Il commento al Vangelo di don Luigi Maria EpicocoIn quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo.
Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!».
E quelli dicevano fra loro: «Non abbiamo pane».
Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?
Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate,
quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici».
«E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette».
E disse loro: «Non capite ancora?» (Marco 8,14-21)
Oggi lo sguardo del vangelo è puntato su un solo pane in una barca colma di discepoli. C’è anche Gesù ma l’impressione è che non ci si capisca al volo. Infatti i discepoli sono presi in maniera ipnotica dall’unico pane presente sulla barca. Gesù parla, ma la chiave di lettura di ciò che dice sembra essere quell’unico pane certamente troppo poco per tutti: “Egli li ammoniva dicendo: «Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!» Ed essi si dicevano gli uni agli altri: «È perché non abbiamo pane»”. Ma Gesù non stava facendo ragionamenti sulla penuria di pane. Non cerca responsabili. Non vuole farsi dire che fosse in quel giorno il responsabile della spesa non fatta. La sua preoccupazione è su un altro lievito la cui pasta sono i discepoli. Il lievito è ciò che fa fermentare la pasta. Ognuno di noi ha qualcosa che gli fermenta la vita, che le dà spessore, che la trasforma in qualcosa piena di gusto. Ma non tutti i lieviti sono buoni. A volte ci sono cose che fermentano la nostra vita ma che non le danno uno spessore di gioia ma di insoddisfazione. La trasformano in rabbia e rancore, e non in pienezza e dono. La raccomandazione che sta facendo Gesù ai suoi discepoli è quella di sapersi tenere lontani da quel lievito che non fermenta la vita nella maniera giusta. Ma i discepoli sono preoccupati per quello che dovranno mangiare: “Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché state a discutere del non aver pane? Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate?”. È un rimprovero che giunge a ciascuno di noi. Siamo preoccupati più del pane che del senso della vita. È questo che molto spesso ci rende “sazi e disperati”. Eppure ai discepoli sarebbe semplicemente bastato ricordare che cosa poco tempo prima aveva compiuto nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. Essi soffrono di amnesie fatali. Esattamente come noi che quando ci troviamo davanti a una prova quasi mai ricordiamo che in passato era misteriosamente stato Lui ad aiutarci. Perché non dovrebbe farlo anche ora? #dalvangelodioggi
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