Erano i giorni prima delle Ceneri del 1895, in Bretagna. Nel Carmelo di Lisieux le monache espiavano gli eccessi del carnevale circostante con le Quarant’Ore. La giovane Martin maturava frattanto la consapevolezza di star morendo. E davanti al Santissimo effuse il proprio cuore.
Benché la cosa non sia (più) una novità assoluta, sono ancora in molti a non sospettare neppure che “la piccola Thérèse” componesse poesie. Il dottore della Chiesa di Lisieux è giustamente noto in tutto il mondo per la Storia di un’anima, eppure la giovanissima carmelitana fu anche pittrice, poetessa, musicista e perfino drammaturga. Sono molte le sue pagine ancora inedite in altra lingua che il francese, ma di tanto in tanto qualcuno si prende la briga di divulgare alcune delle sue perle. Ad esempio ci è capitato di trovare in rete questo video, che compone alcuni versi di una (non conosciutissima) lirica di Thérèse su una musica di Pierre-Étienne Albert (l’arrangiamento è di Gérard Croissant, in religione fratel Ephraïm).
In realtà, spesso Thérèse componeva testi pensati per essere cantati su melodie note e comuni nelle liturgie del suo contesto. Più o meno come se oggi qualcuno scrivesse un testo sulla musica de Il pane del cammino oppure di Symbolum 77. Per questo specifico testo, tuttavia, la piccola di casa Martin compose anche una melodia dedicata. Il manoscritto reca la data del 26 febbraio 1895, dunque la lirica fu stesa quando mancavano due anni e mezzo alla morte della santa.
Prima di proporre una mia traduzione italiana del testo integrale (che consta di 15 stanze), riporto le intense suggestioni dei curatori delle Œuvres complètes relativamente a Vivre d’Amour.
Non si può evitare di restare colpiti dall’accento di gravità nel fervore di questo poema d’amore – ricco, profondo e vasto. Una vera “dichiarazione” che passa in rassegna l’intera portata di questo amore, come si passano in rassegna tutte le conseguenze di un atto prima di prendere una decisione grave. «Vivere d’amore-morire d’amore» […], ecco il cuore di questa grande meditazione scritta nel momento in cui Thérèse matura la certezza della sua morte ormai prossima e comincia a scrivere la propria autobiografia, punto di vista privilegiato sul passato, sul presente e sull’avvenire. Che spontaneamente ella scriva una simile poesia è molto significativo.
Thérèse parla “senza parabole”, almeno in una decina di strofe su quindici. Non che non figurino immagini simboliche, ma sono più rare che altrove. Le idee, le intuizioni prevalgono talvolta sulla poesia, o almeno il pensiero teologico è così forte che s’incarna più a fatica in una forma poetica; allora Thérèse la “forza” o la tralascia.
Vivre d’Amour è stata scritta tutta di getto durante i lunghi momenti di adorazione del Santissimo Sacramento, esposto per i tre giorni delle Quaranta Ore (domenica, lunedì, martedì prima delle Ceneri), che riparano gli eccessi del carnevale prima dell’ingresso nella Quaresima.
Due a due, le suore si succedono di ora in ora davanti all’ostensorio. Solo il santuario della cappella è illuminato, il coro delle carmelitane resta nella penombra. È praticamente impossibile leggere. È in questo clima di fervorosa intimità che dall’anima di Thérèse sgorga il canto Vivre d’Amour: fiume di pace immensa, tranquilla, che ad ogni strofa cresce come un affluente il cui corso non si turba.
AA.VV. (edd.), Thérèse de Lisieux, Œuvres complètes, Paris 1992, 1364 [traduzione dal francese a cura di chi scrive]
E dopo una tanto alta ed essenziale introduzione, passiamo senz’altro alla versione italiana del testo:
Alla sera d’Amore, parlando senza parabole
Gesù diceva: «Se qualcuno vuole amarmi
per tutta la sua vita, osservi la mia Parola,
mio Padre e io verremo a visitarlo.
E del suo cuore facendo la nostra dimora
venendo a lui, noi l’ameremo sempre.
Colmato di pace, vogliamo che egli dimori
nel nostro Amore».
Vivere d’Amore è tenere in custodia Te Stesso,
Verbo increato, Parola del mio Dio.
Ah, tu lo sai, Gesù divino, che ti amo.
Lo Spirito d’Amore m’arroventa col suo fuoco.
È amandoti che attiro il Padre,
il mio debole cuore Lo trattiene incessantemente.
O Trinità! Siete prigioniera
del mio Amore.
Vivere d’Amore è vivere della tua vita,
re glorioso, delizia degli eletti.
Tu vivi per me, nascosto in un’ostia,
E io voglio nascondermi per te, Gesù.
Gli amanti hanno bisogno di solitudine,
un cuore a cuore che dura notte e giorno.
Il tuo solo sguardo fa la mia felicità.
Io vivo d’Amore.
Vivere d’Amore non accade su questa terra,
non è piantare la tenda in cima al monte Tabor.
È invece salire il Calvario con Gesù,
e guardare la Croce come un tesoro.
In Cielo devo vivere di godimento,
e allora la prova sarà scomparsa per sempre.
Ma mentre siamo in questo esilio voglio soffrendo
vivere d’Amore.
Vivere d’Amore è dare senza misura
senza reclamare un salario quaggiù,
Ah, io dono senza calcoli, perché sono certissima
che quando si ama non si fanno i conti.
Al Cuore Divino, che trabocca tenerezza,
ho dato ogni cosa… e corro leggera.
Non ho più altro se non quest’unica ricchezza:
vivere d’Amore.
Vivere d’Amore è bandire ogni paura,
ogni ricordo delle colpe del passato.
Dei miei peccati non vedo traccia alcuna,
in un istante l’amore ha bruciato tutto…
Fiamma divina, o dolcissima Fornace!
Nel tuo braciere fisso la mia dimora:
è nei tuoi fuochi che mi distendo e canto:
«Io vivo d’Amore».
Vivere d’amore è custodire in sé stessi
un grande tesoro come in un vaso mortale.
Mio dolce Amato, la mia debolezza è estrema,
ah, sono ben lungi dall’essere un angelo del cielo!
Ma pure se cado a ogni ora che passa
nel rialzarmi tu vieni in mio soccorso.
In ogni istante mi doni la tua grazia.
Io vivo d’Amore.
Vivere d’Amore è navigare senza sosta
seminando la pace, la gioia in tutti i cuori.
Amata Guida, la Carità mi incalza
perché ti vedo nelle anime mie sorelle.
La Carità, ecco la mia sola stella:
alla sua luce vogo senza sosta.
Ho il mio motto scritto sulla vela:
«Vivere d’Amore».
Vivere d’Amore, quando Gesù sonnecchia,
è stare quieti sui flutti tempestosi.
Oh, non temere, Signore, che venga a svegliarti:
attendo in pace il litorale dei Cieli.
Presto la Fede squarcerà il suo velo,
la mia Speranza è di vederti un giorno:
la Carità soffia e sospinge la mia vela.
Io vivo d’Amore.
Vivere d’Amore è – mio divino Maestro –
supplicarti di seminare i tuoi Fuochi
nell’anima santa e consacrata del tuo Sacerdote:
che sia più puro di un serafino in Cielo.
Ah, glorifica la tua Chiesa immortale.
Ai miei sospiri, Gesù, non essere sordo:
io, figlia sua, m’immolo per lei.
Io vivo d’Amore.
Vivere d’Amore è asciugare il tuo Volto,
è ottenere il perdono dei peccatori,
o Dio d’Amore! Che tornino nella tua grazia
e possano benedire per sempre il tuo Nome.
La bestemmia rimbomba fino al mio cuore;
per cancellarla, voglio cantare sempre:
«Il tuo Nome santo, io lo adoro e lo amo.
Io vivo d’Amore».
Vivere d’Amore è imitare Maria,
che irrora di lacrime, di profumi preziosi
i tuoi piedi divini; che li bacia rapita
e li asciuga con i suoi lunghi capelli…
E poi alzandosi rompe la bottiglietta
per imbalsamare in ultimo il tuo dolce viso.
Quanto a me, il balsamo che ti spalmo sul Volto
è il mio Amore.
«Vivere d’Amore, che strana follia!»
mi dice il mondo. «Finitela di cantare!
non sciupate i vostri profumi, la vostra vita!
Sappiate impiegarli in modo utile!»
Amarti, Gesù… che perdita feconda!
Tutti i miei profumi sono irrevocabilmente tuoi.
Voglio cantare, mentre esco da questo mondo:
«Io muoio d’Amore».
Morire d’Amore è un martirio dolce assai,
ed è quello che vorrei patire.
Accordate, o Cherubi, la vostra lira,
perché – me lo sento – il mio esilio sta per finire.
Fiamma d’Amore, consumami senza sosta;
vita fugace, il tuo fardello mi pesa tanto.
Divino Gesù, realizza il mio sogno:
Morire d’Amore.
Morire d’amore, ecco la mia speranza:
quando vedrò disintegrarsi le mie catene
il mio Dio sarà la mia Grande Ricompensa.
Non voglio possedere altri beni.
Dal suo Amore voglio essere arroventata,
voglio vederLo, unirmi a Lui sempre.
Ecco il mio Cielo, ecco il mio destino.
Vivere d’Amore.
AA.VV. (edd.), Thérèse de Lisieux, Œuvres complètes, 667-670 [traduzione dal francese a cura di chi scrive]