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Non lasciare che la timidezza ti impedisca di offrirti a Dio!

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Paola Belletti - pubblicato il 16/02/18

Siamo solo al primo sabato del cammino che ci porterà alla Pasqua. Da noi si dice “sei lungo come una Quaresima”, per intendersi. Potrei continuare a demotivarmi.

Invece penso che, come Matteo che un attimo prima era concentrato a contare i soldi e segnare versamenti, debiti, nomi, cifre, e un attimo dopo era un Suo discepolo, mi alzerò, lascerò tutto e Lo seguirò.
E non è una metafora. Un mistero è una cosa reale; non un’immagine che allude. Ecco allora che nel mistero della Chiesa che è il Suo Corpo io oggi posso davvero sentire posarsi su di me e i miei piccoli affari lo sguardo di Gesù. Se alzo gli occhi vedo il suo indice che punta verso di me, non ci sono dubbi. E se tendo l’orecchio sentirò lo stesso comando, non un caloroso invito, né uno spunto di riflessione, né una frase ispirante: Seguimi.
Conviene da seduti diventare ritti e muovere veloci i passi dietro a Lui. Gesù ha fama di grande camminatore. Conviene lasciare indietro tutto e non per essere bravi, piuttosto per essere furbi: si procede più spediti, senza inutili pesi. E non servono bottiglie zeppe d’acqua se procediamo lungo il corso del fiume, se sappiamo sempre dove si trova la fonte.

San Matteo, quello dipinto dal Caravaggio nella sua magnifica tela, prima di alzarsi in piedi ha levato lo sguardo. Per levarlo in alto e su Altro ha dovuto levarlo, toglierlo dai soldi, dai conti, da chi lo circondava. E anche lavarlo!




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Avranno riso di lui? Può essere. Sappiamo con certezza che Gesù è stato criticato con molesta insistenza per il suo accompagnarsi a pubblicani e peccatori, a prostitute e rozzi galilei che non si purificavano prima dei pasti come prescriveva la Legge. Avranno additato, ridacchiando o scuotendo teste e lunghe frange, anche Matteo. Se nel Vangelo non c’è significa che non è importante, significa che conta di più su cosa è andato a spostare e posare il proprio sguardo. Purificato? Certo. La compagnia, la frequentazione del Signore, l’imitazione della sue abitudini – preghiera in abbondanza, elemosina senza risparmio, digiuno eroico- avranno reso più pulita e splendente anche la lampada dell’occhio di Levi, l’esattore delle tasse. Questo fa il digiuno. Fa brontolare lo stomaco, pensare insistentemente a ciò che si è lasciato in dispensa, nei piatti, al ristorante ma soprattutto allarga il cuore, sposta la fame sul piano interiore e spirituale e purifica lo sguardo.

Allora da oggi faccio mio questo digiuno e questo movimento dei piedi e degli occhi: mi alzerò e andrò ad incontrare qualcuno che gli occhi ancora non vedono nella sua reale bellezza.

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