Era stata fatta arrivare con discrezione a Papa Benedetto la richiesta di notizie su di lui e la sua salute dal Corriere della Sera, il giornalista Massimo Franco ha ricevuto ieri un biglietto firmato del Papa emerito che con dolcezza ringraziava per la premura verso la sua persona e con delicatezza spiegava la sua serena condizione di uomo che attende il ritorno “a Casa” come dice lui stesso. Parole che commuovono, che sono forti della forza della Verità, e quindi possono permettersi di essere molto tranquille e serene.
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Quella firma a mano
Benedetto «c’è», aleggia senza volerlo. Anzi, forse è radicato nella memoria dell’opinione pubblica proprio perché ha cercato di dissolversi in un limbo esistenziale per lasciare l’intera scena al successore: quel cardinale Jorge Mario Bergoglio «che ha la calligrafia più piccola della mia», ha notato una volta Joseph Ratzinger. Ma la sua, a penna, in calce alla lettera, ormai è minuscola: quasi si rimpicciolisse insieme alle sue energie fisiche, evidenziando la difficoltà perfino a scrivere. Raccontano che in privato lo dica con una punta di tristezza: non riesce più a dedicare abbastanza tempo per costruire quei testi di grande finezza teologica che hanno tracciato per anni il percorso della Chiesa cattolica. Eppure accetta la propria fragilità. Nelle sue parole, che sono un ringraziamento e al tempo stesso quasi un commiato, se ne coglie più di un accenno.
Cinque anni dopo
Quel riferimento al «lento scemare delle forze fisiche», la confessione di essere «interiormente in pellegrinaggio verso Casa», con la c maiuscola, e il «grazie» ai «tanti lettori» del Corriere che continuano a chiedere di lui: sono poche parole misurate, che però trasmettono una grande profondità. Forse, nell’ammirazione e in una punta di nostalgia per Benedetto XVI che qui e là si avverte in alcuni settori del mondo cattolico, si indovina il trauma non del tutto digerito delle sue dimissioni, l’11 febbraio del 2013: una svolta epocale. Ma c’è anche il riconoscimento di una condotta esemplare tra lui e papa Francesco in questi cinque anni. Una convivenza non regolata da nessuna legge; affidata soltanto al carattere di questi due personaggi così diversi, nonostante una sottolineatura, a tratti un po’ d’ufficio, della continuità tra i loro pontificati (Corriere della Sera, 7 febbraio).