separateurCreated with Sketch.

I figli come arrivano, arrivano!

whatsappfacebooktwitter-xemailnative
MIENMIUAIF - MIA MOGLIE ED IO - pubblicato il 19/02/18
whatsappfacebooktwitter-xemailnative

Sembra un’ovvietà e invece è di vitale importanza che lo capiamo davvero: i figli non ce li scegliamo. Ma possiamo decidere come accoglierli!

di Marcella Manghi (prossima autrice UOMOVIVO con il suo – ancora per poco – inedito “Mamma Mongolfiera”

Tre giorni fa mi è capitato di essere svegliata per la colazione da una hostess in volo. Erano le 6.15. La colazione sull’aereo è molto particolare, perché a differenza di tutte le altre (a casa, al bar, in hotel) non scegli tu cosa mangiare.

Puoi scegliere solo tè o caffè. Abbasso il tavolinetto. Come su ogni prevedibile vassoio, qualcosa mi piace, qualcosa no, qualcos’altro me lo farò piacere. Il cibo a sorpresa mi rimanda ai figli, non ai miei in particolare, ai figli in genere: che a un certo punto della vita ti arrivano come arrivano e tu ti arrangi, che il loro carattere ti piaccia o no.



Leggi anche:
“Cosa avete fatto stamattina a scuola?”, “Niente”

Non scegli che uno sia acido come yogurt, o l’altro più dolce del pancake, e comunque sempre un po’ di plastica. Tu però puoi ancora scegliere cosa bere di caldo. Tea or coffee. Che sia caldo però è davvero importante, perché l’alta temperatura tende a compensare il saporaccio.

L’hostess arriva con le bevande e io gagliarda pronuncio “Coffee please”. Lei afferra il thermos e via che lo inclina giù con tutta la rotazione di polso da campionessa di tennis: è l’ultimo sorso del contenitore. “You are lucky, it’s the last one!”. Ci crede veramente.

Io esamino il liquidaccio freddo scendere e rimugino: ecco, è toccato proprio a me, l’ultimo goccio. Ultimo, tiepido, rinvenuto. Blah. Il mio vicino di posto invece ha preso il tè e la caraffa da cui è sceso era quasi piena. A colpi di acqua calda, ha divorato tutto quello che aveva davanti alla vaschetta, omelette ai funghi compresa.



Leggi anche:
Un metodo infallibile per ridurre a zero l’inquinamento acustico familiare

È stato lì che ho pensato che quello che fa la differenza nel diventare genitore non è tanto quello che ti portano, ma è come tu lo accogli. Padri e madri, principianti e navigati, al primo volo di cicogna e frequent flyer: i figli son serviti. Fino a quando ci ritireranno il vassoio e sarà ora di lasciarli andare.

Articolo già uscito su Italians (Corriere)

 

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE