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Sapete perché gli africani si confessano di più?

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Salvador Aragonés - pubblicato il 14/02/18

“Credetemi, ho celebrato migliaia di confessioni”

Il sacerdote francescano Josep Maria Massana vive nel convento del santuario di Sant’Antonio da Padova di Barcellona (Spagna), e in passato ha lavorato per molti anni nelle missioni francescane africane – in Burundi, Malawi e Kenya.

In Africa, o almeno nei Paesi in cui ha operato, la gente si confessava più spesso, perché “l’africano è semplice nei suoi ragionamenti”.

E nel mondo sviluppato cosa accade? Perché l’uomo si confessa poco?

“In primo luogo, e come primo passo, le persone hanno paura – forse in modo inconsapevole – di guardarsi. La confessione è come uno specchio che mettiamo davanti a noi per vederci come siamo”.

“Il secondo passo”, dice padre Massana, “è che la confessione la facciamo davanti a Dio, ed Egli ci vede come siamo ed effonde tutto il suo amore, la sua tenerezza, la sua misericordia nel sacramento della Penitenza. Il secondo passo è più facile del primo. Dio ti dice: ‘Vieni, vieni come sei, non mi importa, ti voglio bene e ti ho voluto’”.

Secondo il sacerdote c’è anche un altro motivo: “i sacerdoti non sono sempre disponibili, e questo si risolve stabilendo orari chiari e precisi nelle parrocchie per le confessioni”.

Se le persone sapessero quando possono andare a confessarsi, più gente andrebbe a ricevere il sacramento. “Il sacerdote dev’essere disponibile, perché è difficile che i fedeli vadano a chiedere del sacerdote per confessarsi. Per me uno degli aspetti migliori del sacerdozio è confessare. È un apostolato favoloso! È l’apostolato della misericordia!”

“C’è gente che si rifugia nelle confessioni comunitarie”, ha proseguito padre Massana. “Ci sono uomini e donne a cui risulta più facile andare a cerimonie penitenziali in gruppo. Non possiamo disprezzarne il valore – che solo Dio conosce –, perché Dio approfitta di qualsiasi fessura nell’anima dei fedeli per toccare loro il cuore, perché la misericordia di Dio ha risorse infinite”.

“Personalmente credo che lo scambio umano, il piccolo consiglio, una parola di incoraggiamento e di guida che offre il sacerdote nel confessionale aiutino la coscienza dei fedeli”, ha commentato il presbitero.

Tornando alla situazione della fede in Africa, padre Massana ha affermato che gli africani vanno a confessarsi e dicono le cose come sono e via. “Non hanno complessi, vanno al sodo. Credetemi, ho celebrato migliaia di confessioni”.

E non solo nella confessione, ma nella pratica dei sacramenti in generale “gli africani sono più semplici. Sono cristiani e basta”, dice padre Massana. Non fanno ragionamenti complessi e contorti. Per questo stanno arrivando da noi i primi missionari dall’Africa e dall’America Latina.

“Io lo paragono alla fame”, ha concluso. “Se dai da mangiare a un affamato mangerà con gusto, ma se dai da mangiare a un inappetente (che è il nostro caso) sarà molto più difficile. Lo stesso accade con le cose di Dio”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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