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Quando Bauman disse a Papa Francesco: «Sei la luce in fondo al tunnel»

BAUMAN-POPE

M._Oliva_Soto- / Mazur-catholicnews.org.uk-(CC BY-NC-SA 2.0)

Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 09/02/18

Una raccolta di saggi del sociologo di origini ebreo polacche a cura della Comunità di Sant'Egidio racconta di questo incontro nel 2016

Il grande sociologo Zygmunt Bauman ci ha lasciato ormai da poco più di un anno, ma la sua produzione scientifica è talmente vasta che, almeno in Italia, sicuramente vedremo ancora molte nuove pubblicazioni, di sicuro interesse. Il pensatore critico della “società liquida” accompagna tutti noi in questo passaggio di secolo che appare sempre più oscuro e di difficile decifrazione. Per il pensatore ebreo polacco naturalizzato inglese il pessimismo sulla situazione odierna era giustificato dalle sue ricerche, e proprio per questo le parole pronunciate ad Assisi nel 2016 e rivolte a Papa Francesco «Sei la luce in fondo al tunnel» risuonano come un segno di speranza e come una indicazione, l’ultima, del buon professore.




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A raccontarlo, nella postfazione al volume “La luce in fondo al tunnel. Dialoghi sulla vita e la modernità” di Zygmunt Bauman, a cura di Mario Marazziti e Luca Riccardi, in uscita per San Paolo (una raccolta di testi inediti, di interventi di Bauman a varie conferenze e convegni, e come “chicca” l’intervista al sociologo da parte dello stesso Mario Marazziti, giornalista, già deputato, e portavoce della Comunità di Sant’Egidio), Andrea Riccardi che racconta dell’incontro tra Bauman e Papa Francesco durante il trentennale della Giornata del dialogo interreligioso di Assisi. Su Avvenireuno stralcio di questa postfazione.




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venuto a celebrare il trentesimo di Assisi, insieme alla sua compagna, Aleksandra Kania, sociologa polacca e già sua allieva. La storia di Bauman e di Aleksandra, dopo una lunga conoscenza degli anni Cinquanta, è divenuta un “amore” a più di ottant’anni per entrambi. La Kania – pur essendo figlia del leader comunista polacco Boleslaw Bierut – è cattolica. Proprio il 20 settembre 2016, ad Assisi, è avvenuto l’incontro fra Bauman e papa Bergoglio, nell’antico convento francescano, il cosiddetto Sacro Convento, inaugurato nel XIII secolo dopo la beatificazione di San Francesco, a lato della basilica dove sono conservate le spoglie del santo. Il papa, che aveva mangiato al refettorio del convento con i leader religiosi e le varie personalità, incontrò personalmente alcuni di essi, tra cui il patriarca Bartolomeo. Tra le personalità che ebbero un colloquio personale con Bergoglio c’erano anche Bauman e Aleksandra Kania […]. Il colloquio personale tra Bauman e il papa, ad Assisi, è stato perciò molto intenso, come hanno anche testimoniato Aleksandra Kania e altri presenti. Il sociologo ha detto a Francesco la sua simpatia e prossimità per quanto andava dicendo e facendo nel mondo con la sua consueta maniera asciutta e concreta. Non era una novità assoluta, perché aveva già espresso un simile apprezzamento in pubblico, per esempio due giorni prima in una conferenza al meeting di dialogo interreligioso ad Assisi. Il professore non ha nascosto il suo “pessimismo” sulla situazione e l’evoluzione del mondo contemporaneo.



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Durante l’incontro, a conclusione del colloquio con Papa Francesco, Bauman ha aggiunto:

«Ho lavorato tutta la vita per rendere l’umanità un posto più ospitale. Sono arrivato a 91 anni e ne ho viste di false partenze, fino a diventare pessimista. Grazie, perché lei è per me la luce alla fine del tunnel». Il papa è rimasto molto sorpreso. Gli ha risposto così: «nessuno mai mi ha detto che ero in fondo a un tunnel». E Bauman ha concluso: «Sì, ma come una luce». Il papa è stato colpito dalla lucidità del suo interlocutore, come ha confessato ai suoi collaboratori. Un incontro intenso tra due personalità molto diverse che, però, hanno un forte punto di convergenza. Per Bauman, spiccio e accademico, non aduso ai complimenti, era chiara la volontà di esplicitare una simile convergenza. Il messaggio di Francesco era una “luce” alla fine del “tunnel” della “globalizzazione negativa”, che ha caratterizzato i primi due decenni del XXI secolo. Il suo “pessimismo” si esprimeva in una critica severa alla globalizzazione, caratterizzata da una serie di paure susseguentesi, come verso il millennium bug, la mucca pazza, il terrorismo e via dicendo. La collana di questi eventi è tra le cause principali dell’“incertezza” del cittadino globale e, soprattutto, del suo ripiegamento su se stesso e sul presente, che lo spinge a non guardare con speranza al futuro, anzi a innalzare “muri” contro l’altro.



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Riccardi ricorda poi come nel corso del 2017, quando il Papa andò in visita alla Terza Università di Roma, durante un lungo discorso a braccio, con molti spunti critici sull’attuale società globale egli abbia citato esplicitamente Bauman.

In quel discorso ha parlato in termini positivi della prospettiva di una «globalizzazione poliedrica, in cui ogni cultura conserva la sua identità», riprendendo le tematiche della “società liquida” di Zygmunt Bauman e citandolo. E poi, a partire da questo, ha mosso una critica dura all’economia liquida soprattutto a causa della disoccupazione giovanile. Come si spiega il mutuo interesse tra il sociologo polacco ex comunista e il papa argentino e gesuita? Bauman era troppo lucido, nonostante l’età, per lasciarsi andare ad affermazioni sentimentali. Egli aveva identificato un punto di convergenza con il papa, su cui successivamente questi ha continuato a riflettere e lavorare. Qui sta la “luce in fondo al tunnel”, che Bergoglio viene a rappresentare.
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