La devozione a Maria è testamento di Cristo in croce, non semplice galateo spirituale. Fa parte dell’identità e della vita del vero credente e dice della sua reale appartenenza alla Chiesa
Fin da ragazzo ho avuto una spontanea devozione alla Madonna che mi ha accompagnato nel fondo del cuore anche nei momenti di allontanamento dalla fede cristiana. Mi ha colpito il tono profondo e affettuoso di Papa Francesco in un’omelia di fine gennaio nella Basilica di Santa Maria Maggiore. La devozione alla Madonna, ha affermato il Papa, “non è un optional, una cosa opzionale, è il testamento di Cristo”. Una devozione quindi che si radica nelle parole di Gesù dalla Croce.
“E noi abbiamo bisogno di lei come un viandante del ristoro, come un bimbo di essere portato in braccio. È un grande pericolo per la fede vivere senza Madre, senza protezione, lasciandoci trasportare dalla vita come le foglie dal vento. Il Signore lo sa e ci raccomanda di accogliere la Madre. Non è galateo spirituale, è un’esigenza di vita. Amarla non è poesia, è saper vivere. Perché senza Madre non possiamo essere figli. E noi, prima di tutto, siamo figli, figli amati, che hanno Dio per Padre e la Madonna per Madre”.
L’invito perentorio di Gesù ad essere come bambini (Mc 10,14) m’induce a cercare il padre e la madre, come fanno i piccoli, e il Papa ribadisce che per me cristiano Dio è Padre e Maria è Madre.
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“Non si può stare neutrali o distaccati dalla Madre – ha continuato Francesco – altrimenti perdiamo la nostra identità di figli e la nostra identità di popolo, e viviamo un cristianesimo fatto di idee, di programmi, senza affidamento, senza tenerezza, senza cuore. Ma senza cuore non c’è amore e la fede rischia di diventare una bella favola di altri tempi.”
La mia devozione a Maria quindi è vitale non solo per la mia vita interiore ma ha un riflesso anche ecclesiale, sociale e culturale.