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Beatrice Naso, bimba tutta amore (e non di pietra!) è morta ieri

BEATRICE NASO
Paola Belletti - Aleteia - pubblicato il 15/02/18

“Ha raggiunto la mamma Stefania” dicono i tanti che le hanno voluto bene, anche qualche personaggio famoso. Guardiamola davvero in faccia, la grande speranza cristiana e riportiamola nella vita di tutti i giorni. Cristo è davvero risorto!Anche i guerrieri meritano un po’ di tregua…”. E’ circa mezzogiorno del giorno di S.Valentino.

Questa frase la scrive una delle tantissime persone che hanno seguito, per mezzo della pagina Facebook a lei dedicata, Il mondo di Bea, la vicenda dolorosa sì ma carica di vita e gioia di Beatrice Naso, detta Bea.  Aveva toccato molti cuori, aveva incontrato tante persone, coi i suoi genitori, per dare e ricevere conforto. Nel settembre del 2013 avevano incontrato Papa Francesco, in Piazza S.Pietro. Un incontro breve e toccante, raccontano.

Alla sera di quello stesso giorno Beatrice muore. “E’ volata via”, scrive la zia Sara che ha animato per anni la pagina ma soprattutto la vita dell’amatissima nipote. E radica la sua speranza nella certezza che sia corsa ad abbracciare la sua mamma. Anche questo aveva dovuto patire: vedere soffrire e soccombere alla malattia l’amata mamma Stefania.

Beatrice era affetta da una terribile patologia, rarissima,  tuttora ignota. Nata apparentemente sana al termine di una gravidanza normale, fino ai 7 mesi di età non manifesterà nulla di insolito se non, col senno di poi, una certa rigidità alle manine.



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Ma quando facendole un massaggio la mamma Stefania scopre che la lieve pressione esercitata le ha provocato una frattura al polso la piccola Bea sarà sottoposta alla prima radiografia total body. Agli occhi increduli dei medici e a quelli addolorati dei genitori appariranno delle inspiegabili calcificazioni a tutte le articolazioni. Questo avrebbe comportato per lei di lì in avanti un progressivo e inarrestabile irrigidimento fino ad intrappolarla nel suo stesso corpicino. Ma “bambina di pietra” proprio no! Ai genitori non è mai andato giù questo ignobile epiteto. Soprattutto perché vedevano con molta chiarezza la guizzante vitalità degli occhietti di loro figlia e la sorgente di amore che fluiva verso e dal suo cuoricino.

La mamma Stefania, che aveva rinunciato al lavoro per dedicarsi alla cura e all’amore per la figlioletta, è già morta. Solo sei mesi fa all’età di 35 anni  un tumore “se l’è portata via”, diceva la stampa e diciamo a volte noi pure, evitando con un pudore spesso ingiustificato la parola morte.



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Dove l’ha portata la morte? Tutto e tutti ronzano col pensiero che si fa domanda straziata intorno a questa domanda.

Nel giro di poche ore dall’aggravarsi delle sue condizioni anche Beatrice è deceduta. Non ha superato l’ennesima grave crisi respiratoria. Era ricoverata in rianimazione al Regina Margherita di Torino.

E i titoli di ieri sul termine della battaglia terrena della piccola guerriera riportano sempre quest tipo di espressioni: hai raggiunto la tua mamma. Siete in Paradiso, unite, proprio oggi nel giorno degli innamorati.

Chissà con quale e quanta fede diciamo, si dicono, queste parole!

Ma questi sono i momenti che più di altri rendono evidente e bruciante, come una marchiatura a fuoco fatta sulle carni vive, quanta fame di senso abbiamo noi, noi uomini. Proprio noi, creature predilette dell’Onnipotente.

E forse rischiamo di agganciare questa speranza in fretta, senza crederci fino in fondo. Mentre ricordarsi in ogni istante che siamo polvere, certo, ma infinitamente amati dal Signore e che Lui è proprio andato a preparaci un posto, un posto tutto per noi, cambierebbe in modo mirabile le nostre vite di tutti i giorni.

Ricordandoci di questo, facendone memoria continuamente, saremmo molto più calmi, razionali, carichi di gioia e certi, sebbene nel modo in parte oscuro della fede, che la nostra vita con tutto il suo carico di dolore (oh amici, quanto e come ci interroga sempre la sofferenza dei piccoli innocenti!) è salvata. Che davvero il Paradiso esiste e che il più Forte lo ha spalancato di nuovo e definitivamente per tutti noi.

Come non essere certi che un’anima innocente, sigillata in un corpicino dolente, una bimba che ha patito tanto, non sia proprio lì, ora?

Il commento su Facebook che invocava una tregua per Bea la combattente era preceduto da un onesto, straziante aut aut:

“che tu ne possa uscire forte, se no che Stefania si prenda cura di te come solo il cuore di una mamma sa fare”

E questo, sempre nella visione alla quale una fede retta fa accedere, è un ragionamento pieno di senso e bontà e non una sortita carica di sentimento impotente come spesso ci accade di fare di fronte alla morte e alla sofferenza che non sappiamo più leggere.



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Stefania, se già ha compiuto per intero il suo cammino di salvezza (non possiamo naturalmente sapere nulla in proposito ma abbiamo il grave dovere di pregare per lei che pure già ha patito tanto nella sua vita terrena), da mamma che ama in un modo superiore perché oltre i limiti del tempo e dello spazio, nella condizione che possiamo augurarci per lei di comunione dei santi (anche le anime del Purgatorio sono sante!) non può che avere collaborato al bene della sua bimba. E il bene, non un certo bene, ma il bene massimo per ognuno di noi, fiori di campo nel prato piuttosto accidentato della vita terrena, è di rifiorire in eterno, una volta strappati alla zolla, e non di evitare di appassire, camuffando il nostro sfiorire con disperati stratagemmi.

Se sono rose avranno spine e sfioriranno. Ma per finire in un altro Giardino a spandere profumo per sempre!

Cara piccola Beatrice, con una promessa così bella dentro il tuo nome, ora che ancora di più puoi, prega tanto per noi perché non perdiamo mai di vista la Pasqua che ci aspetta e attraversiamo con coraggio tutte le nostre benefiche quaresime.

E pensando al tuo papà che adesso ha perso anche te, già suo malgrado familiare col patire perché ha dovuto lasciare andare oltre la morte da poco la tua cara mamma, preghiamo che non gli manchi il sostegno e la vicinanza fattiva di tante persone e che dal cielo gli piova abbondante, una dolce, segreta consolazione cantata col timbro delle vostre due voci.

 

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