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Sospeso il prete che “curava” con gli esorcismi una ragazza con gravi problemi psichici

Don Michele Barone

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/02/18

Don Michele Barone, parroco nel casertano, era stato già diffidato dal vescovo

E’ stato sospeso per un anno don Michele Barone, il prete di Casapesenna, in provincia di Caserta, accusato di curare con l’esorcismo una ragazzina di 13 anni con gravi problemi psichici.

Lo ha disposto il vescovo della diocesi di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, dopo aver informato della decisone anche i suoi confratellidel Tempio “Mia Madonna Mia Salvezza” di Casapesenna, dove don Michele svolge la sua attività religiosa dal 14 maggio del 2000 (La Repubblica, 16 febbraio).

Il decreto di sospensione

«Dalla data odierna, per la durata di un anno –è scritto nel decreto di sospensione del vescovo –revoco al summenzionato sacerdote, entro il territorio di questa Diocesi: la Facoltà di celebrare in pubblico sacramenti o sacramentali, in specie di celebrare la Santa Messa;la Facoltà di ascoltare le confessioni (can. 974, § I ); la Facoltà di predicare, in Chiese e Oratori (can. 764) o in occasione di riunioni di fedeli».


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“Aveva già avuto numerosi richiami…”

Il provvedimento di sospensione è stato adottato perché il caso di don Michele Barone – scrive monsignor Spinillo – «è stato fonte di grave turbativa presso i fedeli a ragione della pratica di strane preghiere di esorcismi da lui compiuti nei confronti di minori e di persone da lui definite “possedute”; il summenzionato Sacerdote, dopo numerosi inviti e richiami personalmente condotti, in data 19 dicembre dell’anno 2017, alla presenza di altri sacerdoti della Diocesi è stato ammonito canonicamente, e gli è stato proibito di praticare preghiere di guarigione e di esorcismi e, contemporaneamente, è stato invitato a ravvedersi da tali comportamenti e a intraprendere un serio cammino di revisione».

“Vietati gli esorcismi sugli ossessi

Nonostante l’ammonizione, aggiunge il vescovo, don Michele «ha continuato a praticare preghiere di esorcismo particolarmente nei confronti di una ragazza minorenne e con serie problematiche personali;ha tenuto comportamenti inadeguati allo stato sacerdotale ex cann. 273 CJC, che sancisce che “I chierici sono tenuti all’obbligo speciale di prestare rispetto e obbedienza al Sommo Pontefice e al proprio Ordinario”, e del can. 1172, § 1 CJC, che vieta a chiunque di compiere esorcismi sugli ossessi, se non abbia ottenuto una speciale ed espressa licenza dell’Ordinario del luogo».




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Le Iene

La vicenda, che coinvolge una famiglia che abita nella cittadina di Casapesenna, è stata portata alla luce dal programma televisivo “LeIene, andato in ondamercoledì 14 febbraio sui canali Mediaset. A raccontare tutta la storia alle “Iene” è stata la sorella più grande della ragazzina, Nicoletta.

Secondo il suo racconto, la piccola viene esorcizzata perché, per i genitori e per il sacerdote, è posseduta dai demoni e la colpa di questa possessione sarebbe da attribuire all’omosessualità di Nicoletta. Da qui la decisione di fare un esposto alla polizia. Ma ecco che entra nella vicenda anche un ispettore di polizia che invita la ragazza a ritirare la denuncia.

Sulla vicenda anche la Procura della Repubblica di Napoli Nord ha aperto una fascicolo, e ora sta lavorando in stretto contatto conil Tribunale per i minorenni.

“Informazione sbagliata sulla vicenda”

Rispetto all’intervista de “Le Iene“, però, la Curia sostiene che sarebbero stati evidenziati solo alcuni passaggi, dando così, «un’informazione approssimativa e sbagliata della vicenda che invece, da tempo, sarebbe stata all’attenzione del pastore» (Pupia Tv, 18 febbraio).

Il vescovo, in un’altra nota, rincara: «Per evidenti esigenze di montaggio, non è stato ripreso interamente quanto da me detto all’intervistatore. Posso dire di aver dichiarato che non avevo chiesto di ritirare l’esposto e che la frase riportata aveva il senso di tentare una forma di dialogo tra la figlia ed i genitori allo scopo di riportarli ad una più realistica valutazione circa le cure da offrire alla figlia più piccola» (Avvenire, 18 febbraio).

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