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La parabola dell’illuminatorio. Cosa accade al momento della morte

SANTI TESCHIO MORTE

Jeffrey Bruno

Père René-Luc - Agnès Pinard Legry - pubblicato il 13/02/18

Racconti allegorici, le parabole si dimostrano essere potenti mezzi per annunciare la Parola. Fondatore con mons. Carré di CapMissio, la scuola di Missione di Montpellier, padre René-Luc ha deciso di utilizzare questo mezzo per evangelizzare.

Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza, quanto a quelli che si sono addormentati nella morte; voi non dovete essere abbattuti come gli altri, come quelli che non hanno speranza. Gesù – noi lo crediamo – è morto e risuscitato; allo stesso modo – lo crediamo – quelli che si sono addormentati Dio, per mezzo di Gesù, li condurrà con Sé. […]. Così saremo per sempre col Signore.

Citando la prima lettera di san Paolo ai Tessalonicesi, padre René-Lui s’interessa in questo video a una delle questioni che non cessa di porsi all’umanità: che cosa c’è dopo la morte?

Il purgatorio, una “pedagogia divina”

«La nostra anima è immortale, ma il nostro corpo è mortale. La difficoltà sta nell’accettare questa realtà, eppure si tratta di un atto di umiltà» – ricorda il sacerdote. A immagine di Cristo, che ha aperto le porte della morte ed è risuscitato, la nostra anima lascerà il nostro corpo e il nostro corpo risusciterà alla fine dei tempi. «Ma dove sono, esattamente, tra la mia morte e la risurrezione della mia carne, la risurrezione finale?» – chiede padre René-Luc.

La Chiesa cattolica spiega che ci sono tre possibilità.

Se la mia anima è interamente riempita della luce di Dio, come quelle dei santi e delle sante, anche se il corpo viene sotterrato l’anima va in cielo, in paradiso,

indica il parroco. Altri, certamente la maggior parte delle persone, non vanno direttamente in paradiso. Passano prima per… il purgatorio.

Gli ortodossi parlano di “illuminatorio”, vale a dire un posto ombroso nel quale ci si ritrova perché non si può passare direttamente alla luce. È per quelli che amano il Signore, ma che non possono andare subito nella Sua luce perché ne sarebbero accecati. È la pedagogia divina: il Signore apre progressivamente la porta fino a che non ci abituiamo alla Sua luce,

sottolinea ancora padre René-Luc. Infine resta l’Inferno. Se questo luogo non esistesse, semplicemente non esisterebbe la libertà. «L’inferno è dire “no” a Dio», spiega con semplicità il co-fondatore d i CapMissio.

Tocca a noi, quaggiù, il vivere nella Sua luce – invita padre René-Luc –. Stabiliamo il proposito di seguire Gesù perché al momento di incontrarlo non ne restiamo abbacinati ma possiamo riflettere raggianti il suo amore.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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