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Caro Papa Francesco, che colpa abbiamo noi se siamo orfani?

PAPIEŻ FRANCISZEK Z MŁODYMI

CPP / Polaris/East News

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 19/02/18

Il pontefice risponde a sei scottanti domande di ragazzi romeni ospitati in un orfanotrofio. E ad uno di loro, rifiutato dalla madre, ammette: mi fai piangere!

Il 4 gennaio scorso, Papa Francesco ha ricevuto in Udienza un gruppo di ragazzi romeni ospiti di un orfanotrofio, aiutati dalla ONG “FDP protagonisti nell’educazione”, che opera da anni in Romania.

I ragazzi hanno posto alcune domande molto scottanti al pontefice. Il portale del Vaticano (19 febbraio) riporta le risposte di Bergoglio.

In chiesa pur sapendo di aver commesso peccati

Prima domanda: Perché la vita è così difficile e tra noi amici litighiamo spesso? E ci imbrogliamo? Voi preti ci dite di andare in Chiesa, ma immediatamente quando usciamo sbagliamo e commettiamo peccati. Allora perché sono entrato in Chiesa? Se io considero che Dio è nel mio animo, perché è importante andare in Chiesa?

Papa Francesco:I tuoi “perché?” hanno una risposta: è il peccato, l’egoismo umano: per questo – come dici tu – “litighiamo spesso”, “ci facciamo del male, ci imbrogliamo”. Tu stesso lo hai riconosciuto, che anche se andiamo in Chiesa, poi sbagliamo ancora, rimaniamo sempre peccatori. E allora giustamente tu ti domandi: a cosa serve andare in chiesa? Serve a metterci davanti a Dio cosi come siamo, senza “truccarci”, cosi come siamo davanti a Dio, senza trucco. A dire: “Eccomi, signore, sono peccatore e ti chiedo perdono. Abbi pietà di me”. Se io vado in chiesa per far finta di essere una buona persona questo non serve. Se vado in chiesa perché mi piace sentire la musica o anche perché mi sento bene non serve. Serve se all’inizio, quando io entro in chiesa, posso dire: “Eccomi Signore. Tu mi ami e io sono peccatore. Abbi pietà di noi. Gesù ci dice che se facciamo così, torniamo a casa perdonati. Accarezzati da Lui, più amati da Lui sentendo questa carezza, questo amore. Così piano piano Dio trasforma il nostro cuore con la sua misericordia, e trasforma anche la nostra vita. Non restiamo sempre uguali, ma veniamo “lavorati”. Dio ci lavora il cuore, è Lui, e noi siamo lavorati come l’argilla nelle mani del vasaio; e l’amore di Dio prende il posto del nostro egoismo. Ecco perché credo che è importante andare in chiesa: non solo guardare Dio, lasciarsi guardare da Lui. Questo penso. Grazie.


POPE Audience

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Bambini ammalati e genitori fragili

Seconda domanda: Perché ci sono dei genitori che amano i bambini sani e invece quelli malati o con problemi no?

Papa Francesco: La tua domanda riguarda i genitori, il loro atteggiamento davanti ai bambini sani e a quelli malati. Ti direi questo: di fronte alle fragilità degli altri, come le malattie, ci sono alcuni adulti che sono più deboli, non hanno la forza sufficiente per sopportare le fragilità. E questo perché loro stessi son fragili. Se io ho una grossa pietra, non posso appoggiarla sopra una scatola di cartone, perché la pietra schiaccia il cartone. Ci sono genitori che sono fragili. Non abbiate paura di dire questo, di pensare questo. Ci sono genitori che sono fragili, perché sono sempre uomini e donne con i loro limiti, i loro peccati e le fragilità che si portano dentro, e magari non hanno avuto la fortuna di essere aiutati quando loro erano piccoli. E così con quelle fragilità vanno avanti nella vita perché non sono stati aiutati, non hanno avuto l’opportunità che abbiamo avuto noi di trovare una persona amica che ci prenda per mano e ci insegni a crescere e a farci forti per vincere quella fragilità. E’ difficile ricevere aiuto dai genitori fragili e a volte siamo noi che dobbiamo aiutarli. Invece di rimproverare la vita perché mi ha dato genitori fragili e io non sono tanto fragile, perché non cambiare la cosa e dire grazie a Dio, grazie alla vita perché io posso aiutare la fragilità del genitore così che la pietra non schiacci la scatola di cartone. Sei d’accordo? Grazie.




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Il prete che condanna il bambino orfano

Terza domanda: L’anno scorso è morto uno dei nostri amici che sono rimasti in orfanotrofio. È morto nella Settimana santa, il Giovedì santo. Un prete ortodosso ci ha detto che è morto peccatore e per questo non andrà in Paradiso. Io non credo che sia così.

Papa Francesco: Forse quel prete non sapeva quello che diceva, forse quel giorno quel prete non stava bene, aveva qualcosa nel cuore che l’ha fatto rispondere cosi. Nessuno di noi può dire che una persona non è andata in cielo. Ti dico una cosa che forse ti stupisce: neppure di Giuda possiamo dirlo. scritta. Tu hai ricordato il vostro amico che è morto. E hai ricordato che è morto il Giovedì santo. Mi sembra molto strano quello che hai sentito dire da quel sacerdote, bisognerebbe capire meglio, forse non è stato capito bene… Comunque io ti dico che Dio vuole portarci tutti in paradiso, nessuno escluso, e che nella Settimana santa noi celebriamo proprio questo: la Passione di Gesù, che come Buon Pastore ha dato la sua vita per noi, che siamo le sue pecorelle. E se una pecorella è smarrita, Lui la va a cercare finché non la ritrova. E’ così. Dio se ne sta seduto, Lui va, come ci fa vedere il Vangelo: Lui è sempre in cammino per trovare quella pecorella, e non si spaventa quando ci trova, anche se siamo in uno stato di grande fragilità, se siamo sporchi di peccati, se siamo abbandonati da tutto e dalla vita, Lui ci abbraccia e ci bacia. Poteva non venire ma è venuto per noi il Buon Pastore. E se una pecorella è smarrita, quando la trova se la mette sulle spalle e pieno di gioia la riporta a casa. Io posso dirti una cosa: sono sicuro, conoscendo Gesù, sono sicuro che questo è ciò che in quella Settimana santa il Signore ha fatto con il vostro amico.




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Un “sacrificio” prima della guarigione

Quarta domanda: Perché noi abbiamo avuto questa sorte? Perché? Che senso ha?

Papa Francesco: Sai, ci sono “perché?” che non hanno risposta. Per esempio: perché soffrono i bambini? Chi può rispondere a questo? Nessuno. Il tuo “perché?” è uno di quelli che non hanno una risposta umana, ma solo divina. Non so dirti perché tu hai avuto “questa sorte”. Non sappiamo il “perché” nel senso del motivo. Cosa ho fatto di male per avere questa sorte? Non lo sappiamo. Ma sappiamo il “perché” nel senso del fine che Dio vuole dare alla tua sorte, e il fine è la guarigione – il Signore guarisce sempre – la guarigione e la vita. Lo dice Gesù nel Vangelo quando incontra un uomo cieco dalla nascita. E questo si domandava sicuramente: “Ma perché io sono nato cieco?”. I discepoli chiedono a Gesù: “Perché è così? Per colpa sua o dei suoi genitori?”. E Gesù risponde: “No, non è colpa sua né dei suoi genitori, ma è così perché si manifestino il lui le opere di Dio” (cfr Gv 9,1-3). Vuol dire che Dio, davanti a tante situazioni brutte in cui noi possiamo trovarci fin da piccoli, vuole guarirle, risanarle, vuole portare vita dove c’è morte. Questo fa Gesù, e questo fanno anche i cristiani che sono veramente uniti a Gesù. Voi lo avete sperimentato. Il “perché” è un incontro che guarisce dal dolore, dalla malattia, dalla sofferenza, e dà l’abbraccio della guarigione. Ma è un “perché” per il dopo, all’inizio non si può sapere. Io non so il “perché”, non posso neppure pensarlo; so che quei “perché?” non hanno risposta. Ma se voi avete sperimentato l’incontro con il Signore, con Gesù che guarisce, che guarisce con un abbraccio, con le carezze, con l’amore, allora, dopo tutto il male che potete aver vissuto, alla fine avete trovato questo. Ecco “perché”.




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La ragazza-madre a cui è stata tolta la figlia

Quinta domanda: Succede che mi sento sola e non so che senso abbia la mia vita. La mia bambina è in affido e alcune persone mi giudicano che non sono una buona mamma. Invece io credo che mia figlia stia bene e che ho deciso correttamente anche perché ci vediamo spesso.

Papa Francesco: Sono d’accordo con te che l’affido può essere un aiuto in certe situazioni difficili. L’importante è che tutto sia fatto con amore, con cura per le persone, con grande rispetto. Capisco che spesso ti senti sola. Ti consiglio di non chiuderti, di cercare la compagnia della comunità cristiana: Gesù è venuto a formare una nuova famiglia, la sua famiglia, dove nessuno è solo e siamo tutti fratelli e sorelle, figli del nostro Padre del cielo e della Madre che Gesù ci ha dato, la Vergine Maria. E nella famiglia della Chiesa possiamo ritrovarci tutti, guarendo le nostre ferite e superando i vuoti d’amore che spesso ci sono nelle nostre famiglie umane. Tu stessa hai detto che credi che tua figlia stia bene nella Casa-famiglia anche perché tu sai che lì ci tengono alla bambina e anche a te. E poi hai detto: “Ci vediamo spesso”. A volte la comunità dei fratelli e delle sorelle cristiani ci aiuta così. Affidarsi l’uno all’altro. Non solo i bambini. Quando uno sente qualcosa al cuore si affida all’amica, all’amico e fa uscire dal cuore quel dolore. Affidarsi fraternamente gli uni agli altri, questo è bellissimo e questo lo ha insegnato Gesù. Grazie.




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Il ragazzo rifiutato dalla madre

Sesta domanda: Quando avevo due mesi di vita mia mamma mi ha abbandonato in un orfanotrofio. A 21 anni ho cercato mia madre e sono rimasto con lei 2 settimane ma non si comportava bene con me e quindi me ne sono andato. Mio papà è morto. Che colpa ho io se lei non mi vuole? Perché lei non mi accetta?

Papa Francesco: Questa domanda l’ho capita bene perché l’hai detta in italiano. Voglio essere sincero con te. Quando ho letto la tua domanda, prima di dare le istruzioni per fare il discorso, ho pianto. Ti sono stato vicino con un paio di lacrime. Perché non so, mi hai dato tanto; gli altri pure, ma tu mi hai preso forse con le difese basse. Quando si parla della mamma sempre c’è qualcosa… e in quel momento mi hai fatto piangere. Il tuo “perché?” assomiglia alla seconda domanda, sui genitori. Non è questione di colpa, è questione di grandi fragilità degli adulti, dovute nel vostro caso a tanta miseria, a tante ingiustizie sociali che schiacciano i piccoli e i poveri, e anche a tanta povertà spirituale. Sì, la povertà spirituale indurisce i cuori e provoca quello che sembra impossibile, che una madre abbandoni il proprio figlio: questo è il frutto della miseria materiale e spirituale, frutto di un sistema sociale sbagliato, disumano, che indurisce i cuori, che fa sbagliare, fa sì che noi non troviamo la strada giusta. Ma sai, questo richiederà tempo: tu hai cercato una cosa più profonda del suo cuore. Tua mamma ti ama ma non sa come farlo, non sa come esprimerlo. Non può perché la vita è dura, è ingiusta. E quell’amore che è chiuso in lei non sa come dirlo e come accarezzarti. Ti prometto di pregare perché un giorno possa farti vedere quell’amore. Non essere scettico, abbi speranza.

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