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5 cose che i mistici mi hanno insegnato sulla maternità

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Padre Lawrence Lew, O.P./Flickr

Christiana Peterson - pubblicato il 16/02/18

I mistici possono aiutarvi a vivere più semplicemente, ad abbandonare le insicurezze e ad essere una madre migliore per i vostri figli

Quando soffrivo di depressione post-partum ho cercato sollievo nella mistica cristiana come modo per trovare un linguaggio per esprimere le mie intense emozioni. Vivo in una comunità intenzionale in una fattoria – uno stile di vita che a volte può sembrare radicale. Visto che i mistici cristiani sembrano spesso indugiare sulle periferie della società, della religione e a volte perfino della salute emotiva, mi hanno dato una prospettiva sulla mia vita e le mie esperienze. Ecco cinque cose che ho imparato da questi mistici, perlopiù single e di clausura, nell’essere madre e nel prendermi cura della mia famiglia e della mia comunità:

1. Vivere in modo semplice è significativo

Dopo l’incontro con un lebbroso che gli ha cambiato la vita, San Francesco d’Assisi – cresciuto nell’agiatezza – ha dato via tutto ciò che possedeva. Come Francesco, molti mistici cristiani sono radicali nel loro modo di abbracciare la semplicità. Studiarli mi ha incoraggiata a trovare dei modi per vivere in modo più semplice. Rinunciare alle cose che sembrano importanti nella mia vita quotidiana può sembrare un fardello pesante, ma l’ironia è che meno ho più facilmente sono soddisfatta.

Al giorno d’oggi molta gente pensa che vivere in modo più semplice sia meglio per l’ambiente, per la salute emotiva e per estensione per chi vive in povertà nel mondo, ma la semplicità non deve voler dire per forza vivere in una casa senza elettricità (anche se alcuni amano farlo). Ci sono molti modi in cui ciascuno di noi può portare semplicità nella propria vita.

Un modo è l’elettronica. Ho scoperto che l’utilizzo dei social media e del mio smartphone ha il potenziale di farmi perdere interazioni importanti con i miei figli. Mio marito ed io abbiamo la regola per la quale il telefono non può mai essere portato a tavola, e a meno che non stia lavorando a qualcosa di urgente cerco di limitare l’uso del telefono e del computer quando i bambini tornano da scuola.

E il tempo che si risparmia vi permetterà di fare molte cose extra: il giardinaggio è un modo semplice e gratificante per aiutare voi e i vostri figli a capire meglio e ad apprezzare da dove viene il cibo che mangiate. Ripulire casa, dare via oggetti e vestiti superflui, non comprare cose di cui non si ha bisogno e che non si useranno, comprare nei negozi dell’usato… sono tutti primi passi verso la semplicità. Ma soprattutto, la semplicità implica un cambiamento di prospettiva che dica “Posso essere soddisfatto con meno e concentrarmi sulle cose immateriali che danno un senso alla mia vita”.

2. La sofferenza ci aiuta a crescere nella compassione

Molti mistici, come Margery Kempe e Giuliana di Norwich, hanno affrontato momenti difficili a livello emotivo. Anche i mistici più pii e devoti erano afflitti da tormenti spirituali, giornate no e dolore fisico e psicologico.

Quando lottavo con la mia ansia e la mia depressione, leggere del loro dolore mi ha aiutata ad affrontare il mio. Sapere che quelle donne dalla fede radicale hanno lottato con la salute emotiva mi ha fatta sentire meno sola. Lo stress emotivo fa parte della maternità, ma la depressione e l’ansia possono essere problemi a lungo termine che richiedono assistenza e farmaci. Sperimentare questo tipo di sofferenza mi ha insegnato che a volte dobbiamo ascoltare meglio noi stessi, il nostro corpo e il nostro cuore. Ci vuole coraggio per dire “Ho bisogno di aiuto”, e soffrire può essere un’esperienza di grande umiltà, che ci dà la compassione per il dolore altrui.

3. Praticare l’ospitalità autentica

Molti mistici hanno praticato l’ospitalità radicale, o come dice il mio amico e scrittore David Janzen “l’ospitalità che viene offerta a chi non può contraccambiare”. Che si trattasse di accettare persone in casa propria o nel proprio convento o monastero o di offrire lavoro e servizio ai bisognosi, i mistici erano ospitali.

Quando sono diventata moglie e madre non sapevo cucinare. Poco tempo dopo esserci trasferiti in una fattoria sono stata catapultata nelle gioie e nelle sfide dell’ospitare e cucinare per folti gruppi di persone nella mia piccola casa; all’epoca l’ospitalità significava servire i nostri pasti migliori e assicurarci che la casa fosse pulita al massimo. Più ospitavo, però, più capivo che che l’ospitalità non riguarda il fatto di avere belle stoviglie, gusti costosi o una casa pulita.

A volte siamo in grado di offrire ospitalità più autenticamente quando la gente viene a casa nostra quando non ci siamo preparati ad accoglierla. Quando mio figlio minore aveva solo pochi mesi, mi sono confusa con un appuntamento con un’amica, che è arrivata in un momento in cui non l’aspettavo. Sono rimasta imbarazzata perché la cucina non era pulita, il soggiorno era un disastro ed ero tutta spettinata. Quando mi sono scusata, la mia amica ha detto che era felice che fossi così reale. Penso che mi stesse dicendo che il nostro rapporto poteva approfondirsi un po’ per via del contesto di onestà in cui avveniva il nostro incontro.

L’ospitalità è più di invitare le persone a mangiare da noi; riguarda il fatto di offrire autenticamente agli altri i bei doni che abbiamo.

4. Essere generosi

Come San Francesco, molti mistici hanno dato via tutto ciò che avevano.

Caterina da Siena, a 16 anni, è entrata volontariamente come membro laico in un ordine religioso. Ha dato via quello che possedeva e ha condotto una vita ascetica. Come molti prima e dopo di lei, ha dedicato la sua vita a servire gli altri.

Molti di noi si sentono sfidati dalle richieste della vita familiare e lavorativa, ma dare tempo e denaro agli altri non deve implicare sempre un cambiamento drammatico. A volte la nostra generosità può applicarsi nei modi quotidiani e mondani in cui serviamo gli altri e ci prendiamo cura di loro.

5. Prendersi del tempo per stare da soli

Una delle cose che la maggior parte dei mistici ha in comune è la profonda vita di preghiera. Molti di loro sono vissuti in conventi di clausura concentrandosi sulla preghiera e sul silenzio. Thomas Merton, un monaco e mistico del XX secolo, ha scritto molto sulla solitudine e sulla preghiera contemplativa, credendo che la preghiera avesse il potere di aiutarci a vedere le cose con occhi nuovi: “La preghiera non ci rende ciechi nei confronti del mondo, ma trasforma la nostra visione del mondo e ci fa vedere il mondo stesso, tutti gli uomini e tutta la storia dell’umanità alla luce di Dio”. Anche i mistici che avevano una famiglia ritenevano la preghiera un mezzo fondamentale per sperimentare Dio e avere un rapporto con Lui.

La maggior parte dei genitori con figli piccoli riderebbe all’idea di avere del tempo per sé, che sembra quasi impossibile. La solitudine può però aiutare davvero i genitori stressati ad affrontare la vita quotidiana in modi più sani e significativi. La solitudine non è lo stesso che stare da soli o in un posto tranquillo. Anche se stare venti minuti a guardare la televisione o a leggere può fare un gran bene, la vera solitudine implica un momento di calma ricco, profondo e intenzionale, trascorso in preghiera o in meditazione. Bastano 10 o 20 minuti al giorno, e molti studi dicono che la preghiera e la meditazione sono essenziali per una migliore salute mentale e fisica.

E allora come trovare il tempo per la solitudine? All’inizio può essere necessario sottrarlo ad altro, come dormire o navigare in Internet. E per molti di noi trovare qualcuno che si prenda cura dei bambini in quel momento è molto complicato. Da quando ho reso però i 20 minuti di solitudine una priorità (e non lo faccio ogni giorno), la mia ansia è diminuita e riesco ad affrontare meglio la mia famiglia e la mia comunità con amore e pazienza. Un’altra lezione che ho imparato dai mistici cristiani e per la quale sono estremamente grata!

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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