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Se volete fare una cosa sola in Quaresima, ricordate la vostra morte

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Suor Theresa Aleteia Noble - pubblicato il 14/02/18

Non prestarvi attenzione non la farà scomparire

Un Salvatore che rende semplicemente la nostra vita più facile è un balsamo e un conforto, ma un Salvatore che ci giudica alla fine della nostra vita e ci salva dalla morte è una figura più intensa. Non è facile integrare Gesù in una vita distratta.

È forse per questo che la pratica spirituale di ricordare la propria morte non è popolare.




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Nella cultura contemporanea, apparentemente ci si concentra poco sulla fine della propria vita. Anche per molti fedeli il cristianesimo è diventato una via per una maggiore semplicità, per un maggior conforto. Alcuni non tollerano l’idea che le vie di Dio non siano le nostre (cfr. Isaia 55, 8-9). Rifiutano di arrendere la propria vita – soprattutto le loro opinioni, i loro progetti e i loro desideri – a Dio.

Al giorno d’oggi la gente non sopporta il mistero. Tutto ciò che implica il disagio dell’oscurità non è accolto positivamente. La morte è tra le cose che la società moderna rifiuta. La morte circonda e si infiltra in buona parte della cultura moderna, ma viene affrontata solo di tanto in tanto e se ne parla raramente, e quando questo accade viene spesso minimizzata e ridotta alle realtà materiali.

La morte non è un argomento popolare neanche tra le persone religiose, la cui vita dovrebbe essere protesta verso il cielo (cfr. Filippesi 3, 13). Altri aspetti della fede vengono spesso enfatizzati, mentre la morte è considerata qualcosa da affrontare alla fine dell’esistenza. La morte è uno spettro spaventoso, un paradosso accecante e un abisso che terrorizza. Non stupisce che la gente voglia ignorarla. Ma non prestarle attenzione non la farà scomparire.

I cristiani in particolare sono chiamati a meditare sulla morte – forse la realtà più terrificante dell’esistenza umana –, non perché gli esseri umani abbiano in sé la capacità di vincerla, ma perché abbiamo un Salvatore.

Il libro del Siracide incoraggia la pratica spirituale fondamentale di ricordare la propria morte: “In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato” (7, 36). San Benedetto considerava questa pratica così importante da includerla nella sua Regola per i monasteri, scritta nel VI secolo: “Prospettarsi sempre la possibilità della morte” (4.47). L’Imitazione di Cristo – forse il classico cristiano più letto dopo la Bibbia – include un’intera sezione dedicata all’importanza di meditare sulla propria morte.

È legittimo che molta gente tema di inserire la pratica del ricordare la morte nella propria vita, ma la paura di meditare sulla morte impedisce di perdere la paura di morire. I Padri della Chiesa delle origini ritenevano la meditazione sulla morte necessaria per pensare ad essa in modo cristiano. La fede cristiana non significa niente se non influisce sul modo in cui si vede la morte. Cristo ha trasformato la morte! La morte per il cristiano non è annichilimento o disperazione, ma piuttosto un passo per andare tra le braccia amorevoli di un Salvatore.

La Quaresima è il momento perfetto per avviare la pratica di ricordare la propria morte. Il Mercoledì delle Ceneri concentra la nostra attenzione sulla morte quando ci viene tracciata sulla fronte la croce – lo strumento di morte diventato strumento della nostra salvezza. Le parole del sacerdote o del ministro sono ispirate a quelle che Dio ha detto ad Adamo ed Eva dopo il primo peccato: “Tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto” (Genesi 3, 19). In latino, la stessa frase è “Memento, homo quia pulvis es, et in pulverem reverteris”. Un modo più breve per dirlo è “Memento mori”, o “Ricorda la tua morte”. Queste due parole – “Memento mori” – illuminano tutto il periodo penitenziale della Quaresima.




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I cristiani hanno bisogno di un Salvatore perché siamo solo polvere. Abbiamo bisogno di un Salvatore perché l’unica persona che può salvarci dalla morte è Gesù Cristo, che è la Vita stessa. Nel periodo quaresimale, mentre meditiamo sui misteri centrali della fede, il mistero della morte – trasformata dalla Croce – è un ottimo punto di partenza.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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