».
Alla domanda se sia possibile perdonare chi l’ha privata della libertà per due anni e le ha inflitto violenze di ogni genere, solo a causa della fede, Rebecca ha risposto: «Ho perdonato, completamente, dal profondo del cuore».
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